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CURIOSITA’ E TENDENZE, ALLA RISCOPERTA DEI PIATTI TIPICI CON LE “CESARINE”, SAPIENZA CULINARIA A PREZZI FISSI E OSPITALITA’ CASALINGA PER UN’ ASSOCIAZIONE SENZA FINI DI LUCRO

Nemiche giurate del sushi, dell’omologazione del gusto e degli eccessi di creatività nelle cucine dei ristoranti, aprono le porte di casa propria per proporre piatti di qualità tipici della tradizione gastronomica italiana. Si fanno chiamare popolarmente le “Cesarine” in onore a zie, nonne e tate che di generazione in generazione hanno tramandato i segreti della cucina locale, le appassionate del buon mangiare di una volta, riunite oggi in un’associazione denominata Home Food (www.homefood.it), per proporre prodotti e ricette tipiche condite da una convivialità tutta casalinga. Angeli dei fornelli, vestali del gusto, ma soprattutto appassionate di cucina, con la precisa mission culturale di difendere le tradizioni alimentari proponendo nella propria sala da pranzo gustosi piatti come le tagliatelle al limone o all’ortica, il polpettone al vapore, il vitello tonnato, le torte salate, ma anche lasagne, pancotti, pasta alle sarde o alle cime di rapa, tigelle e tutte le ricette tradizionali provenienti dalle varie regioni d’Italia.
Tutto è nato a Bologna e l’associazione, guidata e creata da Egeria Di Nallo, direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna, conta già 60 cuoche in tutto il Belpaese, con l’obiettivo di arrivare a 500 entro i prossimi anni. Ma diventare Cesarine non è cosa semplice e gli esami di ammissione sono estremamente difficili e rigorosi. Con lo slogan “buon cibo per buoni pensieri”, Home Food vede inoltre il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e dell' Università di Bologna ed è un’associazione senza fini di lucro.
Con quattro tipi di percorsi culinari diversi, le Cesarine propongono la loro sapienza culinaria a prezzi fissi, con costi alla portata di tutte le tipologie di tasche (dai popolari 25 euro ai 100 euro del menù più principesco), che servono a rimborsare le spese della cena o del pranzo. L’associazione funziona poi come un club, le cuoche versano una quota annuale di 100 euro e così i circa 300 soci che prenotano e pagano per ogni pranzo dell’associazione.
Leonardo Roselli

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