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Corriere Della Sera

Il dandy del vino in Cina. La sfilata delle 23 cantine ... Uno zaino da ragazzino, la barba più bianca che nera, tatuaggi, sandali e tre donne che lo accompagnano e si occupano della sua vita materiale, di conti, bilanci, viaggi. Gelasio Gaetani d’Aragona è il dandy del vino italiano. Con un gusto per l’avventura che lo ha portato a inseguire sogni enoici in Patagonia o in Eritrea. A 58 anni ricomincia da zero, puntando tutto sulla Cina. Dopo un percorso di consulente internazionale (anche per le cantine di Sharon Stone e George Clooney), ha fondato una società. Si chiama Ex Vinis, come la rivista di Luigi Veronelli. Raggruppa 23 aziende. “Sono cantine - spiega il conte - che non hanno la forza di sbarcare da sole sui nuovi mercati, soprattutto ad Oriente. Ma lo potranno fare tutte assieme, grazie ad Ex Vinis”. Le aziende sono: al Nord, Castello di Spessa, Perla del Garda, Castello di Gabiano, Cascina Pastori, Dosio, La Scolca, Prima Terra; al Centro, Monte delle Vigne, Baroni di Serradileo, Tenuta Il Moro di San Giovanni, Caia Rossa, Villa Pinciana, Argiano, Castello delle Regine, Contado Veniglio; al Sud, Marisa Cuomo, Cantine di Marzo, Cardone, Soloperto, Paternoster, Principi Alliata di Villafranca, Tenuta Tascante. E Abraxas del senatore Calogero Mannino, a dicembre colpita da un attentato a Pantelleria. Alto e attento agli abiti da gentleman agreste tanto che il Financial Times gli ha dedicato la copertina del suo magazine sul lusso How to spend (“porto i vecchi abiti di mio padre e dei miei fratelli, tutti purtroppo mancati”), Gaetani “è un filosofo attivista che assomiglia a Mosè”: così scrive l’inglese Hugh Johnson, wine writer tra i più famosi al mondo, autore del “Pocket Wine Book”, venduto in milioni di copie, e fiero oppositore dei punteggi del vino, chiave del successo dell’americano Robert Parker, che lui chiama il “dittatore del gusto di Baltimora”. Argomenta Johnson: “Gelasio dice (e sono fermamente d’accordo) che un vino non è fatto per competere contro altri vini, ma per goderne con gli amici, accostandolo al cibo. Gelasio è nato in una vigna e conosce appassionati viticoltori di tutto il mondo. E ora ha trovato una strada per aiutare i vignaioli italiani”. Il testo di Johnson è parte delle iniziative di Ex Vinis. É l’introduzione di un libro edito da Gribaudo con la storia delle 23 aziende. I vignaioli saranno ritratti violoncellista Enrico Melozzi selezionerà musiche da abbinare ai vini, ascoltabili dai lettori scaricando un codice digitale. Ci sono poi un sito Internet (exvinis.com) e una mostra di manoscritti cinquecenteschi rivisti dall’artista Piero Pizzi Cannella e dedicati alle cantine. Nipote dell’esploratore Raimondo Franchetti, vissuto otto anni negli Stati Uniti, due anni in Inghilterra, uno in Asia, produttore di Brunello di Montalcino quando era sposato con Noemi Marone Cinzano, Gelasio sembra più un eccentrico aristocratico che un uomo d’affari internazionale. Ma dietro l’immagine di mondano “cacciatore di donne” (definizione fatta stampare sul suo biglietto da visita dalla figlia Iacobella) c’è un tessitore di rapporti che riesce a sfruttare un albero genealogico in cui compaiono due papi per esplorare nuovi mercati e conquistare consulenze inarrivabili per altri: ha promosso e curato le vigne di Michel Douglas e di Valentino nel castello a Versailles e persino aggiornato la cantina dell’allora francese Gerard Depardieu. È appena tornato da New York, dove ha chiuso un importante contratto per vendere più facilmente le bottiglie delle 23 cantine. Ma la vera sfida è la Cina. “Stiamo per firmare con alcuni importatori cinesi - racconta -. Per evitare gli importatori improvvisati che ti chiedono un container di casse e poi non sai dove vanno a finire, chiediamo una garanzia di acquisto di 5 anni”. Per l’Italia che deve superare decenni di intraprendenza dei francesi ad Oriente, la Cina del 2013 sembra sempre più interessante. Al punto che anche Spirito di vino, il bimestrale milanese del settore, ha aperto una redazione ad Hong Kong. E fra poco verrà lanciata una catena di enoteche di bottiglie italiane, in aeroporti cinesi ma anche coreani. “Stiamo lavorando a fianco di alcuni marchi di moda - annuncia Gaetani -. Loro sono i veri professionisti del made in Italy in Cina. Quando aprirà, da Milano a Shangai, il negozio-galleria di Corso Como io, ci sarà anche la presentazione di Ex Vinis”. Per ora il 70% del vino importato dalla Cina è francese. “Ma 8 o 9 bottiglie su io di fascia alta come Chateau Latour sono contraffatte. Ci sono 400 milioni di potenziali clienti, per noi italiani lo spazio è spropositato”, prevede il dandy del vino che sembra Mosè.

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