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CORRIERECONOMIA

Terreni: Il Barolo è re anche dei prezzi Le bollicine? Salgono molto in fretta ... Quotazioni fino a un milione per ettaro. In crescita il trevigiano e la Franciacorta ... A Montalcino dicono che il Brunello è più pregiato se respira l’aria di Siena invece di quella di Firenze. La battuta, che riferisce Giampietro Comolli, giornalista, economista ed enologo, non nasce solo dall’arguzia, e dal campanilismo, dei toscani. E anche una metafora per spiegare che il valore di un appezzamento di terreno coltivato a vigneto può variare con il mutare di un solo fattore: nel caso specifico sulle stessa collina e con lo stesso vitigno basta che cambi l’esposizione. Per questo nella tabella qui a fianco, che abbiamo ricavato dalla più recente rilevazione dell’Inea, l’Istituto pubblico di studi sull’economia agraria, per la stessa area si possono rilevare forbici di prezzo molto ampie. Nel caso del Brunello il gap è di 60 mila euro per ettaro, quelli che dividono i 380 mila euro delle aree di maggior pregio dai 320 mila di quelle meno richieste. Ma nelle terre del Barolo la differenza è abissale e arriva a 800 mila euro. Il milione stimato per una zona top come Cannubi, tra Alba e Barolo, è un valore pressoché teorico perché nessuno vende; le ultime transazioni avvenute si sono aggirate attorno a ‘50 mila euro per ettaro. Stesso problema per l’area del Prosecco; in tabella indi- chiamo come valore top 450 mila euro per ettaro ma la parte più pregiata della collina di Cartizze a Valdobbiadene potrebbe valere, secondo una stima fatta da WineNews per una ricerca che sarà presentata al Vinitaly, anche tre volte tanto. Nella lettura dei dati va poi precisato che i prezzi si riferiscono al solo terreno senza tenere conto del valore degli immobili edificati, che viene sempre stimato a parte. Comolli, che ha dato vita all’Ovse, Osservatorio economico vini e che si occupa di ricerca e valutazioni globali di imprese vitivinicole come partner advisor della divisione Winery Real Estate del Gruppo Maggi di Piacenza, sottolinea inoltre che le quotazioni a ettaro vanno lette tenendo conto che spesso le transazioni riguardano piccoli appezzamenti acquistati da confinanti “e che un ettaro lo si ottiene sommando tra loro le superfici di tre o quattro contratti”. Per quanto riguarda l’andamento del mercato, il nostro interlocutore spiega: “In questi anni i vini che hanno il miglior trend di vendita sono gli spumanti e il valore dei terreni e delle aziende nelle aree più vocale a questa produzione, il Trevigiano, la Franciacorta, l’Astigiano e il Trentino, rimane molto elevato, anche se ad esempio in Franciacorta da almeno un paio d’anni non avvengono più transazioni”.
Ci sono però quattro aree che esprimono prodotti che non risentono in alcun modo dell’andamento del mercato “normale”: sono quelle che producono i viti per una nicchia di clienti, quella dei collezionisti. Altro parametro indiretto per la valutazione globale. Si tratta dei vigneti del Barolo, dell’Amarone, dei “super tuscan” e del Brunello. Secondo le stime si tratta di una nicchia di conoscitori che nel mondo non superano quota 30 mila. Comprano per investire, ma probabilmente con lo spirito disincantato di Gianni Agnelli che consigliava di puntare sul vino di pregio perché se il valore di una bottiglia crolla almeno ci si può consolare stappandola. I grandi investimenti in terreni oggi sono fatti da manager o industriali che impiegano una parte del loro patrimonio per dare vita a un’azienda agricola, ed è sempre vivo l’interesse degli stranieri: negli ultimi anni si sono affacciati in Italia prima i russi e ora i cinesi. Ma buona parte delle transazioni consiste nella vendita ai vicini anche perché, come per tutte le cessioni di terreni agricoli, il confinante, se è un coltivatore professionale, ha il diritto di prelazione: bisogna prima offrirgli il terreno e se l’offerta viene rifiutata si può vendere liberamente purché il prezzo sia almeno pari a quello proposto al confinante. Si tratta di un aspetto che limita la dinamica del mercato ma può migliorare la dimensione produttiva dell’azienda. Un altro fattore che riduce in questa fase gli scambi è l’attesa per la sorte del “diritto di reimpianto”. “Oggi - conclude Comolli - non è possibile impiantare ex novo un vigneto, ma lo si può fare solo comprando i diritti ceduti da un altre coltivatore che ha effettuato l’espianto delle vigne dal suo terreno e ricorrendo a un atto notarile. E’ un sistema comunitario, analogo a quello delle quote latte o del pomodoro, che dal 2015 sarà ridiscusso. E’ chiaro che se si giungesse a una liberalizzazione delle colture il mercato intero del vino cambierebbe volto”.

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