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Corriere Della Sera

In vino business … In due anni consumi su del 9%, export a 5,6 miliardi. La grande scommessa della Franciacorta: più coltivazioni bio e diventare volano per il turismo e il cibo di qualità... Gli indicatori sul vino segnalano una grande ripresa del settore. Il vino è uno dei motori più potenti del nostro export agroalimentare. Pesa per oltre 5,6 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 27,6% nel quinquennio 2011-2016. Cresce l’esportazione ma si è rimesso in moto anche il mercato interno: nel 2016 i consumatori in Italia hanno superato i 28 milioni. Lo ha accertato il Censis in un focus realizzato per “Vi.Vite” (Vino di vite cooperativo) che sarà il primo appuntamento nazionale interamente dedicato alle cantine cooperative e ai suoi produttori: Si terrà a Milano, i prossimi 25 e 26 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia. Sì perché oltre 6 bicchieri di vino su 10 vengono dalle cantine cooperative, un fenomeno che va ad alimentare la crescita dell’economia enologica. Basti pensare che negli ultimi due anni mentre i consumi dell’alimentare sono cresciuti dello 0,5% il vino ha accelerato con balzo del +9% recuperando parte del gap accumulato nel decennio 2005/2015 dove aveva perso il 21% e l’alimentare l’11. La sorpresa viene dai Millennial (18/34 anni): uno su due è consumatore di vino. Si distinguono nettamente dai loro coetanei del Nord Europa dove prevale un consumo di alcol elevatissimo e di bassa qualità. Le bollicine. A trainare la crescita del settore contribuiscono anche fenomeni come quello del Franciacorta, le bollicine bresciane hanno inanellato nel 2016 un altro anno di crescita, sia in Italia ma soprattutto all’estero con un aumento dell’export del 15%. “I risultati raggiunti - dichiara Vittorio Moretti, presidente del Consorzio per la tutela del Franciacorta - sono entusiasmanti. Il mercato sta riconoscendo ai produttori la giusta notorietà del Franciacorta, nato da un disciplinare di produzione unico, che ne è prerogativa fondamentale. Il Franciacorta rappresenta oggi un punto di riferimento per il consumatore che vuole vivere un’esperienza di assoluto prestigio, sinonimo di qualità superiore, cultura e tendenza”. Il futuro. In Franciacorta sono sempre più numerose le vigne coltivate secondo il regolamento biologico; attualmente la superficie gestita secondo questa modalità è di 965 ettari e 898 ettari sono in fase di conversione. Ciò porterà ad avere oltre il 65% della superficie vitata a coltivazione biologica, a dimostrazione della volontà dei produttori di salvaguardare il futuro del territorio. Ma i progetti diventano sempre più ambiziosi. E il Consorzio si pone dei traguardi precisi. “Da qui al 2027 spiega Moretti - la Franciacorta si caratterizzerà come regione di turismo enogastronomico, del relax e dello charme. Se a livello internazionale il molo di leader assoluto del metodo classico rimarrà allo Champagne, il Franciacorta diventerà leader a livello italiano e il marchio riuscirà a estendere la sua influenza positiva anche ad altri prodotti locali food. Il vino sarà un fondamentale motore della crescita, grazie anche all’accoglienza che le cantine della Franciacorta sapranno garantire sette giorni su sette”. La sfida sarà quella di offrire una prova di coesione, magari rinunciando a guadagni immediati in un’ottica di lungo periodo, privilegiando conservazione del territorio, ripensamento urbanistico e sostenibilità. Meno facile di quel che sembra.

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