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Corriere Della Sera

Il cartografo delle vigne che ha mappato il Chianti … Il Chianti Classico in 3D. Una mappa che Italo Calvino descriverebbe così: “Presuppone un’idea narrativa, è concepita in funzione di un itinerario, è Odissea”. Alessandro Masneghetti (in foto) ha impiegato dieci anni per tracciare, misurare, colorare visioni e ricomporre in geometrie irregolari i 70 mila ettari della zona in cui, tre secoli fa, è nato il vino con la formula del barone Ricasoli. Il plastico del Chianti Classico è un volo che consente di osservare dall’alto, con un occhio extraterrestre, una porzione di pianeta che sembra compatta, ma che avvicinandosi diventa un labirinto di diversità. Masnaghetti, 55 anni, pioniere di Slow food e degustatore, da qualche anno è un cartografo del vino. Le sue mappe sono frutto di infinite visite e colloqui con i contadini. Il risultato è un archivio visivo delle vigne di ogni casale, metro per metro. Come tutte le carte geografiche, c’è “una spinta soggettiva sempre presente in un’operazione che sembra basata sull’oggettività più neutra quale la cartografia”, scrive Calvino commentando la mostra Cartes et figures de la Terre, nel 198o al Beaubourg di Parigi. La spinta di Masnaghetti, è “far conoscere la complessità agricola di un territorio”. Masnaghetti è partito da Panzano, piccola e vitale enclave di vignaioli bio. Quando ha completato il disegno delle terre dei 9 Comuni del Chianti Classico ha trasferito il sapere in un plastico di 91 per 67 centimetri che vende a 65 euro sul suo sito (www.enogea.it). “È la prima mappa in 3D con il marchio Enogea - racconta - Barolo e Barbaresco erano state commissionate dal Consorzio. È una evoluzione della versione cartacea, quello che prima si poteva solo vedere ora si può toccare”. Il cartografo ha presentato il suo lavoro ai produttori. “Ogni tanto - racconta - qualcuno mi chiede: ma a cosa serve? Resto sempre spiazzato, poi rispondo: quando arrivi in un hotel, il portiere ti consegna la mappa della città. Perché serve sempre una mappa per capire un luogo”. Con la versione 3D la visione è nitida: “Non c’è bisogno di parlare di valli, crinali, esposizioni e altezze, è tutto evidente - spiega Masnaghetti -. Così si capisce che il Chianti Classico non è solo un vino, è tanti vini, tante storie quante sono le zone, se non le racconti ne perdi il fascino”. Un insieme di microcosmi che formano un macrocosmo complesso. “Ci sono il monte San Michele, la vetta più alta, poi una miriade di colline. Se si potesse sovrapporre la versione 3D a una carta geologica risalterebbe ancora meglio la diversità da chilometro a chilometro di una zona molto più grande di quella del Barolo e molto più varia, ad esempio, delle valli altoatesine”. Come il protagonista di “La carta e il territorio” di Houellebecq, che trasformava le carte stradali Michelin in quadri, Masnaghetti sa che prima di lanciarsi nella realizzazione di un’opera “bisogna aspettare che tutto ciò divenga compatto, irrefutabile; bisogna attendere l’apparizione di un autentico nucleo di necessità”. La necessità di un’Odiessea calviniana nel Chianti Classico. In 3D.

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