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Corriere Economia

Vino I consumi sono in calo Bicchiere pieno con l’export … L’analisi Produttori al bivio: vendere lontano da casa non è da tutti … La flessione sul mercato domestico: sotto i 40 litri procapite Ma oltreconfine quantità raddoppiate-nell’arco di 10 anni … Le premesse non sono delle migliori. Nel 2010 in Italia il consumo di vino è sceso sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri (fonte Ismea) con un consumo pro-capite che si attesta per la prima volta sotto la soglia dei 40 litri (il calo dalla fine degli armi Ottanta a oggi supera complessivamente il 30%). Ecco perché oggi esportare il vino italiano sembrerebbe più una necessità che un’opportunità. Anche perché dal 1999 al 2008 il valore dell’export del vino italiano è passato da 2,4 a 3,6 miliardi di euro, con un incremento da record pari al 50%. Ma per avviare una valida politica estera bisogna avere risorse finanziare e una produzione adeguata, prerogative non molto diffuse tra piccole e medie aziende del comparto enologico. E’ per questo che il mondo delle cooperative vinicole continua ad essere molto affollato. “Non vorrei apparire come il sostenitore delle grandi coop — spiega il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini — ma quando si approcciano mercati lontani non sempre la strada è in discesa. Anzi, i rischi di missioni infruttuose sono reali, soprattutto quando le aziende che si affacciano ai mercati esteri sono piccole e non strutturate. Per avere risposte positive in termini di incremento di fatturato al di fuori dei confini nazionali è fondamentale avere dimensioni di impresa adeguata, un know-how interno altamente professionale e, soprattutto, la possibilità per le imprese di ottimizzare il più possibile i costi di produzione, riuscendo così a commercializzare prodotti competitivi non solo nella gamma e nella qualità ma anche nel prezzo”. Mercato Interno Se l’avventura all’estero è la soluzione per rilanciare fatturati e diffusione, non si può rinunciare al mercato interno, anche se in flessione. Le nonne per il controllo dell’alcol sono considerate dai produttori tra le cause più importanti del calo del consumo di vino in Italia. “Si tratta di una normativa sbagliata — spiega Giovanni Minetti, direttore generale di Fontanafredda — il problema dell’alcolismo nasce con i liquori non certo con il vino. Malgrado questo, noi abbiamo cercato di offrire soluzioni concrete ai nostri clienti. E’ per questo che abbiamo creato bottiglie da mezzo litro per’ le cene da due persone, da un litro per quattro e da un litro e mezzo per sei. Abbiamo calcolato le quantità che ciascuno può bere senza superare i limiti dell’etilometro. - Soluzioni che servono a non vedere sprecato l’enorme lavoro che svolgiamo in cantina per affinare e migliorare la qualità dei nostri vini”. Per riconquistare quote di mercato però servono anche strategie di marketing e vendita. “Non c’è dubbio — concorda Vittorio Moretti fondatore e proprietario della cantina Bellavista in Franciacorta — e di sicuro un giusto rapporto qualità-prezzo è quello che, oggi più che mai, rende di più. Le bollicine di Franciacorta ormai hanno raggiunto un livello di qualità e fama, in Italia e all’estero, da non essere più messe in discussione ma con gli altri vini non è lo stesso: bisogna produrre in qualità, farsi conoscere e accreditarsi in una fascia alta. Ma se non hai un territorio che ti sorregge l’operazione risulta molto complessa”. Modello Maremma: Proprio la promozione e l’accreditamento del territorio e delle piccole aziende vinicole della Maremma è la missione che sta portando avanti da più di un armo la Camera di commercio di Grosseto. Ma certo è una sfida delicata - quella di far conoscere e apprezzare un territorio cresciuto all’ombra del Brunello di Montalcino e del Chianti. “Eppure viviamo in un’area incantevole, naturalmente votata al vino — spiega Gianni Lamioni, presidente della Camera di commercio di Grosseto — in Maremma ci sono 300 aziende che producono e imbottigliano vino e 2 mila aziende agricole in ún’area che vanta la maggiore biodiversità in Italia. Adesso è arrivato il momento di far conoscere e valorizzale davvero la qualità di questo territorio ed è per questo che abbiamo realizzato il progetto Maremma wine shire”. Con un vino noto e apprezzato come il Morellino di Scansano a far da traino, la Maremma si presenta con 7 Doc ed è in attesa di una “Doc Maremma” particolarmente identificativa. “Il nostro primo obiettivo resta il mercato interno — spiega Lamioni — possiamo contare su un altissimo prodotto, su un rapporto qualità-prezzo molto competitivo, ci manca la notorietà. Attualmente su dieci persone che producono il vino, solo una pensa a promuoverlo. Dobbiamo arrivare a un livello in cui cinque continueranno a produrlo e altri cinque andranno in giro a farlo conoscere e apprezzare”.

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