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ATTUALITÀ

Crescono gli esemplari e il lupo viene “declassato” a protetto. Coldiretti: “ora salviamo le pecore”

La proposta è della Commissione Europea. Von Der Layen: “la concentrazione in alcune regioni europee un pericolo reale per il bestiame”
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Il numero dei lupi, negli ultimi anni, è aumentato

Il numero dei lupi è cresciuto e di fatto non è più un animale rischio. Si può sintetizzare così la proposta della Commissione Europea di “downgrade” dello status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”, annunciata dalla presidente Ursula Von Der Layen secondo la quale, riporta Coldiretti, “la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale soprattutto per il bestiame”. Se il ritorno dei lupi è un segnale importante per la biodiversità, la loro concentrazione può creare però dei problemi agli allevamenti. Dall’Europa può arrivare “un assist” per quella flessibilità spesso richiesta dalle autorità locali. Coldiretti ha lanciato un appello per “salvare” pecore, capre, mucche e asinelli uccisi “lungo tutta la Penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna”. Coldiretti ha aggiunto che “in Italia si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito del 10% negli ultimi cinque anni secondo l’analisi della Coldiretti”. L’organizzazione ha voluto ricordare come “i numeri sembrano confermare che il lupo ormai non è più in pericolo e il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.

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