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Corriere Della Sera

Raccolta di firme per un’agricoltura pulita ... Dal Wwf al Fai, appello di 277 associazioni al Parlamento Ue pronto a votare la riforma ... Il 92% dei fiumi e dei laghi di tutta Europa è inquinato per l’uso eccessivo di concimi e pesticidi usati da un’agricoltura che intanto perde pezzi e forza: in Italia le aziende sono calate in dieci anni del 32,2% e il loro reddito del 25,3%, mentre nell’ultimo decennio in Europa si sono persi complessivamente 3,7 milioni di posti di lavoro. Bastano questi dati a capire il senso dell’appello che 277 associazioni e organizzazioni europee (tra cui molte associazioni ambientaliste italiane, dal Fai al Wwf, a Legambiente) rivolgono a tutti gli europarlamentari in vista della seduta plenaria del Parlamento europeo del prossimo 12 marzo. Un
appuntamento importante, in cui l’assemblea dovrà dare in seduta plenaria il voto finale sulla riforma della politica agricola comune (Pac). Tanto fondamentale per il futuro di tutti noi che anche i cittadini europei vengono invitati a firmare una petizione online (http://it.farmingfornature.eu)
“per far sentire la loro voce per sostenere un’autentica riforma verde della Pac che renda l’agricoltura europea più pulita, sostenibile, sana e giusta”. Perché la crisi generalizzata della biodiversità e il consumo di suolo agricolo negli ultimi sessant’anni (un milione e mezzo di ettari dei terreni più fertili in Italia) non sono solo un problema di carattere ambientale: “Il contributo della Pac non può essere uguale per tutti in una situazione di taglio delle risorse - spiega Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del Fai -. Altrimenti ci andrà di mezzo l’agricoltura biologica che difende il territorio e frena il dissesto idrogeologico”. “E poi c’è il problema della sicurezza alimentare - sottolinea Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia -. L’utilizzo massivo di componenti chimici produce cibi di minore qualità, se non addirittura contaminati”. Ma qual è il punto critico della Pac che sarà discussa tra qualche giorno? “E il primo pilastro, quello che assorbe il 75% delle risorse - spiega Alessandro Triantafillydis, presidente dell’Associazione agricoltura biologica italiana -. La proposta iniziale stabiliva che il 7% della superficie agricola aziendale venisse destinata ad aree eco-funzionali, che ci fosse la diversificazione delle colture, e che fossero mantenuti prati e pascoli permanenti. Ma le lobby hanno svuotato di fatto questi punti chiave. Speriamo - conclude Triantafillydis - che almeno il secondo pilastro, quello sullo sviluppo rurale, venga ampliato: adesso prende solo il 25% delle risorse”.

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