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RISCATTO IN CUCINA

“Cucinare al fresco”, il libro di ricette firmato dalle detenute della casa circondariale di Bollate

La cucina si conferma come strumento in grado di raccontare percorsi di vita e costruire nuove speranze
RISCATTO IN CUCINA, Non Solo Vino
Cucinare al Fresco

Da qualche mese, nella casa circondariale di Bollate, una decina di detenute sono impegnate a scrivere, parlare, preparare i piatti della loro vita, che ricordano gli incontri in famiglia, ma anche più semplicemente, dei piatti per rendere un po’ meno pesante la loro reclusione: una chiacchierata che ha dato vita al primo libro di ricette “Cucinare al fresco”. L’iniziativa rientra in un percorso più ampio che si concretizza in una collana di libri di cucina, un’idea partita dalla casa circondariale di Como e ora approdata a Bollate e a Varese, in procinto di “partire” anche a Opera e a Brescia. Il ricettario è quindi una sperimentazione di idee, odori e sapori messi insieme dalle detenute che, attraverso mille conflittualità e tanta voglia di riprovarci, hanno accettato la sfida di scrivere una parte di loro con una ricetta. Proprio con il cibo, questo percorso ha portato a un risultato e anche la cucina si è confermata uno strumento per accomunare i mille volti del mondo.
L’iniziativa ha trovato spazio negli Istituti a seguito di qualche chiacchierata condivisa con i detenuti, che hanno manifestato quanto sia importante per loro cucinare e condividere ogni piatto con i concellini, che rappresentano una sorta di famiglia e di momento di confronto. Da qui la voglia di impegnarsi per “fare qualcosa di buono”, sia in cucina che nella vita. Parole, sapori, profumi, ingredienti sono il “sale della vita”, fattori in grado di unire e di sviluppare nuove sensazioni e nuovi bisogni come quello di raccontarsi. Si tratta di una sorta di esperienza di conoscenza e di esternazione dei sentimenti in chiave enogastronomica. Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra dall’esterno, il ricettario è un percorso di vita e di speranza. La cucina, la preparazione di un piatto è un linguaggio che ha accomunato i detenuti del carcere. L’intero ricavato dalla vendita del libro sarà reinvestito per nuovi ricettari e per la realizzazione di un periodico dedicato alla cucina.
“Il libro - raccontano le detenute del corso - è una memoria gustosa fatta di profumi e di sentimenti che si provano ai fornelli dietro alle sbarre. Sono una raccolta di idee e di sensazioni, di esperienze e di idee che si vivono quotidianamente. Vogliamo spiegare come cuciniamo in cella con i pochi strumenti che abbiamo, ma, nel frattempo, raccontiamo un’avventura, un’ispirazione, un ricordo. Attraverso un linguaggio semplice portiamo in tavola un sorriso”.

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