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Corriere Della Sera

Giovanni e la tavola familiare del Brunello ... Giovanni Neri è un ragazzone di 23 anni, pullover blu, sorriso timido, voce pacata. Ha lo stesso nome del nonno, il fondatore della cantina di Montalcino superpremiata in questi mesi, Casanova di Neri. All’età in cui i suoi coetanei pensano alla tesi di laurea, Giovanni gira tra fiere e degustazioni in tutto il mondo, raccontando in tre lingue i vini creati dal padre Giacomo, al timone da quando è morto il nonno, 23 anni fa. Tra questi vini svetta il Cerretalto, uno dei grandi rossi nella lista di OperaWine, l’evento che aprirà sabato il Vinitaly. I critici di “Wine Spectator” avevano già messo sul podio il Tenuta Nuova, votandolo nel 2006 come il vino migliore al mondo. Da allora si è allungata la lista dei riconoscimenti dai critici non solo statunitensi. L’ultimo è quello che sarà vissuto a Verona con la partecipazione a OperaWine, che seleziona i migliori produttori d’Italia e i loro migliori vini. L’annata di Cerretalto che sarà portata alla manifestazione veronese è quella del 2007. Lontano dagli eventi pubblici, Giovanni Neri junior racconta la storia della cantina di famiglia. L’incontro è in uno dei locali storici della Milano del secolo scorso: si chiamava Le Trottoir, a Brera, musica dal vivo, cocktail, mostre d’arte e nottambuli (esiste ancora ma è stato trasferito alla Darsena). Qui Andrea G. Pinketts ha scritto tutti i suoi libri, fino al 2003, quando si incatenò contro la chiusura, protestando perché senza quell’atmosfera aveva smarrito l’ispirazione. “Come se a Manzoni avessero asfaltato il lago di Como”, disse. Lo sfratto dal palazzetto, diviso in due piani, ha fatto spazio a un altro locale a sua volta sfrattato da via Rovello 18, indirizzo che funziona da insegna anche nella nuova sede. Rovello 18 è una trattoria di qualità con una cantina all’altezza. Qui Giovanni ha portato i suoi vini prima di “Benvenuto Brunello” (l’appuntamento di febbraio a Montalcino per testare l’ultima annata). Attorno a un tavolo una ventina tra critici e amici, davanti le bottiglie di Tenuta Nuova dal 2006 al 2010 (l’ultima annata sul mercato) e il Cerretalto del 2008. Vini longevi, potenti, equilibrati. “Vini che rompono il mito della distinzione tra cultori della tradizione o dell’innovazione. Vini dalle evoluzioni lente pensati per interpretare le diverse terre da cui vengono”, racconta Giovanni. “Abbiamo 63 ettari di vigneti. Tutto è cominciato con il nonno nel 1971 - ricostruisce il rampollo di casa Neri - tre vigne completamente diverse tra loro per esposizione e clima. La prima zona è stata quella a Nordest di Montalcino, accanto ai castagni, profumi più intensi, dove nasce il Brunello con l’etichetta bianca, quella storica, con il Brunello che si affina in botti grandi per quasi 4 anni. Poi Tenuta Nuova, su una collina a Sud vicina a Sant’Angelo in Colle, tra la calda macchia mediterranea che sembra quella dell’isola d’Elba: vini con maggior struttura affinati 30 mesi in botti più piccole e 18 in bottiglia. Poi l’ultimo acquisto, la zona più fredda di Cerretalto, un anfiteatro naturale sul torrente Asso, un luogo esoterico; qui le vigne germogliano dopo, qui si fa il Brunello solo nelle grandi annate. Uve uniche, minerali, vini di grande profondità che maturano per 27 mesi in botti da 300 litri e per 30 mesi in bottiglia”. Il padre si definisce un “modernista nella classicità”. Nel senso, spiega il figlio, che tutta l’attenzione è rivolta a fare vini con personalità, riconoscibili, tre espressioni di Sangiovese ad alto livello. Diversi tra loro perché vengono da terre diverse non per interventi in cantina”. Accanto al Cerretalto di Casanova di Neri ci saranno ad OperaWine altri 8 Brunello di Montalcino: il Montosoli 2008 di Altesino, il Tenuta Greppo 2007 di Biondi Santi, il Poggio al Vento Riserva 2004 di Col d’Orcia, il Vigna Paganelli Riserva 2007 del Poggione, il Vigna Loreto 2009 di Mastrojanni, il Poggio Doria 2007 di Silvio Nardi, il 2006 di Siro Pacenti, il Madonna del Piano Riserva 2005 di Valdicava. Giacomo ha iniziato due anni fa a occuparsi dei vini di casa che vengono esportati quasi al 90 per cento. Ha la stessa indole del padre, più a suo agio tra le vigne che in un locale nel centro di Milano. Come all’ex Trottoir di Brera, dove il Brunello ha preso il posto del jazz.

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