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STORIA

Cosa si mangiava ad Ercolano 2.000 anni fa? In una mostra le abitudini alimentari della quotidianità

“Dall’uovo alle mele”: un’eccezionale esposizione, fino al 31 dicembre, con gli alimenti arrivati fino a noi, insieme a stoviglie e utensili da cucina

Un viaggio nell’epoca romana alla scoperta di quella che possiamo definire una vera e propria civiltà del cibo: fino al 31 dicembre a Villa Campolieto, nel Parco Archeologico di Ercolano, va in scena la mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola”. É il poeta Orazio che afferma “Ab ovo usque ad mala” - un pasto completo nell’antica Roma solitamente iniziava con le uova e terminava con i frutti - e come su un vassoio d’argento l’antica Ercolano ci consegna una grande quantità e varietà di reperti organici in eccezionali condizioni di conservazione, a dimostrazione di un assortimento invidiabile di cibi e alimenti. Materia prima e frutto di una sorprendente arte culinaria, il cibo di questa città romana si mostra attraverso i resti carbonizzati di pane, cereali, legumi, frutta, uova, formaggio, frutti di mare, al punto che ci sembra quasi di sentirne i profumi. Inoltre vasellame, pentole, utensili, oggetti di uso quotidiano e di lusso restituiscono preziose informazioni sui principali aspetti dell’alimentazione degli antichi Ercolanesi: dalla produzione al consumo, fino allo smaltimento del cibo.
Mai come ad Ercolano emerge con chiarezza un rapporto con il cibo che guarda non solo alla qualità e varietà dei prodotti, ma anche alla cura della preparazione e al risultato gastronomico. Gli oltre 300 scheletri di fuggiaschi ritrovati sull’antica spiaggia di Ercolano hanno offerto dati sullo stato di salute della popolazione e sul cibo che mangiavano: erano uomini, donne, bambini che hanno popolato le strade e le case di Ercolano antica e la cui vita non è mai veramente terminata, ma è in qualche modo giunta sino all’oggi, fissata per sempre in quelle strade e tramandata al futuro attraverso lo scorrere delle generazioni.
“Il cibo, non solo come necessità fisiologica, ma come elemento centrale della vita culturale e sociale, rappresenta un costante legame con il contemporaneo perché molte tradizioni e usi antichi persistono anche nella cultura campana di oggi - dichiara il direttore del Parco Francesco Sirano - i gusti, le ricette e l’etichetta a tavola sono cambiati negli oltre 2.000 anni che ci separano dal 79 d.C., ma abbiamo in comune la cura per la qualità delle materie prime, al tempo dei Romani spesso importate anche dall’Africa e dall’India, per la preparazione e la presentazione dei piatti e, molto più importante, per l’ospitalità e la condivisione della mensa, specie nelle occasioni più importanti”.

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