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Corriere Della Sera

Cantine Riunite e Caviro regine di denari … Si confermano leader tra i produttori. L’analisi dei bilanci delle principali aziende cresciute del 6,3%. Record dell’export che sale a 5,6 miliardi. Tra sorprese e conferme, si allarga il gruppo di chi fattura più di 100 milioni di euro... Più di 5,8 miliardi di fatturato, 145 mila ettari di vigne, 11.297 dipendenti, due miliardi di bottiglie. Sono i punti cardinali delle 107 maggiori aziende vitivinicole italiane protagoniste della classifica 2016. Questa speciale ed esclusiva graduatoria, realizzata sulla base dei bilanci dell’ultimo esercizio, fotografa un campione sempre più significativo dell’industria italiana del vino, che pesa per il 45,8% sul giro d’affari totale del settore, alimenta per oltre il 61% le esportazioni e si aggiudica circa il 40% delle vendite sul mercato domestico. In particolare, le aziende in graduatoria hanno chiuso l’ultimo esercizio con una crescita del loro fatturato complessivo del 6,3%, percentuale che scende al 4,66% sulle vendite Italia e sale al 7,4% per l’export. L’export definitivo, calcolato dall’Osservatorio del vino, registra infatti nel 2016 il nuovo record di 5,6 miliardi (+ 4,3%). Anche nella graduatoria 2016 convivono aziende di dimensioni e caratteristiche molto diverse: realtà squisitamente produttive e marchi di taglio industriale e commerciale. Più della metà sono aziende private (e in larga parte a controllo familiare), ma aumentano le cantine cooperative: quest’anno sono 46 e rappresentano il 44,3% del fatturato totale del campione, il 35,3% dell’export e il 57% del lavoro in Italia. Mai come quest’anno, la classifica contiene tante new entry e novità. A cominciare dal vertice, dove è aumentato il numero di aziende che vantano più di 100 milioni di fatturato. Sono ben tre le cantine che sono riuscite ad agganciare il gruppo di testa. Una si è piazzata a quota 14, con 108,3 milioni di fatturato: entra infatti per la prima volta in graduatoria la Schenk Italian Wineries, filiale del gruppo svizzero Schenk. Sede in Alto Adige, il gruppo guidato dal ceo Davide Simoni opera in varie regioni attraverso accordi con viticoltori locali e possiede cantine in Veneto e Toscana. È una delle tre aziende in classifica che fa capo a capitali stranieri assieme alla Ruffino, satellite dell’americana Constellation Brands, e all’Agricola San Felice, del gruppo tedesco Allianz. Le storie vincenti. Sono invece habitué della graduatoria le altre due cantine entrate nel club degli over 100 milioni: una è la storica casa toscana Marchesi Frescobaldi, al sedicesimo posto con 101,2 milioni; l’altra è la coop veneta La Marca vini e spumanti, specializzata nella produzione di Prosecco. Vale a dire le bollicine superstar del settore spumantistico, che nel 2°16 hanno registrato da sole un incremento dei volumi del 23,9% e un incremento del valore del 32,3 %, mettendo il turbo a tutte le cantine del Nordest che operano in questo segmento. Con i tre nuovi ospiti, la tavolata dei superbig sale quindi da 14 a 17 commensali, e tutto lascia immaginare che il prossimo anno sarà necessario aggiungere altri posti: occhio in particolare alle mosse di Ruffmo, oggi diciottesima con un fatturato che sfiora i 100 milioni, o a quelle del Mondodelvino Group, che in pochi anni ha messo insieme un giro d’affari di 97 milioni. Il vertice è dominato da due campioni assoluti del mondo cooperativo: le Cantine riunite Civ, 566 milioni di fatturato, irraggiungibili da quando hanno in pancia il Gruppo italiano vini, e la Caviro (227, 2 milioni nell’area vino e 304 di consolidato), prima filiera vitivinicola a livello mondiale, anche leader nella grande distribuzione organizzata. Si consolida al terzo posto il gruppo veneto Zonin 1821, prima realtà privata del mercato. Quarto posto per la griffe toscana Marchesi Antinori, che porta in classifica il fatturato di 192,2 milioni relativo al solo core business vino, pur disponendo di un consolidato che tocca i 218 milioni. In quinta posizione si scambiano il posto le coop trentine, eterne rivali, Cavit e Mezzacorona: quest’ultima scende in ottava posizione a causa di un bilancio basato su soli 11 mesi e quindi non raffrontabile. Sempre nell’area big si fa notare l’exploit del fatturato del gruppo Santa Margherita, cresciuto del 32,9% grazie alla forte spinta sui mercati esteri (+47,6%) a seguito, in particolare, della riorganizzazione negli Usa con l’avvio della nuova controllata a Miami e la commercializzazione diretta di tutti i brand. Molto interessanti gli incrementi realizzati da Cavit, Fratelli Martini, Casa vinicola Botter Carlo, Enoitalia, Cantina di Soave. Scendendo al di sotto del gruppo di testa, le prove di un mercato in movimento non diminuiscono, anzi. Basta guardare i numerosi progressi sopra la media, dovuti anche a ristrutturazioni interne. È per esempio il caso di Villa Sancii, al ventesimo posto con 87,7 milioni: la maison veneta della famiglia Moretti Polegato si affaccia per la prima volta in classifica, dopo aver assorbito La Gioiosa. Cresce del 18% il fatturato del Gruppo Lunelli (86 milioni): la realtà trentina guidata da una delle più note famiglie del vino italiano, proprietaria, tra l’altro, delle Cantine Ferrali, si presenta con il suo primo consolidato che comprende integralmente Bisol, brand di punta del Prosecco. Un altro exploit, dovuto a una delle più importanti operazioni dello scorso anno, è firmato Terra Moretti. La holding bresciana, di proprietà della famiglia Moretti, ha moltiplicato la sua dimensione acquistando dal gruppo Campari la Teruzzi & Puthod di San Gimignano, in Toscana, e la Sella Mosca di Alghero, in Sardegna. Crescite oltre misura sul mercato domestico sono firmate dalla toscana Tenute Piccini (57,5%), dalla veneta Corte Giara Allegrini ( +76,9%) e dalla giovane realtà pugliese Van aglione vigne & vini (+50%), solo per sottolineare le più eclatanti. Più 40% in Italia della Masi Agricola della famiglia Boscaini, (quotata in Borsa sul mercato Aim) anche grazie all’acquisto del 60% della Canavel Spumanti, brand del Valdobbiadene Prosecco superiore.

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