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Corriere Della Sera

Tutti gli Amarone in Anteprima: i voti a 76 bottiglie ... Dopo quattro ore di assaggi e voti, sul podio è salito l’Amarone della Valpolicella Classico dell’azienda Farina. Il migliore dell’annata 2012, protagonista dell’ultima edizione di Anteprima Amarone a Verona. Settantasei i vini degustati, già imbottigliati o dalla botte. Il bilancio: l’Amarone si impone, come nel romanzo “Libertà” di Jonathan Franzen, più forte delle liti che lo circondano.
Nel libro compare in una cena rancorosa tra parenti in un ristorante di Soho. Nella realtà, al tavolo dei contrasti sono seduti da una parte il Consorzio dei Vini della Valpolicella (1.800 aziende, 60 milioni di bottiglie), dall’altra le Famiglie dell’Amarone d’arte (12 tra le aziende migliori, da Allegrini a Masi e Zenato). Accuse incrociate e denunce (l’ultima udienza l’altro ieri davanti al Tribunale di Venezia per decidere se le Famiglie possano usare la parola Amarone nel loro nome). A causa dei dissidi, nell’Anteprima dell’annata quest’anno sul mercato dopo 48 mesi di affinamento, non compaiono le bottiglie delle Famiglie. Assenti anche i vini di giganti come Dal Forno e Quintarelli, con tempi di riposo in cantina più lunghi. I vini dell’evento di sabato scorso sono comunque il corpo e l’anima diffusa dell’Amarone. Danno senso e misura di un’annata in cui la qualità è alta, il vino sempre più piacevole, senza eccessi di alcol e dolcezze. Prima che il Palazzo della Gran Guardia aprisse le porte alle tremila persone tra produttori e visitatori per l’evento organizzato dal Consorzio presieduto da Christian Marchesini e diretto da Olga Bussinello, due campioni per ogni vino sono stati portati in un ristorante con affaccio sull’Arena. Attorno al tavolo il sommelier Luca Gardini, Pier Bergonzi, vice direttore della Gazzetta dello Sport e fondatore di Gazza Golosa; la master of wine americana Christy Canterbury; Raul Salamà, caporedattore della Revue du Vin de France e il giornalista Marco Tonelli. Ogni vino ha ottenuto un voto (il minimo è stato 75, il massimo 96). Il punteggio maggiore è andato alla bottiglia di Claudio Farina, 43 anni e della cugina Elena, 39. La nuova generazione che da un paio di lustri guida l’azienda fondata da Alessandro (papà di Claudio) e dai fratelli Pietro e Remo. Con loro i risultati sono subito arrivati. Claudio, ex modellista in un calzaturificio, alza il penultimo trofeo: “produttore dell’anno e miglior autoctono” (con l’Amarone Riserva Montefante 2010) all’International Wine & Spirit Competition, storico concorso. “Siamo una squadra giovane – dice Claudio – mio padre ci ha dato carta bianca, chiedendoci solo di rispettare la tradizione. Il nostro Amarone si è evoluto, stile classico ma con maggiore morbidezza”.
Il vino trasmette calore, profuma di amarena e prugna, dal bicchiere si liberano riflessi granati. Lo si acquista in enoteca a 30 euro, 120 mila le bottiglie (in totale la produzione è di 850 mila bottiglie dai 10 ettari di proprietà e dai 45 dei conferitori di uve).
Dopo Farina nella classifica compaiono altre aziende “giovani” come Roccolo Grassi di Marco Sartori, Zymè di Celestino Gaspari e Secondo Marco di Marco Speri. E poi cantine storiche come Bertani e coop come la Cantina di Soave e la Cantina di Negrar.
“La degustazione - dice Gardini - dimostra che l’Amarone ha sempre maggiore freschezza, grande rosso che ha perso gli aspetti pesanti di un tempo”. “Vino da momenti importanti, impegnativo ma più bevibile che in passato”, è il giudizio di Christy Canterbury. “Annata buona, non straordinaria come nel 1990 - riflette Salama - il livello medio è cresciuto, ma i grandi non sono più grandi”.
Degni comunque di comparire nel romanzo di Franzen in cui i personaggi fanno festa con “enormi bicchieri ballon pieni fino all’orlo di un rosso straordinario”.

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