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Corriere Della Sera

Romagna mia, Sangiovese in fiore. Il nuovo vino antico dell’architetto … La vigna del 1922 scoperta per caso. La sfida di Maurizio Costa a Torre San Martino... Una statua del Buddha, antiche ceramiche cinesi, velieri di legno in scala, cannoni da coriandoli, candidi lampadari muranesi, arazzi e stoffe di Rubelli, stucchi, torsioni barocche e rococò. Servirebbe “l’energia dello sguardo” di Peter Handke, lo scrittore austriaco intervenuto a Barolo all’ultima edizione di Collisioni, per “rivolgere la fronte in direzione del sogno, come un catturatore di immagini” e descrivere lo sfarzo di Palazzo Widmann a Venezia. Quando Maurizio Costa, che si definisce “professore in pensione di Composizione architettonica a Valle Giulia”, invita a pranzo per parlare della sua ultima passione, il vino, fornisce solo un numero civico del sestiere di Cannaregio. Da una finestra guarda gli ospiti oltrepassare un piccolo ponte, varcare il portone di un edificio seicentesco di cinque piani. E si gode il loro stupore davanti ai duemila metri quadrati della dimora che fu dei Widmann, la famiglia austriaca che ottenne il patriziato per aver aiutato la Serenissima nella guerra di Candia contro il Sultano. La seconda sorpresa, dopo aver oltrepassato il salone delle feste, viene dalle bottiglie. Torre San Martino è l’azienda voluta da Costa. La sua forza è un Sangiovese antico, potente ed elegante come i migliori toscani. E invece romagnolo. Nasce a Modigliana, piccola zona finora in ombra in cui sta crescendo una rete di dinamiche cantine. Le viti poggiano su una terra marnosa, a 350 metri d’altezza. Scoperte quasi per caso, risalgono al 1922. La data fornisce il nome all’etichetta, Vigna 1922. Il vino profuma di erbe dell’Appennino e di melograno, ha una densità mediterranea e una capacità di aprirsi come il popolo della Romagna. È voluttuoso, il gusto si attarda teneramente nel palato. “Modigliana era toscana racconta Costa, dove aver ripercorso ascesa e caduta della famiglia Widmann - fino a quando alcuni Comuni chiesero a Mussolini di cambiare regione”. L’architetto - vignaiolo, che ha firmato il restauro della dimora veneziana con gran sostegno della Soprintendenza, vive a Roma e gira tra le case dei figli a Londra e Dubai. “Ma sono romagnolo al cento per cento. Torre San Martino e il Vigna 1922 sono un omaggio e insieme una sfida vinta su mio padre. Diceva che in Romagna il vino non può venire buono, ma pensava alla pianura, non alle alture di Modigliana. Mi ripeteva due consigli: vendi la terra e non provare con il vino”. A una cena in una trattoria, a Costa capitò di origliare i discorsi di un gruppo di enologi che elogiavano una bottiglia da Modigliana. Si avvicinò e chiese se c’era qualche fazzoletto di terra in vendita. “Lo trovai e con il padre di Francesco Bordini, poi diventato il nostro agronomo, cominciammo a pensare al Sangiovese. Fino a quando tra i rovi spuntarono vecchi alberelli di vite. Abbiamo scoperto che avevano quasi un secolo. Così Maurizio Costa, architetto - vignaiolo, nella vigna di Sangiovese di Romagna del 1922, scoperta per caso tra i rovi di Torre San Martino è nato il nostro vino. Ed ora ab-biamo trovato nel sottobosco una vigna ancora più antica: risale al 1910, useremo le uve per una nuova Riserva”. Dall’Alto Adige è arrivato l’enologo Luciano Rappo: “Ha dato un carattere più internazionale ai nostri vini - assicura Costa - se fossimo vicini a Firenze i nostri vini sarebbero chiamati Supertuscan”. Un’avventura iniziata 16 anni fa, con un’estensione di 10 ettari, circa 20 mila bottiglie l’anno. Tra gli affreschi di Palazzo Widmann il Vigna 1922 trova sintonia “con questo mondo tutto veneziano di arte e qualità della vita”, dice l’architetto - vignaiolo. Qui l’hanno assaggiato gli ospiti del figlio “londinese” di Costa, come la star Leonardo DiCaprio. Un vino che convince a rivolgere “la fronte in direzione del sogno”.

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