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Corriere Della Sera

L’alleanza del vino ... Il patto per proteggersi dalle multinazionali. Le 11 famiglie dell’eccellenza mondiale in Toscana ... Il più piccolo si chiama Giulio, ha meno di un anno e
un destino (tra vendemmie e cantine) fissato nel cognome: si chiama Antinori. Il fratello Giovanni Piero di anni ne ha 5. L’età giusta per fare amicizia con Valentina, 3 anni, rampolla dell’aristocrazia spagnola del vino, la famiglia Torres. Seduti a una tavolata con 80 posti, c’erano poche sere fa in Toscana, a Bargino, nella nuova cantina degli Antinori nel Chianti classico, tre generazioni delle famiglie che hanno fatto la storia vinosa d’Europa. Hanno formato una santa alleanza delle vigne con due buoni propositi. il primo è scambiarsi aiuti e idee per uno scudo stellare che le metta al riparo dalle incursioni di investitori e finanzieri: dal capifamiglia ai nipotini, tutti stretti assieme, così da mantenere salda la proprietà delle aziende, trasmessa da generazione a generazione. il secondo è far entrare i più giovani, dai bambini ai ragazzi, nel pianeta cli grandi rossi e bollicine.
L’associazione si chiama Primum familiae vini. Il record, quanto a numero di ari, è italiano: le 26 generazioni di Antinori, dal 1385. Oltre ai padroni di casa (che con un trust familiare hanno reso inespugnabile l’azienda per altri 90 anni), sui poggi toscani sono comparsi, in tenute casual, i francesi di Joseph Drouhin dalla Borgogna, gli Hugel dall’Alsazia, gli eredi della baronessa Philippine Rothschild di Chauteau Mouton Rothschild dal Medoc, la famiglia Perrin dalla Valle del Rodano, poi i De Billy dello champagne Pol Roger. Fianco a fianco con gli spagnoli delle aziende Torres e Vega-Sicilia, i tedeschi della Egon Muller Scharzhof e i portoghesi di Symington. Poi un’altra famiglia di marchesi italiani, gli Incisa della Rocchetta, della Tenuta San Guido, quella del Sassicaia.
il presidente di questo club cambia ogni anno: nel 2015 tocca ad una donna, Messia Antinori (la mamma di Giulio e Giovanni Pietro). “Ci siamo riuniti per tre giorni - racconta - sono arrivati tanti giovani dal 20 ai 30 anni, la metà del gruppone”. Non c’era la baronessa Rothschild, scomparsa pochi mesi fa. Sua la definizione migliore del sodalizio: “Siamo una famiglia per scelta, senza scontri né nevrosi, siamo la terra che rappresentiamo”.
Lo spirito è rimasto intatto. Nei primi anni Novanta i soci del club erano 12 (come gli apostoli, ma in questo caso il dio venerato è Bacco). Tutti sono stati scelti per cooptazione e all’unanimità. Poi il gruppo Constellation, leader mondiale nella produzione di vino, acquistò l’azienda di Robert Mondavi, e la famiglia del pioniere della Napa Valley abbandonò il PFV, avendone perso i requisiti. Gli attuali n discutono se il futuro socio debba essere un rappresentante del nuovo mondo vini- colo o se sia il caso di restare dentro i confini dell’Europa.
Il meeting si tiene ogni anno in Paesi diversi. “Ci si aiuta e ci si fa forza - spiega Alessia Antinori nei momenti difficili. Questi giorni assieme servono a consolidare i nostri valori in modo che le aziende restino alle famiglie. E a far conoscere tra loro i nostri figli”. I rampolli possono trascorrere periodi di lavoro e studio nelle aziende dei soci. Tra una cena di gaia a Bargino e una degustazione nella Tenuta del Tignanello, gli 11 eno-imprenditori hanno discusso di tecniche e commerci. La rete distributiva è talvolta comune, fattore decisivo se si esporta più di metà delle bottiglie. I vini di Mouton Rothschild, ad esempio, arrivano in Cina grazie ai punti d’appoggio di Torres.
L’altra attività è la partecipazione alle aste di beneficenza: in palio cassette con le bottiglie migliori delle n aziende e un passaporto per visitare le cantine con una speciale accoglienza. All’ultima asta, in California, un mese fa, le tre cassette hanno consentito di raccogliere 2,4 milioni di dollari.

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