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Corriere Della Sera

Franciacorta, la terra dove
fermentano le emozioni ... Paesaggi spettacolari, botti, vendemmie. Un documentario candidato alla prossima Berlinale racconta le stagioni del vino: un’idea del Consorzio che riunisce i produttori di questo angolo dorato di Lombardia. Cantine, ma non soltanto. Tra i filari, fiorisce
un nuovo mondo dedicato all’accoglienza: fatto di alberghi, ristoranti e grandi chef ... Il film “F for Franciacorta”, candidato a partecipare al festival cinematografico Berlinale 2016 nella categoria enogastronomia, si apre con un’immagine nera di bottiglie accatastate. Poi l’ombra di un uomo si materializza. il cantiniere si aggira tra il buio e fa danzare le bottiglie coricate nei cavalletti, ruotandole con maestria. L’unico tocco di colore sono le bollicine che salgono verso l’alto. L’unico sole in un mondo sotterraneo in cui il vino si affina per anni. Il film, una ventina di minuti voluti dal Consorzio Franciacorta per raccontare le stagioni della terra e le vite dei produttori, è ancora segreto. A metà dicembre il verdetto: si saprà se sarà o no ammesso al festival. Si conosce però la trama:
non svelerà il Franciacorta, nel senso del vino, ma la Francia- corta, nel senso della terra. Una scelta di narrazione che corrisponde ai cambiamenti del distretto che più velocemente è cresciuto in Italia, li- no a cambiare pelle. Trasformandosi da zona di pionieri del Metodo classico, quello della rifermentazione in bottiglia (come lo Champagne), a un mondo ospitale, in cui alle cantine si sono aggiunti ristoranti di livello, agriturismi, relais, alberghi per enoturisti (e non solo).
Un percorso iniziato 54 anni fa, quando undici produtto il “inventarono” ll Pinot di Franciacorta, e decollato nel 1990 con la nascita del Consorzio. “La svolta dell’accoglienza - racconta il presidente del Consorzio, Maurizio Zanella, fondatore di Ca’ del Bosco - fa il suo primo vero passo con Vittorio Fusari, al Volto di Iseo”. Aperta nel 1981, un’osteria pensata come un covo in cui pochi amici potevano degustare grandi vini e assaggiare qualche piatto.
“Diventò - ricorda Zanella
-, la prima osteria in Lombardia a ottenere una stella Michelin”. Q!lalche anno dopo, mentre i vini di Francia- corta conquistavano posizioni, il giornalista Gianni Brera andò a cena, come faceva spesso, con Vittorio Moretti, costruttore, proprietario di un cantiere nautico, ma soprattutto alla guida delle cantine Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta. Erano così in confidenza che Moretti dedicò a Brera un vino, un Merlot, il Zuanne. Il ristorante era quello di Gualtiero Marchesi. Carmen, la figlia di Moretti chiese al grande cuoco: “Perché non si trasferisce da noi?”. Marchesi visitò la tenuta di Moretti, immersa tra le colline. Si lasciò conquistare.
Il 23 settembre 1993 aprì così L’Albereta, villa neorinascimentale trasformata poi in hotel di lusso sul Lago d’Iseo, con il ristorante di Marchesi. “A quel punto - ricorda Zanella - il salto di qualità. L’arrivo di Marchesi ha portato una visibilità senza precedenti”. Da allora “si sono sviluppate - ricostruisce Zanella - molte iniziative, per tutte le tasche”. Marchesi ora ha il suo regno a pochi metri dal palco della Scala, dal 2014 sceso dalla cattedra dell’Albereta. Nel frattempo, la spinta degli enoturisti ha portato alla nascita di wine resort nei paesi della Franciacorta. Le cantine talvolta offrono ospitalità a prezzi non elevati, I ristoranti da scoprire non sono pochi. Come quello del Cappuccini Resort a Cologne, spartano come deve essere un ex convento, ma con i piatti equlilbrati cli Fabrizio Albini. O il Due Colombe di Corte Franca, che ha una stupefacente cantina, con Io chef Stefano Cerveni. E ancora alla Dispensa Pane & Vini, creazione di Vittorio Fusari, ora al Pont de Ferr di Milano. E intorno piccoli borghi, ville antiche, e un museo come quello cli Santa Giulia, tutelato dall’Unesco. Come dice Massimo Zanichelli, regista di “F for Franciacorta”, questo è “un mondo effervescente di fascino e mistero”.

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