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Corriere Della Sera

Alluvione in Toscana: 1.500 aziende in Toscana … Banchi di muggini e anguille della laguna di Orbetello finiti in mare, centinaia di ettari coltivati a pomodoro di Albinia affogati nel fango dell’Albegna, dell’Orcia, dell’Osa e dell’Elsa, tutti esondati e diventati una sola travolgente onda sulle terre bonificate della Maremma che sono tornate ad essere la palude di un tempo. E così, dopo le vittime e gli sfollati e mentre prosegue incessante la corsa a liberare le abitazioni dalla melma e a recuperare le decine di barche alla deriva, con la prima giornata di sole arriva anche il pesantissimo conto economico dei centri più colpiti dall’alluvione dei giorni scorsi. “Siamo al collasso e rischiamo di perdere i nostri prodotti tipici - allarga le braccia l’assessore al Bilancio di Orbetello, Luca Aldi -. Per non parlare delle serre spazzate via dall’acqua e del bestiame decimato fra Albinia e Fonteblanda., il pesce, i pomodori, le conserve, i meloni capitol: sembra tutto finito”. E anche la brutta sensazione di Angelo Ama- doti, il consigliere con la delega all’Agricoltura che lavorando per una cooperativa del settore è rimasto lui stesso senza Occupazione: “Già, le coltivazioni dell’area sono azzerate per quest’anno e anche per il prossimo. Sui campi ci sono trenta centimetri di limo, la rete idraulica è saltata. Parliamo di 650 mila quintali di pomodori distribuiti in mezzo mondo, di 50 mila quintali di grano duro, di 15-20 mila quintali di cipolle e di 50-60 quintali di fragole”. Preoccupa il grave danno all’itticoltura. E successo infatti che per salvare la cittadina maremmana dall’acqua, l’amministrazione ha dovuto aprire le bocche di mare della grande laguna, uno specchio d’acqua di 27 chilometri quadrati popolato da pesce pregiato e in parte protetto dal Wwf. E con le acque in eccesso sono stati riversati in mare anche muggini, anguille, spigole e orate. Un duro colpo per prodotti e piatti famosi nel mondo come la bottarga e l’anguilla sfumata.
Nel frattempo sull’alluvione la Procura. di Grosseto ha aperto un’inchiesta e il presidente della Provincia, Leonardo Marras, ha sfornato qualche numero: 1.500 le aziende agricole danneggiate, qualche centinaio quelle commerciali e artigianali, 500 nuovi cassintegrati. Pesanti danni hanno subito stabilimenti come quello maremmano della Conserve Italia, il più grosso gruppo conserviero nazionale, e anche piccoli gioielli come l’Antica Fattoria Parrina, con le sue produzioni vinicole e agricole di alta qualità, dall’olio ai vini, Sangiovese, Trebbiano, Vermentino. Così, l’economia della Maremma. Ma inondazioni, frane e smottamenti hanno piegato molte aziende della Vai d’Orcia, nel Senese, e più duramente quelle aretine della Val di Chiana fino a Orvieto, in Umbria, dove le perdite dell’ortofrutta oscillano tra il 60% e il 70%. Anche il Viterbese e la provincia di Massa lamentano centinaia di imprese in difficoltà, mentre più a Nord, a soffrire è invece il Veneto, devastato in molte aree di campagna. Un bilancio “agricolo” globale l’ha tentato la Coldiretti: 100 milioni di euro. Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, oggi andrà a bussare alle porte dei ministeri romani, dopo aver cercato di valutare le ripercussioni su tutte le attività economiche: “Io dico che siamo oltre i 300 milioni per la mia Regione. Chiederò anche stanziamenti in opere di prevenzione per 50 milioni all’anno, per dieci anni”. Il suo collega veneto, Luca Zaia, non osa ancora una stima ma sa quanto chiedere per la messa in sicurezza del territorio: “Due miliardi, è da 5 anni che da noi non si fa un’opera idraulica”. Lui pensa alle acque alte eccezionali di Venezia, agli allagamenti di Vicenza, alle frane di Belluno. Rossi, che ha dovuto annotare anche gli ingenti danni all’antica strada etrusca, la Via Cava, e alla necropoli di Sovana, ha una ferita più sanguinante delle altre: “La Maremma, è stato un colpo ferale”.

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