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Corriereconomia / Corriere Della Sera

Il vino gioca la scommessa americana ... Il Tavernello vola negli Usa. Il vino prodotto da Caviro farà da portabandiera a un progetto

di internazionalizzazione che riguarda tutti i marchi del gruppo vitivinicolo di Faenza. “Stiamo aprendo la Caviro Usa afferma il direttore generale dell’azienda, Sergio Dagnino rappresentiamo il 10 per cento del vino italiano e andare all’estero è obbligatorio. Siamo già in 70 mercati, ma intendiamo rafforzarci in nuovi canali distributivi, oltre ai due classici della ristorazione e della grande distribuzione organizzata, per intercettare tutti i tipi di consumo”.

Caviro nel 2015 ha realizzato un fatturato di 300 milioni il 29% dei quali all’estero ma “il piano è quello di arrivare ad esportare il 40% entro il 2020, concentrando gli investimenti sul rafforzamento della rete distributiva” puntualizza Dagnino. Caviro, che quest’anno compie 50 anni, vende ogni anno 2 milioni di ettolitri di vino, per 1’88% prodotti dai suoi soci: 12 mila viticoltori di 7 regioni che conferiscono 6 milioni di quintali di uva alle 31 cantine che li lavorano. Il focus strategico è sempre stato il rapporto qualità prezzo dei prodotti, ottenuto tramite investimenti in tecnologia e un team di 50 enologi. L’ammiraglia dei brand

della casa è Tavernello che è diventato in 40 anni un fenomeno di marketing internazionale. “E’ stato lanciato nell’83 ricorda Dagnino

ed è divenuto un marchio forte per due motivi: le campagne pubblicitarie lanciate per la prima volta per reclamizzare un vino. E la confezione in tetrapak che ha creato un nuovo segmento di mercato, il brik, che oggi rappresenta il 30% dei consumi”.

Tavernello rappresenta il 35% del fatturato Caviro ed è in continua crescita. “Una famiglia su tre beve Tavernello e il fatto che il brand non tramonti sorprende anche noi, è tra i primi 50 prodotti più venduti nell a grande distribuzione organizzata”, commenta il direttore generale. In un settore dove il consumo è estremamente frammentato per regioni e tipologie di prodotti, Tavernello è l’unico marchio forte:“ Come vendite supera del doppio persino il Lambrusco che è il vino più venduto in Italia”. E’ anche il marchio italiano di vino più venduto nel mondo ed il numero uno per volumi in Germania e in Russia. Ma Caviro non è solo low cost. Negli ultimi anni il gruppo ha impostato una diversificazione

dei propri marchi verso il segmento premium: “Abbiamo comperato le cantine Leonardo da Vinci ricorda il manager che producono Chianti dal 1965 e sono category leader negli Usa e la Cesari di Verona, fondata nel 1936 che è sinonimo di Amarone e di Valpolicella”.

Ora il portafoglio per le esportazioni va dai marchi cosiddetti ad alta rotazione, ai prodotti private label, alle cantine super-premium. “Aumentando la gamma dell’offerta abbiamo migliorato la penetrazione. Siamo concentrati sui mercati con consumi procapite più significativi, quindi l’Europa, ma stiamo crescendo anche in Usa e Cina”, aggiunge Dagnino. Caviro si trova a competere nel mondo con produttori emergenti molto forti come Argentina e Cile che stanno rimpiazzando quelli storici come Francia e Italia.

Sul fronte interno il mercato si è drasticamente ridotto: è calato dai 54 litri di consumi procapite del 2000 ai 34 di oggi. Con uno zoccolo duro di consumatori che va dai 54 anni in su, e che non viene sostituita dalle nuove generazioni. In questo contesto è obbligatorio aumentare di taglia. “Sarebbe bene auspica Dagnino

che il processo di integrazione fra cooperative continuasse. Alcune realtà non hanno le dimensioni sufficienti per supportare gli investimenti. Noi siamo interessati a siglare partnership ed alleanze a 360 gradi in un’ ottica di rafforzamento sui mercati esteri”.

La finanza per le acquisizioni non manca: “I nostri multipli reddituali e patrimoniali sono ampiamente sotto i limiti di affidamento - precisa il direttore di Ca viro - il problema non è trovare capitali ma trovare buone occasioni sulle quali investire”. Il 25% del business arriva dalla distilleria realizzata negli impianti rilevati dall’Eridania. Caviro è il secondo produttore di alcol in Italia, il secondo produttore mondiale di acido tartarico naturale e il primo per il recupero delle acque reflue. “Ingegnerizziamo i prodotti di scarto della lavorazione del vino per trovare molecole nuove ad alto valore aggiunto per i nostri clienti, nella nutraceutica o nella farmaceutica. Vendiamo i semilavorati alle più importanti multinazionali del farmaco, dell’alimentare e del beverage”, conclude Dagnino. Completano la filiera del recupero, una centrale termica a biomasse a tre impianti a biogas.

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