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Corriere Della Sera

Vigne sotto la neve per le bollicine. La nuova era del vino nipponico … Davanti al mare, a Joichi, nella regione di Hokkaido dove l’inverno si trascorre a -30 gradi con due metri di neve, comincia una nuova era per il vino giapponese. Le colonne d’Ercole enologiche di sono spostate ancora. Dopo la Gran Bretagna, il Nord nipponico diventa l’ultima frontiera dello spumante, una rincorsa orientale allo Champagne. In soli quattro mesi è stata costruita una nuova cantina (antisismica) circondata da un vigneto di 17 ettari. Il primo grande investimento sul vino di qualità. La proprietà è giapponese, il gruppo Camel. La guida e la tecnologia sono italiane. Servono tredici ore di volo e undici mila chilometri per arrivare alla Camel Farm, un paesaggio a metà tra l’Appennino e il Mediterraneo, con le cicale che cantano sugli abeti. Un monaco scintoista recita litanie propiziatorie. Di fronte a lui un altare con frutta, verdura, pesce, sakè e un tabernacolo che racchiude il portafortuna di stoffa, da custodire tra le barriques. La cantina sembra un grande cottage, tetto spiovente e rivestimento in un materiale simile al legno. All’interno l’atmosfera una casa giapponese, tra il bianco e il rosa di orchidee e garofani davanti alle autoclavi dall’Italia. Un gruppetto di ragazzi presidia l’ingresso per il benvenuto al progettista dell’avventura vinicola: blazer blu e pantaloni grigi, arriva Riccardo Cotarella, presidente mondiale degli enologi e consulente di aziende italiane (D’Alema, Moratti, Vespa e molte altre), russe, romene, statunitensi, israeliane ora giapponesi). Nobuo Oda, presidente di Camel Group, ha iniziato tostando caffè: al telefono rispondeva con tre voci diverse per nascondere che era un “one - man - band”, ora ha settemila dipendenti e quattrocento negozi di cibi e vini importati. Racconta com’è iniziata la sfida: “Stavamo aiutando i contadini della Thailandia a piantare caffè al posto dell’oppio. L’associazione che ci aiutava collaborava con San Patrignano. Ho visitato la comunità, che produce anche vino. Il loro enologo, Cottarella, mi è sembrato l’uomo con l’energia giusta per l’idea da pionieri di fare di Hokkaido una regione enologica”. Da allora sono trascorsi quattro anni. Alcune vigne sono state acquistate, altre piantate: i bianchi Kerner e Chardonnay e i rossi Regent, Pinot noir e Lemberger. Finora le uve venivano portate in una spartana cantina a Yamanashi, a Nord di Tokyo, dove si produce l’aromatico Koshu. Le prime bottiglie sono ora in vendita: Kemer, Lemberger e il rosato Unità. “Le porteremo al Vinitaly 2018 - annuncia Cotarella intanto nella nuova cantina prepareremo centocinquanta mila bottiglie: più della metà saranno spumante, Metodo classico e Charmat. E nascerà un grande rosso di carattere, come la gente di qui, che vuole dimostrare il valore della propria terra”. I sindaci della regione di Hokkaido annuiscono: “Stiamo organizzando corsi di enologia e favorendo i giovani che vogliono aprire cantine”. Un fremito in un Paese abituato a superalcolici e birre ma che ora sta aumentando il consumo di vino. I Cotarella boys sono giovanissimi: tre wine maker giapponesi, Ezawa, Isaka e Nakane, che hanno studiato e lavorato in Italia. Ascoltano il super enologo che spiega come non sbagliare giorno per la vendemmia e chiede di inviare al laboratorio italiano analisi e foto dei grappoli. Ci sono il direttore commerciale Kinoshita appassionato di surf, un operaio che sembra uscito da un film di Kurosawa e Ito, la ragazza responsabile delle vigne. Le vigne sono ordinate come siepi appena potate. A novembre verranno coricate a terra e resteranno così fino ad aprile, quando la neve si scioglierà. Da qui parte l’avventura del Giappone per entrare nel grande villaggio globale del vino.

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