02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriereconomia

Supermercati Lo scaffale e rovente ... Guerra aperta tra produttori e grandi gruppi della distribuzione dopo il decreto liberalizzazioni ... Le Coop, Esselunga, Conad, Auchan, Carrefour, Selex. Tutti insieme i colossi di supermercati, senza divisioni né contrasti, nella guerra degli scaffali contro le industrie alimentari. A compattare i fronti, almeno per una volta, è stato il governo Monti o meglio il decreto liberalizzazioni che all’articolo 62 introduce una selva di paletti la dove prima non c’era nulla: i negoziati commerciali tra fornitori e distributori. La nuova legge disciplina in maniera dettagliata i rapporti tra catene commerciali o grandi centrali di acquisto e i produttori, agricoli e quelli agroalimentari con disposizioni che vanno dall’obbligo di contratto scritto, ai tempi di pagamento, alla definizione delle quantità e della deperibilità della merce con il divieto di praticare “condizioni gravose”, “discriminazioni” e “condotte commerciali sleali”.

Faccia a faccia

È una rivoluzione che, a sentire le parti coinvolte, è giunta a sorpresa ed è destinata a far esplodere un contenzioso senza precedenti tra il sistema retail e le industrie. “Se lo scopo della nuova normativa è quello di tutelare la piccola e media impresa e l’agricoltura - tuona il numero uno di Coop Italia, Vincenzo Tassinari - lo capiamo e ci stiamo, anche se non siamo stati consultati. Ma se le norme sono funzionali a privilegiare multinazionali come Lactalis, Coca-Cola o Unilever allora abbiamo delle perplessità perché riteniamo che questi grandi gruppi abbiano le capacità per difendersi da soli e una leva finanziaria che le piccole medie imprese non hanno”.
Contro il contestato articolo tutte le associazioni di rappresentanza del mondo della distribuzione (Federdistribuzione, Ancc, Ancd) si sono unite e, dopo aver chiesto lo stralcio della norma in un audizione al Senato, stanno valutando il ricorso per incostituzionalità.

La selva dei contratti

Maniele Tasca, direttore generale della catena Selex fa notare che “la norma è in contrasto con il percorso delle liberalizzazioni e dovrebbe essere rivista con il contributo di tutti gli attori della filiera”, Tassinari precisa che “l’articolo 41 della costituzione dice che la trattativa privata è libera”. Secondo Sergio Cassingena, amministratore delegato di Si- sa, la normativa serve solo a complicare le cose perché “ogni distributore, persegue la propria strategia e metodologia confrontandosi con l’industria”. Attualmente, secondo i dati forniti al Senato, sono in vigore 600 mila contratti tra la grande distribuzione e le industrie ma siccome ognuno di questi da luogo a più ordini di fornitura giornalieri se si applicasse il decreto si dovrebbero siglare centinaia di milioni di nuovi accordi. “Questa norma - spiega Tassinari - esprime una cultura negativa nei confronti della distribuzione, perché parte dal presupposto che una sola parte, la nostra, sia scorretta”.
Ben diversa la posizione delle industrie alimentari unite in difesa del decreto sotto l’ombrello di Federalimentare e di Centromarca. “Norme simili non sono una novità e non rappresentano uno scandalo - commenta Filippo Ferrua presidente di Federalimentare e di Ferrero Italia - i distributori devono rispettare le scadenze dei pagamenti come noi rispettiamo le nostre”.

Qual caso a Bruxelles

Luigi Bordoni, numero uno di Centromarca, aggiunge che “per la prima volta si dettano regole che riguardano le relazioni commerciali che aumentano la concorrenza, eliminano costi all’origine e possono determinare una riduzione- dei prezzi finali”. Non è la prima volta che industrie e catene commerciali si scontrano. Quattro anni fa ci fu un tentativo del governo di regolazione dei termini contrattuali, poi a Bruxelles fu aperta un’inchiesta per pratiche scorrete e violazione della concorrenza e lo scorso anno l’Antitrust ha avviato un’indagine conoscitiva sul ruolo della Gdo nella filiera agroalimentare per valutare le ragioni “dell’intensificazione della concorrenza tra Gdo e fornitori”. Federalimentare, per dimostrare la restrizione della concorrenza, consegnò all’Autorità 154 questionari compilati da altrettante imprese fornitrici. “Due anni fa - spiega Tassinari - eravamo disponibili ad un accordo consensuale con l’industria che fosse favorevole per le per Pmi e per l’agricoltura italiana ma non se ne è fatto niente perché Federalimentare si è divisa. Ora riteniamo ancora che l’accordo sia la strada maestra”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024