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Corriere Della Sera

II mondo (tutto friulano) della Ribolla gialla … La sua cagnetta si chiama Ribollina, che ha preso il posto della più amata, Ribolla. Vive a Como di Rosazzo, ma vuole cambiare il nome del paese in Ribolla di Rosazzo. Intanto è riuscito, con il collega Graziano Specogna, a far dedicare le vie ai vitigni (vorrebbe cambiare i nomi degli internazionali con quelli degli autoctoni). Manlio Collavini, 80 anni, friulano, volteggia in una bolla di Ribolla gialla: dopo 40 anni il vitigno è al sicuro. Mentre il Veneto stava votando per l’autonomia, il Friuli - Venezia Giulia ha ottenuto il proprio federalismo da imbottigliare: la Ribolla gialla in versione Doc e Igt potrà essere solo friulana. Gianola Nonino, la Signora delle grappe che distilla le uve della sua regione, aveva avvertito: piantano Ribolla gialla anche in Sicilia, stiamo perdendo l’esclusiva. Uno smacco dopo la battaglia del Tocai, vinta 11 anni fa dall’Ungheria, unico Paese a poter usare questo nome, mentre l’Italia si è dovuta accontentare di chiamare Friulano quello che prima era Tocai. Pochi giorni fa, il Comitato ministeriale ha sancito che la Ribolla gialla è un’esclusiva della regione governata da Debora Serracchiani. Collavini ha festeggiato a modo suo, eccellenza e semplicità a tavola: una bottiglia di La Tàche di Romanée Conti, uno dei vini migliori (e costosi) del mondo, e un piatto di salsicce con l’amico di sempre, il conte veneto Pietro Marzotto. È il vino che, attraversando il mondo per presentare i vini friulani, beveva talvolta con Isi Benini, pioniere del giornalismo enogastronomico e fondatore del Ducato dei vini friulani, del quale Collavini è senatore. Uscendo dalla bolla della Ribolla, Collavini invece è stato deputato, per tre legislature, con Forza Italia, fino all’aprile 2006, preferendo però durante il Carnevale di Venezia organizzare la maratona del vino, l’Ombralonga, piuttosto che partecipare alle cena con Berlusconi a Ca’ Mocenigo o al Ballo dei gattopardi a Palazzo Pisani Moretta. Cortesia d’altri tempi e dolce dialetto friulano, Collavini ha visto crescere il successo della Ribolla gialla. Da 380 a mille ettari in due anni nel Friuli sulla scia piena di bollicine del suo Brut, premiato quest’anno per la prima volta con i Tre bicchieri del Gambero rosso. Ne produce 200 mila bottiglie, “potrebbero essere 20 milioni se avessi scelto il Prosecco, ma preferisco così”, dice. Quando, incuriosito dal nome, Collavini iniziò ad occuparsi di questo vitigno, aveva alle spalle un altro centro: quello del Grigio, la riuscita vinificazione in bianco del Pinot grigio. La sua base è un castello cinquecentesco, il Zucco - Cuccanea, sul quale gravava una leggenda simile a quella del serenissimo Palazzo Dario. Si diceva fosse funestato dalla maledizione di un nobile napoletano che aveva combattuto a Caporetto. “Solo dicerie di paese”, taglia corto l’ex onorevole. È un appassionato di tradizioni locali: ha appena venduto 48 magnum di Ribolla “per salvare la banda comunale di Rivignano, da dove è partita la nostra storia di vignaioli, con mio nonno Eugenio”. E decanta il libro di ricette “di una contessa che aiuta a capire, attraverso gli ingredienti usati, gli antichi legami delle famiglie friulane”. E sceso in campo nella contesa con i veneti sulla paternità del Tiramisù, chiamando a raccolta 21 chef friulani, con altrettante ricette del dolce, abbinandolo a un nuovo vino, il Ratafia di Ribolla, succo d’uva liquoroso “alla maniera dei colleghi dello Champagne”, dice. “All’inizio la Ribolla gialla era una specie di vino novello torbido - ricorda Manlio Collavini - mi sembrava sprecato, in fondo queste piante si coltivavano qui dal Medioevo, si trattava solo di ricavarne un vino di qualità e di venderlo nel mondo. Abbiamo deciso di divertirci con le bollicine e ce l’abbiamo fatta inventando un metodo tutto nostro: usiamo i serbatoi come per il Prosecco ma con i tempi dello Champagne, 42 mesi di affinamento, infatti adesso stiamo vendendo l’annata 2013”. Ora Collavini, con i figli Giovanni e Luigi, vende quasi 2 milioni di bottiglie l’anno (premiatissimo il bianco Broy), da cento-settanta ettari di vigne. Un mondo in una bolla di Ribolla gialla.

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