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Corriere Della Sera

Il pirata enologo sceglie Pinot e Schiava ... Il pirata dell’enologia ha il cranio lucido e il pizzetto come il Pirata del ciclismo, Marco Pantani. Si chiama Andrea Moser, ha 34 anni. Ha concluso il suo Giro d’Italia in bici: 1.250 chilometri, 12.000 metri di dislivello. Maglietta, bandana e caschetto nero come il suo tandem (sul sellino posteriore il collega Gerhard Sanin di Erste+Neue), è partito con un bauletto in pelle. Conteneva i vini altoatesini del lago di Caldaro, Kalterersee in tedesco, nati dal vitigno Vernatsch (Schiava). La missione: portarli in 12 tappe fino a Capri, incontrando chef e artigiani del gusto, per abbinarli ai piatti regionali. Caldaro/Kaltern è anche il nome dell’azienda dove Moser lavora da due anni. È una cooperativa di 400 soci; 280 ettari di vigna, 2 milioni di bottiglie, 12 di fatturato. Tra le migliori cantine sociali d’Italia. Con un nuovo guizzo del pirata: il vino Opera d’arte, Kunst.stück, a tiratura limitata, prodotto nello stesso numero del millesimo delle uve di Pinot bianco, 2014 bottiglie, formato magnum. Moser potrebbe essere uscito dalle pagine del giallista altoatesino Luca D’Andrea. Come capita al protagonista del romanzo “La sostanza del male” (Einaudi), anche l’enologo ha cercato un’idea, “qualcosa di familiare, ma che mostreremo in modo nuovo”. Quando è arrivata “ho sentito un gigantesco clic esplodermi nel cervello”. Per realizzarla ha lavorato in segreto. “Al primo colloquio a Caldaro - racconta - i soci della cantina erano indecisi se assumermi o cacciarmi. Molti piccoli contadini sono anziani, non parlano né italiano né tedesco. Ero l’unico trentino in una cantina altoatesina, pensavano che non ce l’avrei fatta a comunicare. Invece ho imparato subito il dialetto. Ora dicono che sono il loro capo. E io rispondo che sono loro il mio capo”. Firmato il contratto, il pirata ha cambiato tutte le etichette. “Tre linee con 14 varietà - spiega il direttore Tobias Zingerle - il 55% rossi. Tra i bianchi il Moscato giallo che dà vita al passito pluripremiato Serenade”. “Senza dirlo al direttore - racconta Moser - ho vinificato una parte della migliore uva del miglior vigneto, quello da cui nasce il Pinot Bianco Vial, a 550 metri d’altezza. E ho usato botti grandi di rovere francese per i 10 mesi di affinamento”. Il direttore ha assaggiato e dato il via libera. “Non l’ennesimo cru ma l’immagine di un’annata. Dopo il Pinot bianco, toccherà nel 2017 alla Schiava da vigneti coltivati a pergola con grappoli giganti”.
“Prima è nato il vino, poi il progetto dell’Opera d’arte”, dice Andrea. L’etichetta è stata scelta con un concorso, vinto dall’architetto Carlo Paternoster. Tema, “nostalgia del mare”, che qui c’era, come testimoniano i fossili che affiorano nella roccia, tra le “mulattiere semisepolte dall’intrico dei faggi, delle felci e degli abeti rossi” (così D’Andrea descrive il Sud Tirolo).
Kunst.stück è sapido, in equilibrio tra i sapori fruttati e legno. Suggestioni marine che ne fanno uno dei vini dell’estate. Ora può girare l’Italia sulle strade percorse dall’enologo pirata. E su altre. Perché, scrive D’Andrea, “le idee certe volte se ne vanno e certe altre attecchiscono. Come le piante. E come le piante crescono e crescono. Hanno vita propria”.

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