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Corriere Della Sera

Vino, la degustazione globale in 4 continenti ... “Buongiorno, buon pomeriggio e buona sera”. Comincia così la prima degustazione globale di vino. Due giorni fa i critici di 4 continenti si sono collegati tenendo davanti gli stessi bicchieri con 7 annate de I Sodi di San Niccolò dell’azienda Castellare di Castellina e 6 annate di Baffonero, made in Rocca di Frassinello. Stordimento da fuso orario: nel cuore dell’evento, la base di British Telecom a Settimo Milanese, c’era il clima rilassato del dopo pranzo, negli Stati Uniti quello lento della prima colazione, mentre mentre in India era quasi il momento dell’aperitivo prima di cena. L’idea è stata di Paolo Panerai, proprietario delle due cantine (la seconda in tandem con Baron De Rothschild Lafite). “Il vino è globale, ha il grande potere di unire le persone e creare connessioni e legami - spiega il produttore (ed editore del gruppo Class) - abbiamo unito esperti da tutto il mondo che in simultanea hanno degustato gli stessi vini”. A fianco di Panerai c’era Alessandro Cellai, l’enologo della casa. Tre grandi schermi, che collegavano la base italiana a altre otto città: Madrid, Monaco, Londra, New York, Shanghai, Hong Kong, Johannesburg e Nuova Delhi. Da ogni “showcase”, come li chiama Gianluca Cimini, country manager italiano di British Telecom, arrivano immagini nitide e voci senza incertezze. Tecnologia per super videoconferenze che il settore della moda già usa, anche per inquadrare i dettagli degli abiti da vendere in tutto il mondo. E che ora torna utile ai produttori di vino che possono limitarsi a spedire le bottiglie, evitando le trasferte estere per le degustazioni. Un tale spiegamento di forze della critica enologica mondiale ha mostrato, a sorpresa, un’uniformità di giudizi che sarebbe stata impensabile qualche anno fa. Bruce Sanderson, di Wine Spectator, da New York, ha messo sul podio la versione 1986 de I Sodi (Sangioveto, clone di Sangiovese, con Malvasia nera) così come hanno fatto i colleghi asiatici ed europei (quell’annata finì tra i primi 100 della classifica di Wine Spectator, prima tra gli italiani). Vino introvabile, Panerai ne ha recuperato qualche bottiglia ad un’asta in Germania. Da Shangai, dove davanti alle telecamere erano piazzate le bandierine rosse e il pupazzo di un panda, è arrivata la richiesta di conoscere l’origine del nome del vino. E Panerai ha raccontato che fu Veronelli a suggerirlo, per evocare la durezza della terra del posto unita al richiamo al santo a cui è dedicata una chiesa della zona. Sul Baffonero (Merlot in purezza), il patron di Domini Castellare di Castellina ha spiegato di aver voluto lanciare al Masseto dei Frescobaldi una sfida, sullo stile della Coppa America di vela.
Da una parte all’altra dell’Atlantico, con in testa Gelasio Gaetani d’Aragona, il verdetto è stato: l’identità del Baffonero è così precisa che non ha bisogno di cimentarsi in confronti. Uno scambio di opinioni come in un’unica sala di degustazione globale, uno di quei “non luoghi provvisori che possono diventare luoghi d’incontro” come i bistrot di Marc Augé, descritti in “Un etnologo al bistrot”, appena edito da Raffaello Cortina. “Non ci fermiamo qui - annuncia Cimini - assieme alle super videoconferenze abbiamo 40 applicazioni da utilizzare per il monitoraggio wi-fi di vigne e cantine d’Italia, gestibili da un tablet fatto apposta per uso esterno”.

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