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Corriere Della Sera

Da storico dell’arte a vignaiolo, con un super Merlot ... Un Merlot come un lampo elettrico di Jimi Hendrix. Il Galatrona compie vent’anni. Quando arrivò la prima bottiglia, fece nel mondo del vino italiano lo stesso effetto di un brano del musicista di Seattle. Un vino che racconta la Toscana solo con voce e chitarra, senza effetti speciali. Hendrix domina con un video il sito Internet di Petrolo, l’azienda del Galatrona. E canta: “Gli uomini d’affari bevono il mio vino, i contadini scavano nella mia terra, nessuno di loro lungo il confine conosce il valore di tutto ciò” (da “All along the watchtower”, cover di Bob Dylan). L’uomo del Galatrona che ama Hendrix (“la torre citata nella canzone evoca la nostra torre medievale di Galatrona”) è Luca Sanjust, 56 anni, storico dell’arte rinascimentale trasferito dal 1993 dal suo studio di pittore di Roma alla fattoria di famiglia in Valdarno.
“All’inizio, con il vino, ero spaventato come davanti ad una tela bianca. Ho capito di aver fatto la scelta giusta - racconta - quando è stata organizzata una degustazione, con le etichette nascoste, del Galatrona 1997 e 1998 e i più grande Supertuscan. Il 1998 è piaciuto più di tutti, con i complimenti dei Frescobaldi, degli Antinori e degli altri”. È stata la madre a convincere Sanjust a diventare vignaiolo. Lo ha seguito la moglie, l’artista Sabina Mirri (hanno due figli, Rocco e Lucia). Petrolo si distingueva già col Torrione, curato dal grande enologo Giulio Gambelli. Era un amico del nonno di Luca, Gastone Bazzocchi, l’ingegnere romano che comprò nel 1947 i 300 ettari semiabbandonati di bosco e casali, grazie alla vendita di un appartamento a Roma.
“Nonno e Giulio andavano a caccia insieme - ricorda Luca - l’enologo notò un banco di argilla sulla collina di galestro dove si trova il nostro vigneto più importante, ci consigliò di piantare Merlot”.
Così è nato il Galatrona, paragonato da Wine Spectator ai grandi di Bordeaux, tra cui Pétrus.
“Ho girato i migliori châteaux francesi e ho imparato dai vigneron. Mi hanno aiutato Lucien Le Moine, ex monaco libanese e Denis Durantou dell’Eglise Clinet. E forse lo spirito di Nepo di Galatrona, mago di corte al tempo di Lorenzo il Magnifico”.
Il primo Galatrona è stato venduto nel 1996. Dall’annata successiva sono arrivate recensioni entusiaste dall’Italia agli Stati Uniti. Merlot in purezza dal vigneto omonimo e dal Feriale, è vinificato “nelle stesse vasche di cemento del nonno”, affinato in barrique e botti grandi. Profuma di mirtillo e olive verdi. È elegante come un vino di Pomerol.
“Ma costa molto meno - precisa Sanjust -. Il vino non può essere un investimento da conservare in cassaforte. Va goduto. In cantina vale 50 euro. Niente al confronto delle migliaia di euro che servono per il Pétrus”.
Nella Tenuta un decimo degli ettari è dedicato alle vigne (con Cabernet Sauvignon, Merlot, Malvasia, Sangiovese e Trebbiano). Oltre a Galatrona e Torrione si producono Bòggina, Campo Lusso, Inarno e il passito Sanpetrolo. Nel podere ci sono una chiesa del 13° secolo con opere del rinascimentale Giovanni della Robbia e una villa che ha ospitato anche il premier Cameron.
“Qui il vino e l’olio si fanno da secoli - spiega Sanjust -. Dagli archivi parrocchiali abbiamo scoperto che c’erano famiglie così povere da lasciare in eredità solo un sacco di juta”.
Ora il vino ha portato nuovo benessere.
“Produciamo da 15 mila a 25 mila bottiglie l’anno di Galatrona - fa i conti Sanjust - seguiamo la terra, non le richieste del mercato come le grandi aziende”.
Il Galatrona 2014 è quasi pronto. L’anno prossimo (come per l’annata 2013) ci sarà anche un esperimento:  una versione affinata nelle anfore, con un carattere più deciso. Come una canzone di Dylan cantata da Hendrix.

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