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Corriere Della Sera

Sangiovese, la nuova frontiera di Montecucco ... Due mondi paralleli e distanti: stesso vitigno in scena, Sangiovese. Clima e colori identici, come due cartoline sovrapponibili della campagna toscana. Con una differenza: nel borgo del Brunello si respira aria di successo mondiale. Qui è più facile imbattersi in un cinghiale che in un turista. Montalcino sembra la Regina Elisabetta, Montecucco assomiglia alla sorella Margaret, la “Principessa selvaggia” degli anni 60. E quando ci sono due sorelle, e una è la regina, “solo una incarna tutto ciò che è buono”, ha scritto Gore Vidal.
È domenica mattina, Cinigiano è distesa al sole, soltanto il rombo di un trattore rompe il silenzio. Qui è nata la Doc Montecucco, nel 1998. L’idea è stata di Salustri, patron dell’omonima cantina, da cui escono il Grotte rosse, un Sangiovese che scalpita da giovane e poi prende un ritmo da campione, e il Santa Marta, un altrettanto convincente Sangiovese. L’azienda occupa un borghetto restaurato: 120 ettari di terreno, 22 di vigneto, 25 di olivi, una cantina lineare e linda con 11 botti da 25 a 50 ettolitri, un’altra con il pavimento in pietra del Settecento ancora integro.
“Ero l’assessore all’Agricoltura per una lista civica - racconta Salustri -. Ho provato nel 1994 con una Doc su 3 Comuni: respinto. Stesso risultato due anni dopo, con una zona più vasta. Nel 1998 i politici mi dissero che si poteva fare, ma i confini dovevo farli tracciare a loro. Tra le rivalità dei sindaci, siamo arrivati a 7 Comuni, la Doc più grande alla Maremma”. Comprende, oltre a Cinigiano, Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Civitella Paganico, Roccalbegna, Seggiano, tutti in provincia di Grosseto. Nel 2011 è nata la Docg Montecucco (90% Sangiovese, 60% nella Doc).

Negli ultimi 15 anni le aziende sono quasi quadruplicate, gli ettari di vigneto sono 800 per quasi 2 milioni di bottiglie. Sono arrivati i grandi investitori, come Claudio Tipa e la sorella Maria Iris Bertarelli (la famiglia di Alinghi, la barca di Coppa America), che possiede ColleMassari e Montecucco.

Fino a pochi anni fa questa era una zona quasi inesplorata. Ora anche i critici stranieri hanno scoperto che qui, tra l’Amiata e Monte Antico, il Sangiovese può diventare potente, elegante, longevo. A patto di lavorare con la passione e la creatività di Leonardo.“Ero l’assessore all’Agricoltura per una lista civica – racconta Salustri -. Ho provato nel 1994 con una Doc su 3 Comuni: respinto. Stesso risultato due anni dopo, con una zona più vasta. Nel 1998 i politici mi dissero che si poteva fare, ma i confini dovevo farli tracciare a loro. Tra le rivalità dei sindaci, siamo arrivati a 7 Comuni, la Doc più grande alla Maremma”. Comprende, oltre a Cinigiano, Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Civitella Paganico, Roccalbegna, Seggiano, tutti in provincia di Grosseto. Nel 2011 è nata la Docg Montecucco (90% Sangiovese, 60% nella Doc).

Negli ultimi 15 anni le aziende sono quasi quadruplicate, gli ettari di vigneto sono 800 per quasi 2 milioni di bottiglie. Sono arrivati i grandi investitori, come Claudio Tipa e la sorella Maria Iris Bertarelli (la famiglia di Alinghi, la barca di Coppa America), che possiede ColleMassari e Montecucco.

Fino a pochi anni fa questa era una zona quasi inesplorata. Ora anche i critici stranieri hanno scoperto che qui, tra l’Amiata e Monte Antico, il Sangiovese può diventare potente, elegante, longevo. A patto di lavorare con la passione e la creatività di Leonardo.

“Non ho enologo - si racconta Salustri - sono un assaggiatore di uve. Osservo e mangio, quando penso sia il momento, faccio vendemmiare. Anche se gli altri dicono che sono pazzo, mando i camion frigo tra le vigne, così l’uva viene subito portata a 14 gradi (la metà quella bianca). Il palato mi dice quando il tannino è acerbo e quando, magari dopo una settimana, il Sangiovese sa di cotto. I grappoli finiscono nella cantina fatta su misura per me solo se ci sono io. Lieviti autoctoni, zero solforosa. I miei vini si fanno con il freddo e la pulizia. Il Grotte Rosse nasce da vigne vecchie, da un clone che ho selezionato e che porta il mio nome: dà vini giovani anche dopo 15 anni”. Sei bottiglie su 10 finiscono all’estero. Con questa cura, Salustri non teme le degustazioni alla cieca con gli altri vini d’Italia a base di Sangiovese. “Nelle sfide con il Brunello, se le etichette sono coperte il mio Grotte Rosse finisce quasi sempre nei primi tre”, assicura. Grazie ai suoi vini, a quelli di ColleMassari e dei produttori più piccoli come Luca Begnardi e Simone Toninelli di Amiata, la Doc Montecucco si sta facendo conoscere non solo in Italia. Lo merita: è davvero una “Principessa selvaggia”. Viaggiare nella Toscana del vino senza scoprirla equivale, come disse il critico Cyril Connolly su Londra senza Margaret, “a stare in Paradiso senza vedere Dio”.

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