Cali di produzione dovuti al clima, carenza di manodopera in tante aree del mondo legata anche, ma non solo, alla pandemia, problemi logistici nelle esportazioni, ma anche speculazioni. È complesso il quadro che continua a far crescere i prezzi mondiali dei generi alimentari, alimentato perlopiù dalle strozzature dal lato dell’offerta di oli vegetali. A dirlo, oggi, è la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, il cui indice dei prezzi dei prodotti alimentari ha registrato in media 135,7 punti, pari a un aumento dell’1,1% percento rispetto a dicembre.
L’Indice che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambio, evidenza un +4,2% su base mensile per gli oli vegetali (da quello di palma a quello di soia, da quello di colza a quello di girasole) e del 2,5% per i prodotti lattiero-caseari, mentre è sostanzialmente stabile il prezzo dei cereali, a +0,1% (con un -3,1% del grano a fare da contraltare al +3,8% del mais e al +3,1 del riso), così come è in leggero rialzo quelle delle carni, con le quotazioni delle carni bovine in forte crescita, quelle suine il leggero aumento, mentre pollame e carne ovine sono in calo. Così come lo è lo zucchero, unico sottoindice con prezzi in diminuzione.
In questo quadro mondiale, però, in Italia “il caro energia sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”, commenta la Coldiretti.
Secondo cui la crescita dei prezzi è effetto di “accaparramenti, speculazioni e tensioni internazionali, con la Cina che, entro la prima metà dell’annata agraria 2022, avrà accaparrato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana nei diversi continenti, con conseguenti forti aumenti dei prezzi in tutto il pianeta e carestie, sulla base dell’analisi di Nikkei Asia sui dati del dipartimento americano dell’agricoltura”.
Ma se a livello mondiale i prezzi corrono, sottolinea ancora la Coldiretti, “in Italia invece i compensi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non riescono neanche a coprire i costi di produzione. Il balzo dei beni energetici si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. Molte imprese agricole in Italia stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. Con l’avvio delle operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%)”.L’aumento dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta nazionale costretta rimanere in banchina. Il rincaro dell’energia - continua la Coldiretti - si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
“Serve un deciso intervento per contenere la bolletta energetica nelle campagne e garantire continuità della produzione agricola ed alimentare” afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nel precisare che occorre anche “responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle. Il Pnrr - conclude Prandini - è fondamentale per affrontare le sfide della transizione energetica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.
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