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Corriere Della Sera

Vendemmia, l’anno nero: meno 28% … Peggio delle previsioni. La vendemmia 2017 si chiude con una “produzione decimata”: 28% in meno. Un’annata nefasta sul versante della quantità, a causa di gelate, grandinate e siccità. Il risultato, secondo i dati raccolti da Assoenologi dalle 17 sedi regionali: 15 milioni di ettolitri di vino e mosti in meno. In totale l’Italia, che l’anno scorso era sul gradino più alto del podio mondiale, produrrà 38,9 milioni di ettolitri. Dal Dopoguerra, un anno più storto di questo è stato solo il 1947, con 36,4 milioni di ettolitri. I rivali europei del vino, Francia e Spagna, non gioiscono: hanno subìto gli stessi cataclismi, dai gelo che ha bruciato i germogli delle viti già sviluppati ad aprile, alla lunga mancanza di acqua. L’ondata di caldo, da maggio ad agosto, ha non si ricorda una stagione come questa, dove gli eventi climatici si sono accaniti con inusuale ed eccezionale portata”, commenta Assoenologi. Le cantine di tutte le regioni si sono riempite meno di uva. In qualche caso il carico pesava la metà. In Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna la diminuzione media è stata del 45%. I grappoli raccolti sono spesso risultati meno pesanti, la resa nella vinificazione è stata quindi inferiore. Male anche la Lombardia, con un -35%, mentre si attestano a -30% Marche Abruzzo, Puglia e Sicilia. Piemonte ed Emilia Romagna si fermano a -25%, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania al -20%. La situazione migliore? Trentino Alto Adige, -15%. Il conto finale è la retrocessione dell’Italia sotto la soglia dei 40 milioni di ettolitri (il 2016 si era chiuso con 54,1 milioni). E la qualità delle uve per il futuro vino? “Alquanto eterogenea - sostiene Assoenologi - abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Determinante l’approccio scientifico degli enologi nella conduzione dei vigneti”.

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