02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Economia

Brindisi all’estero Così riparte il mercato ... Ma per sfondare in Cina è necessario puntare sulla rete della grande distribuzione. Il caso degli Stati Uniti... Le vendite al di fuori dei confini sono in aumento deI 12 per cento. Boom in Russia, Canada, Svizzera... Andare all’estero è la priorità. Come farlo innesca il dibattito. È ormai chiaro che la ripresa del settore vitivinicolo italiano passa dall’export ma restano da individuare le strategie che possano far crescere la presenza italiana oltre frontiera.

Export a due cifre

I dati Istat sull’export vino per l’anno 2010, confermano una crescita rispetto al 2009 pari all’11,7% in valore (arrivando a sfiorare quota 3,9 miliardi di euro) ed al 10,7% in volume, per oltre 20 milioni di ettolitri esportati. Gran parte dei mercati stranieri, in cui è stata registrata un’avanzata italiana, è quella in cui le nostre aziende hanno svolto una profonda opera di sensibilizzazione e di promozione del made in Italy enologico. “Infatti non è un caso - osserva Adriano Orsi, presidente del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative - che a trainare la ripresa dell’export nel 2010 siano stati proprio quei mercati che tra il 2009 e il 2010 hanno beneficiato di oltre 90% dei progetti approvati dal Ministero delle Politiche Agricole a livello nazionale, come la Russia (+59,6%), il Canada (+28,6%), la Svizzera (+12,5%) e gli Usa (+11%). L’auspicio per il prossimo anno - conclude Orsi - è di replicare questi risultati non solo sui mercati consolidati, che presentano ancora potenzialità inespresse, ma anche nei nuovi mercati in cui imprese e istituzioni devono attivare maggiori sinergie per avere un miglior livello di informazione e realizzare iniziative di promozione adeguate e coordinato che consentano loro di aprire nuove quote di mercato”.

Credibilità mondiale

Uno dei settori che ha fatto registrare molti passi avanti nella reputazione e nelle vendite all’estero è quello delle bollicine. Da anni ormai i vini trentini, il Prosecco e il Franciacorta fanno sentire il fiato sul collo persino a sua maestà lo champagne. E il tutto senza avere né un territorio comune né un nome aggregante. “Forse è per questo che ci abbiamo messo un po’ più di tempo a conquistare una credibilità mondiale - spiega Vittorio Moretti, proprietario di Bellavista, cantina storica di Franciacorta - per tanti anni la bollicina italiana è stata accomunata allo spumante dolce piemontese. Da anni ormai gli stranieri hanno imparato a conoscere e apprezzare la grande qualità delle bollicine come quelle che arrivano dal nostro distretto”.

Nuovi mercati

I dati di mercato però dicono che la tattica conservativa giova poco, i mercati saturi (come quelli europei) non crescono più e quindi bisogna setacciare quelli emergenti dove anche il vino di qualità sempre più apprezzato. “Però bisogna arrivarci con prezzi abbordabili e servizi di alto livello - osserva Moretti - noi, per esempio, abbiamo scelto di creare una nostra rete di commercializzazione negli Usa per saltare un passaggio e contenere i costi. Vini di alta gamma come i nostri, in certi paesi, rischiano di arrivare al consumatore finale a un costo almeno triplicato. Ecco perché stiamo allestendo una nostra rete per i mercati stranieri anche se ci vuole tempo e risorse economiche adeguate”.

Il nodo logistico

La fascia prezzo a cui appartengono i vini condiziona anche i canali di vendita scelti dalle cantine per andare all’estero. Per i cosiddetti vini del “nuovo mondo” (Cile, Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica) la grande distribuzione è il canale ideale per aggredire i mercati stranieri. “Soprattutto in Asia sono stati rapidi e aggressivi - spiega Roberto Bruno, responsabile commerciale di Fontanafredda - ma certe sfide non sono impossibili: noi ci stiamo provando con la Barbera, vino che in termini di prezzo e bevibilità può essere un grande avversario dei vini realizzati con vitigni internazionali. In generale però, a differenza del passato, stiamo imparando a differenziare i canali distributivi in base alla caratteristiche dei paesi stranieri: se negli Usa è possibile entrare con grandi vini e attraverso l’alta ristorazione, nei paesi asiatici è preferibile utilizzare wine bar e locali di tendenza. Il mondo è globale ma le strategie di prezzo e di commercializzazione dei vini vanno fatte in base alla cultura dei paesi in cui si opera”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024