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Corriere Della Sera

Vino, un algoritmo deciderà cosa farci bere ... Un algoritmo sceglierà il vino su misura per noi. Questo vuole Heini Zachariassen, un danese calvo e barbuto di 44 anni, ex esperto di sicurezza. È il fondatore di Vivino, la più dinamica tra le app del settore, che compare sugli smartphone di 20 milioni di appassionati americani, brasiliani e italiani in prima linea. Heini è partito dal suo smarrimento al supermercato: “Non sapevo quale bottiglia scegliere tra le centinaia esposte, ho pensato a un’applicazione per rendere la vita più semplice ai consumatori”. Idea non originale: nel 2010, quando Heini ha chiuso la società di anti virus per la nuova avventura, esistevano già 600 app sul vino. “Vengo da un Paese che il vino non lo produce”, racconta Heini. Nessuna storia alle spalle, maggiore libertà di trattare il vino semplicemente come un prodotto da far conoscere, smitizzandolo.
“La maggior parte delle altre app era gestita da esperti, sommelier e critici, e si rivolgevano ad altri esperti. Noi abbiamo puntato sulla gente comune. Come funziona? Con il telefonino si fotografa un’etichetta, l’app risponde indicando il voto e il prezzo medio, le caratteristiche, gli abbinamenti con il cibo. Tutti possono recensire e votare ciò che bevono”.
Un database mondiale. Subito sono state catalogate le grandi aziende, “più difficoltà ci sono state con le piccole, soprattutto in Francia e Italia, ma ce l’abbiamo fatta”.
“All’inizio non eravamo proprio sicuri che funzionasse - dice Heini -. Fotografavo centinaia di etichette dalla nostra base di San Francisco. Poi abbiamo assoldato in India un gruppo di ragazzi che inserisce altre foto. Ho capito che avevamo fatto centro due anni dopo, quando è stata rilasciata una nuova versione dell’app in grado di rinascere il 70 per cento delle bottiglie fotografate. Da lì il balzo è stato enorme. Finora sono state fotografate e recensite 300 milioni di etichette. Ora la media è di 300 mila al giorno, con picchi di 1,2 milioni come nel giorno di Natale dell’anno scorso. C’è un nuovo utente ogni due secondi. Le aziende sono più di 200 mila. Vivino è la più grande enciclopedia di vini al mondo, con 10 milioni di etichette. Non ho calcolato quanta carta ci occorrerebbe per stamparla, sicuramente molta”.
Partita come una community, Vivino sta diventando un’azienda che offre i suoi contatti a produttori e distributori. Negli Stati Uniti, ad esempio, ha stretto un accordo con i supermercati Marsh: accanto al prezzo di ogni bottiglia c’è il voto medio di Vivino.
“Più informazioni possono incrementare le vendite - ha spiegato Heini a Forbes - magari un cliente entra per una bottiglia da 10 dollari, ma è disposto a spenderne 15 se qualcuno gli dice che quella è migliore”.
Il regno digitale dell’ex cacciatore di virus ora ha 85 dipendenti, tra la Danimarca e la California. I ragazzi indiani che aggiornano l’archivio sono diventati 100. E i ricavi?
“Preferiamo non renderli pubblici - risponde Heini - comunque arrivano in gran parte dall’ecommerce: aiutiamo i nostri partner a vendere i loro vini. Dal prossimo anno arriverà anche in Italia una funzione che è stata appena lanciata negli Stati Uniti: si chiama Checkout, consente di acquistare vino senza uscire dall’applicazione, solo con un clic. Le altre novità sono state la possibilità di fotografare al ristorante l’intera lista dei vini e l’Explorer, che consente di cercare ad esempio le bottiglie per vitigno secondo fascia di prezzo e voto”.
Il prossimo passo è l’algoritmo su misura. “Stiamo lavorando all’idea di proporre al consumatore le scelte in base alle bottiglie che ha fotografato e votato in passato, in modo da guidare le scelte future. Finora nessuno è riuscito a farlo in modo convincente”.

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