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Corriere Fiorentino

Il futuro del vino toscano Bolgheri superstar. E gli altri? … Le nostre etichette promosse dallo studio di Wine Lister, l’agenzia di rating del settore Supertuscan in vetta alle classifiche, ma le denominazioni storiche restano indietro Ella Lister: “La previsione è di una crescita imponente, con qualche gap da colmare”... C’è solo il vino della Borgogna più buono di quello toscano, che è il più popolare dopo Bordeaux e sta crescendo anche da un punto di vista economico trainato dai Supertuscan. A dirlo è l’ultimo studio di Wine Lister pubblicato venerdì e dedicato alla Toscana, per la quale si prevede una “crescita imponente”. Wine Lister è una sorta di agenzia di rating, una Moody’s del vino specializzata nell’elaborazione di dati qualitativi, economici e di marketing legati all’enologia mondiale, oltre che nella classifica delle etichette per qualità e longevità. “La nostra analisi - spiega Ella Lister, cofondatrice e Ceo di Wine Lister - conferma la forza dei fondamentali della Toscana e fornisce nuove informazioni sul suo crescente gradimento. Abbiamo identificato le aree dove i produttori registrano buoni risultati e quelle dove c’è ancora un gap da coprire con le zone di maggiore tradizione”. La ricerca si apre con l’andamento della Toscana negli ultimi sei anni, paragonando i cinque top brand con i concorrenti diretti: a confronto i cinque premier cru classée di Bordeaux, i cinque cru del Domaine de la Romanée Conti in Borgogna e, per la Toscana, Tignanello, Masseto, Sassicaia, Solaia e Ornellaia. Negli ultimi sei anni la nostra regione è cresciuta del 32%. Crescono di più però tutti gli altri: più 35% il Piemonte e più 40% la California, con la Borgogna inavvicinabile e che “fa segnare una straordinaria performance quasi raddoppiando il valore delle quotazioni dei suoi cinque cru”. Se però si prendono in esame gli ultimi due anni la Toscana è il fanalino di coda, 11 Piemonte cresce persino più della Borgogna, seguito da California e Bordeaux. Perché allora gli esperti di Wine Lister parlano di una crescita toscana? A mantenere alte le aspettative dei vini della regione è la popolarità. “La Toscana è una regione sotto esposta” spiega un commerciante inglese leader nella distribuzione. La crescita della popolarità dei top brand toscani era alla pari con quella delle altre regioni fino a sei mesi fa, con solo Bordeaux una spanna sotto. Poi ha registrato un’impennata di crescita seguita solo dal Piemonte: da ottobre a oggi la popolarità dei vini toscani è cresciuta il 9% in più di quella di Piemonte e Borgogna, il 30% più della California e il 50% più di Bordeaux. I vini toscani vanno bene anche dal punto di vista della qualità, che Wine Lister misura su una scala che parte da una fascia media di 400 punti fino a quelle forte da 750 e fortissima da 750 a mille. Per questo calcolo l’agenzia inglese ha preso in considerazione i 50 top brand toscani. Il risultato è appunto lodevole in termini di qualità con i nostri vini secondi soltanto alla Borgogna, con un punteggio complessivo di 883. In termini di brand la lista dei 5o fa scendere il vino toscano al quarto posto. Segno questo - spiega la ricerca - che a trainare l’immagine sono soprattutto i 5 top brand, quelli a seguire sono meno forti. Bordeaux e Borgogna insomma arrivano sul mercato con molti più marchi importanti rispetto a noi. Dopo il confronto globale, la ricerca mette a confronto Bolgheri, i Supertuscan, Montalcino e il Chianti classico, che nella media seguono quest’ordine. A trainare Bolgheri alla guida delle denominazioni toscane ci sono i già citati brand e il prezzo me-i dio a bottiglia più alto di tutta la regione con 97 euro. Lo studio dice chiaramente che gran parte della popolarità internazionale della Toscana è merito del rilancio che Bolgheri, ma anche i Supertuscan, hanno dato al vino toscano. Le denominazioni storiche, infatti, arrivano dopo. In un mese su WineSearcher.com “Bolgheri” viene ricercato oltre 12 mila volte, “Chianti classico” meno di duemila. Però il Brunello di Montalcino è il miglior vino toscano in termini economici e il Chianti classico segna un’importante rivincita risultando quello di riferimento per la qualità, con un punteggio sulla scala di Wine Lister di 935. Tra i limiti segnalati dalle 35 pagine di analisi ci sarebbe lo scarso dinamismo delle denominazioni storiche che, rispetto alla Francia, non riuscirebbero ad affondare il colpo sul mercato per una mancata classificazione sul modello appunto di Bordeaux o della Borgogna, capace di cementare le conoscenze di collezionisti e appassionati. Nello specifico delle singole etichette, la classifica toscana a top 25 di Wine Lister vede tre Bolgheri ai primi tre posti. Nell’ordine Ornellaia precede Sassicaia e Masseto. Seguono sempre in ordine: Tignanello, Soldera con il Case Basse (ormai Igt e non più Brunello) e Solaia, mentre chiudono la top ten Le Pergole Torte di Montevertine, Fontodi col Flaccianello della Neve, Biondi Santi con la riserva di Brunello di Montalcino e Guado al Tasso. Seguono sempre in ordine: Cepparello, Sammarco, Biondi Santi (base), Messorio, il Tenuta Nuova di Casanova di Neri, Poggio di Sotto, Valdicava, Vigna d’Alceo, Percarlo, il Chianti classico Vigna del Sorbo, L’Apparita del Castello di Ama, Redigaffi di Tua Rita, il Valdicava base, Fuligni e Oreno. Per trovare una Docg insomma bisogna arrivare al nono posto, per trovare un Chianti classico al ventesimo. Panano domina la Toscana continentale grazie ai Di Napoli Rampolla (Sammarco e Alceo) e ai vini di Giovanni Manetti (Fontodi). Tuttavia, viene fatto notare sullo studio, tra Ornellaia e Oreno della Tenuta Setteponti, cioè primo e ultimo, ci sono 133 punti di ranking di differenza, mentre nella stessa top 25 di Bordeaux ce ne sono appena 63. Esistono cioè ampi margini di crescita sotto i top brand di riferimento. Nella classifica disaggregata per qualità emergono: Soldera, Pergole Torte, Percarlo, Alceo, Fuligni, mentre a chiudere la top 20 troviamo Lupicaia, il brunello Biondi Santi, Sassicaia, Tignanello e Avignonesi Capannelle 50&50. Da segnalare poi i “buzz brand”, vini con forte crescita, alta popolarità, considerati prestigiosi o di tendenza, con Giusto di Notri di Tua Rita primo Supertuscan, Messorio delle Macchiole tra i Bolgheri e Biondi Santi leader delle denominazioni. “Il quadro completo ci ha convinto - conclude Ella Lister - che la Toscana ha un roseo futuro davanti. Il mercato dei grandi vini confida in una crescita imponente nei prossimi anni, nonostante i suoi principali produttori siano già considerati tra i migliori del mondo”.

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