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Corriere Della Sera

Philip, il toscano visionario che portò il vino in America ... Era, come adesso, una questione di tasse, vino e felicità. Il fiorentino Philip Mazzei incarnava la definizione di viticoltore data da Hugh Johnson: “Agricoltore e artista, lavoratore e sognatore, edonista e masochista, alchimista e contabile”. Alla fine del ’700 portò le viti europee nel Nuovo Mondo, diventò amico e sodale politico di Thomas Jefferson e contribuì alla stesura della Dichiarazione d’indipendenza.
Duecentoquaranta anni dopo gli eredi di Mazzei e quelli di Jefferson si ritrovano in Virginia: il 3 luglio, a Monticello, dove tutto iniziò. Sarà creato un nuovo vigneto, con piante dalle tenute dei Mazzei: Fonterutoli (110 ettari nel Chianti classico, 36 biotipi di Sangiovese) e Belguardo (in Maremma). E sarà presentato un nuovo vino, il Philip: Cabernet Sauvignon chiantigiano e maremmano. “L’eredità di Philip come viticoltore visionario, pensatore liberale e cittadino del mondo - dice il suo discendente, Filippo Mazzei - è racchiusa nel carattere contemporaneo di questo nuovo vino”. “Tutti gli uomini sono ugualmente liberi e indipendenti”, scrive Philip negli anni della lotta politica con Jefferson. E il presidente raccoglie il concetto nella Dichiarazione d’indipendenza: “Tutti gli uomini sono creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. Quando Philip arriva in Virginia nel 1773, ricorda lo scrittore Hugh Johnson nel libro “Il vino” (Orme editori, 741 pagine, 48 euro), chi piantava viti europee andava incontro al disastro, morivano “a causa del clima rigido e degli insetti nocivi sempre pronti a dare il colpo di grazia”. Jefferson ama il vino ed è convinto “che la sua mancanza spinga l’America verso i liquori forti”. Si schiera con una legge che applica una tassa sui liquori ma esenta il vino (con una frase che dovrebbero leggere i favorevoli all’aumento dell’Iva per ora sospeso): “Come moralista ne sono lieto, è un errore considerare le tasse sul vino come tasse sui ricchi. Il vino è l’unico antidoto al flagello del whiskey”. Ma bisognava però produrlo, e non solo importarlo. Philips, con alle spalle una famiglia di mercanti e distillatori attiva in Toscana da secoli, ha un’idea: a Londra, con due padri fondatori degli Stati Uniti, Benjamin Franklin e John Adams, progetta un maxi investimento: una piantagione in Virginia di 1.600 ettari con 10.000 viti da Champagne, Borgogna, Linguadoca, Nizza, Toscana, Napoli e Sicilia, Spagna, Portogallo; e poi olivi, alberi da frutto, gelsi. Non trova i finanziatori e parte egli stesso da Livorno per l’America, “con dieci viticoltori e la benedizione del Granduca di Toscana”. Jefferson lo guida e gli fa conoscere gli uomini più importanti dell’epoca. Anche George Washington, al quale Mazzei scrive, dopo aver piantato viti su 400 acri: “Questo Paese è più adatto di qualunque altro che io conosca per la produzione di vino”. Una gelata stermina il vigneto, Philip non molla, assolda altri viticoltori toscani e fonda la prima Wine company, con Jefferson e Washington come soci. La passione politica prevale poi su quella per il vino, Mazzei diventa agente diplomatico della Virginia, gira il mondo cercando fondi, passando dalla rivoluzione americana a quella francese. Quindi, torna, anziano, a Pisa, dove muore. “È stato il primo immigrato italiano a promuovere relazioni politiche ed economica tra gli Stati Uniti e l’Italia”, dice Filippo Mazzei. Sono diventate 24 le generazioni del vino dei Mazzei. Da Ser Lapo, il primo ad usare nel 1398 la parola Chianti per indicare vino da quella zona, ad oggi. “Ma quello che rappresenta meglio visione e spirito di innovazione è Philip”, racconta il suo discendente. La prima annata del vino dedicato all’antenato è la 2008. Sono state prodotte 2.500 casse. Duemila sono destinate al mercato statunitense dove saranno in vendita dal 4 luglio, l’Indipendence Day. “Un vino complesso, innovativo ed esotico - è la descrizione della famiglia - che si ispira ai valori della vita, della libertà e della felicità”.

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