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Corriere Della Sera

Il pediatra austriaco salvato dal Ciliegiolo … Martin Kerres e la seconda vita a Valdonica. Da super manager a vignaiolo in Maremma... Sebbene io senta qui mormorare l’acqua, come i discorsi della saggezza, cioè abbondante e instancabile: io voglio il vino! Solo questo dà guarigione immediata e salute istantanea!”. Così parlo l’indovino a Zarathustra, secondo il racconto di Friedrich Nietzsche. Martin Kerres, medico e manager austriaco, ha trovato in Toscana la sua montagna spirituale per cambiare vita. Gestiva ospedali, quando ha capito che i soci “puntavano più sul profitto che sui pazienti”, ha lasciato Vienna e si rifugiato a Sassofortino di Roccastrada, tra le Colline Metallifere della Maremma grossetana. E ha scoperto il Ciliegiolo, trasformando un vino un tempo rustico in uno elegante, subito premiato con 93 punti su 100 da Wine Spectator. “Avevo fondato un gruppo con 70 strutture in Austria, Svizzera e Germania, con 8.000 posti letto e 12.000 dipendenti - racconta il pediatra Kerres, 54 anni - mi occupavo della gestione e della qualità delle cure. Poi è stato varato un piano per aumentare i guadagni. Ho pensato che non sarei più stato felice né soddisfatto. Mi sono dimesso nel 2006 e sono volato in Maremma. Da solo, con la famiglia rimasta a Vienna”. Il medico cercava una casa per le vacanze, voleva solo allontanarsi dal mondo dei soldi e della sanità. “Quando sono arrivato a Sassofortino è stato un amore a prima vista. Si vedevano l’isola del Giglio e l’Elba. C’era solo un pastore sardo con le sue pecore. Sui prati fiorivano le orchidee selvatiche. La zona battuta dal vento era abbandonata, il terreno era vergine. Ho provato a coltivarlo, portando 13 cloni di Sangiovese, Vermentino e Ciliegiolo. Mi sono trasferito qui, Valdonica si è impadronita di me. E ho ritrovato il mio spirito”. Ottantacinque gli ettari, dieci quelli con le vigne, su argille e lasciti vulcanici, pirite e quarzo. A più di 500 metri di altitudine, le vigne più alte della Maremma, con un clima mite favorito dalla brezza del Tirreno. Da cinque anni Kerres si occupa solo di vitigni autoctoni, dopo una fase iniziale in cui gestiva vigneti dei vicini con vitigni internazionali. Non ha perso l’accento tedesco. “Tante notti io non dormire”, dice ricordando i primi anni a Valdonica. “Avevo messo tutti i miei soldi qui”. Il timore di non farcela è svanito quando una sua bottiglia di Ciliegiolo è finita a Wine Spectator. Il voto oltre i 90 punti ha cambiato la vita in cantina. “Appena è stata pubblicata la recensione del giornale statunitense - racconta - sono iniziati ad arrivare molti ordini. Tutti volevano acquistare il Ciliegiolo, avrei potuto venderne 7.000 bottiglie, ma ne avevo solo 600”. All’inizio il Ciliegiolo era destinato ad un uvaggio con il Sangiovese. “Dopo un anno in botte - svela il pediatra vignaiolo - abbiamo scoperto che stava nascendo qualcosa di favoloso, e l’abbiamo trattato in purezza”. L’affinamento dura 45 mesi, tra botti grandi e bottiglia. Profuma di ciliegie e frutti di bosco, ha un bel color rosso rubino. È robusto, deciso, ma con una acidità persistente che lo rende fresco. Lo si trova in enoteca a 40 euro. Tra gli altri vini di Valdonica, che prendono i nomi dalle località in cui si trovano i vigneti, ci sono il Mersino, un Vermentino in purezza vinificato in acciaio, semplice ma tutt’altro che banale, il Saragio, una selezione di Sangiovese, e il Baciòlo, una riserva di Sangiovese prodotta solo nelle annate migliori e in poche migliaia di bottiglie, invecchiata in barrique per due anni. “Il vino è vita ed energia, serve a raccontare una terra, non una formula chimica”, riflette Kerres. E sembra di risentire l’indovino che a Zarathustra chiede le bottiglie della “salute istantanea”.

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