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ALDO BONOMI, FONDATORE AASTER

Da “green economy” a “green society” il salto d’epoca. La sfida del futuro è ripartire dalla terra

L’intervento del sociologo sulle virtù civiche dei borghi italiani per il Congresso dei 50 anni di Arnaldo Caprai a Montefalco, terra del Sagrantino

L’intervento del sociologo Aldo Bonomi, fondatore di Aaster, sulle virtù civiche dei borghi dove l’Italia è più bella, realizzato per il Congresso dei 50 anni della Arnaldo Caprai a Montefalco, nel territorio del Sagrantino. Lo riceviamo e ben volentieri lo pubblichiamo.
“Aleggiano incombenti temi e tempi che rimandano alla crisi ecologica. Che cambiano a seconda che riteniamo essere una transizione o una conversione ecologica mutando la dimensione del trattino che ho sempre messo nel sostenere green economy-green society come salto d’epoca. Il trattino congiunge per chi sostiene che ci salverà la tecnica incorporata nel fare impresa, diventa faglia guardando alla domanda sociale che chiede di piegare all’umano ed alla terra la metamorfosi. Temi grandi, tempi stretti nell’agenda incompiuta di Cop26. I microcosmi sono piccoli sensori che guardando alle lunghe derive dell’evoluzione della civiltà materiale ci aiutano a capire se oltre alla tecnica ci aiuterà la storia e la maturità delle “virtù civiche” a fare green society che tenga assieme il trattino. Perché come sostiene Robert Putman, nel suo raccontare che l’eredità delle istituzioni medievali ha influito pesantemente nella storia dei territori italiani e delle virtù civiche, occorre un rovesciamento concettuale: “l’economia non predice l’impegno civico ma è l’impegno civico a predire l’economia e anche meglio dell’economia stessa”.
Ne ho cercato traccia lì dove sono nati i comuni, lì, a proposito di conversione che rimanda alla spiritualità francescana, in quel distretto territoriale che comprende Assisi (dove è tornata Symbola con il suo Manifesto) Montefalco, Foligno, Bevagna … dove ho incontrato la storia della famiglia Caprai. Dal fondatore Arnaldo venditore di corredi per le spose di un tempo al vignaiolo Marco rivitalizzatore dell’antico vitigno Sagrantino passando per la tessitura dei mercanti di allora al cashmere con la lontana e vicina Cina. Una messa al lavoro delle virtù civiche nella comunità operosa dei comuni umbri, là dove l’Italia è più Italia (Putman), dove partendo dalla vendita di biancheria per la casa si passa all’attività artigiana di maglieria evoluta in maglieria in filati pregiati per arrivare alla fabbrica in Foligno ed ad aggregare in un gruppo tessile la filiera ,con la tintoria e partecipazione nella Cariaggi Spa che dalle terre alte delle gole del Furlo tesse una joint venture con una cooperativa di pastori della Mongolia cinese. Le virtù civiche anticipano l’economia perché in empatia con la civiltà materiale accompagnano l’evoluzione dei costumi dal corredo per le spose degli anni Cinquanta sino al distretto del cachemire dell’Italia centrale con reti lunghe sino in Mongolia degli anni Novanta. Microstoria di un territorio depositata in un museo di impresa delle arti tessili. Racconto di una capacità empatica che chiamiamo marketing, mai come oggi attuale nella fase storica della pandemia che ha rimesso l’abitare ed il vestire, la casa, al centro della evoluzione antropologica. Evoluzione che deve guardare alla modernità che viene ma guai se dimentica di ricordare il futuro guardando alla terra bene comune dove impatta la crisi ecologica.
Non so se, quando nel 1971 Arnaldo Caprai acquista una fattoria di 43,5 ettari nel comune di Montefalco e la attrezza di cantina, ne avesse contezza. Del ritrovarsi dentro la sfida del ripartire dalla terra nell’epoca dell’antropocene, dal vino, dall’olio della civiltà materiale che da sempre accompagna l’uomo. Credo ne abbia contezza il figlio Marco passato dalla cantina di un tempo in quel di Montefalco a 500 ettari di Sagrantino dove ha festeggiato i 50 anni di impresa tra tradizione e modernità. Tradizione come virtù civiche, come coscienza di luogo di un vitigno di cui c’è traccia nel 1088 nella chiesa di San Bartolomeo, immesso nella modernità di fare impresa per portare il vino come eccellenza (quanto il cachemire) nel mondo si direbbe con la retorica del marketing. Ma la modernità è ben più densa di uno storytelling. Un distretto agricolo ha bisogno di reti di saperi e con l’Università di Agraria di Milano si cercano e selezionano i genotipi del territorio, si impatta con le migrazioni e con la Caritas di Foligno si assumano braccianti agricoli in attesa di permesso di soggiorno con il contratto agricolo, l’azienda diventa sede dell’Its agroalimentare e tessuto orizzontale per enogastronomia Infatti negli anni Ottanta a Bevagna e Montefalco c’era un solo ristorante, oggi in questi due borghi ce ne sono 50. Le virtù civiche tengono assieme paesaggio, bellezza, agricoltura e agricultura in un distretto culturale evoluto che precede l’economia. Ma tutto questo non basta se dal ritorno alla terra lì dove sono nati i comuni con il loro fare comunità, lì dove la “Laudato Si’” fa riferimento allo spirito francescano, lì dove si incontrano i migranti in fuga dalla crisi ecologica, lì dove Symbola lancia il Manifesto di Assisi, non si inizia a pensare ed agire nei prossimi 50 anni. Che sono il tempo limite per convertire il modello di sviluppo. Forse le virtù civiche, la coscienza dei luoghi, l’agricoltura che dalla terra ridisegna la civiltà materiali possono tessere e ritessere una green society in grado di contaminare le retoriche della green economy che da sole non bastano.

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