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ANTEPRIME

Da novità su rating ad una leggenda “Nobile” già dagli Etruschi: Montepulciano, il vino è storia

Nell’ultima giornata di Anteprima, 4,5 stelle assegnate all’annata 2021. Già dal 1766 compare l’appellativo di quella che sarà la prima Docg d’Italia

Tra storia, presente e futuro, il Vino Nobile di Montepulciano si presenta fiero dei suoi traguardi raggiunti e di una tradizione con davvero pochi eguali, ma anche con alcune novità e dei nuovi progetti, tra cui uno che presto si affaccerà sul mercato, dal 2025, ovvero la nuova tipologia di Vino Nobile, denominata “Pieve”, che punterà sulla zonazione, scrivendo un nuovo capitolo di quella che è stata la prima Docg d’Italia. Ma l’Anteprima del Vino Nobile 2024 ha mostrato anche dei caratteri di personalità della denominazione, ad iniziare dalla scelta di modificare il format, per i trent’anni della nascita, arricchendosi di masterclass e spunti di approfondimento, con un forte messaggio di territorialità che si può tradurre anche nel mantenimento dell’evento a Montepulciano, nella città del Poliziano, il maggiore tra i poeti italiani del XV secolo, fulcro del circolo di intellettuali alla corte di Lorenzo dei Medici, che ha sviluppato la perfezione formale nello stile umanista.
Ma, dalla Montepulciano,
“perla del Rinascimento”,  sono uscite anche due novità per il format delle Anteprime riguardo alla valutazione dell’annata: le 4,5 stelle assegnate alla 2021, si declinano in una dimensione internazionale, e sono l’embrione di un percorso che proseguirà in direzione di una internazionalità ricercata che, in futuro, abbandonerà le “stelle” per esprimersi con un punteggio in centesimi. A ciò si aggiunge la scelta di non valutare l’annata, ma la vendemmia appena entrata in commercio, privilegiando, di fatto, maggiormente la prontezza del vino e non l’evoluzione che si esprimerà in futuro. Vendemmia 2021, che è stata descritta dal Master of Wine, Andrea Lonardi, come più “più ricca, forte e strutturata” rispetto alle ultime ma “meno elegante della 2016”. La 2023 si presenta, invece, come una vendemmia più “elegante e leggera”. Il Master of Wine Andrea Lonardi ha ribadito anche un concetto espresso in passato a WineNews, ovvero che un’annata va piuttosto giudicata rispetto al suo modello più che alle annate precedenti. D’altronde il clima è cambiato, la produzione dei vini rischia di rimanere “soffocata” dai fenomeni atmosferici e questa sarà una sfida decisiva per il futuro. Lonardi ha fatto riferimento ad aumento di ondate di caldo, minori piogge ma più concentrate in periodi non rilevanti per la viticultura, gelate primaverili. Un campanello d’allarme, sicuramente, ma che, grazie anche alla propria posizione geografica ed alle caratteristiche del territorio, il Vino Nobile può affrontare da una posizione più privilegiata e, quindi, “subire meno di altri l’effetto del cambiamento climatico; una carta, questa, che va giocata con attenzione”.
L’annata 2021 (nei prossimi giorni i migliori assaggi dello staff Winenews, ndr) ha avuto un andamento meteorologico straordinario, sia in termini di piovosità, sia per alcuni picchi termici registrati in primavera. La piovosità totale annua è stata pari a 510 mm, valore decisamente basso, il 25% meno della piovosità media annua della zona. Relativamente alle temperature, i mesi che si sono discostati fortemente dalle medie del periodo sono stati marzo e soprattutto aprile, che hanno fatto registrare valori delle minime particolarmente bassi. In aprile, nella notte tra il 7 e l’8, le temperature notturne sono scese sotto lo zero per molte ore, raggiungendo nei fondivalle anche i -7°C, e arrecando criticità in fase di schiusura. Il germogliamento è avvenuto tra il 28 marzo e il 27 aprile; la fioritura tra il 2 e il 15 giugno e l’invaiatura tra il 27 luglio e il 26 agosto; la vendemmia, infine, si è sviluppata tra la metà di settembre ed i primi di ottobre. I vini del 2021 presentano colori molto decisi, profumi intensi dominati da sentori di frutta matura e una notevole struttura caratterizzata da abbondante tannicità e buona acidità. A livello analitico si rilevano valori elevati di intensità e tonalità di colore, di alcool, di estratti e di polifenoli totali e livelli medi di acidità e pH.
I numeri del vino a Montepulciano parlano, nel 2023, di un’estensione dei vigneti pari a 2.000 ettari, oltre 6,9 milioni bottiglie di Vino Nobile e più di 2,6 milioni di Rosso prodotte; 65 milioni di euro il valore della produzione con il valore patrimoniale delle aziende vitivinicole, che si aggira su 1 miliardo di euro. L’Italia rappresenta il 34% della destinazione del vino, l’export vale il 66%, trainato dall’America per il 35% e l’Europa, esclusa l’Italia, con il 29,3%. La Germania è il primo canale di sbocco per l’export (38%), seguita dagli Stati Uniti (27,5%). Il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una crescita dovuta anche agli investimenti fatti dalle aziende che sono raddoppiate dal 1994 ad oggi: negli ultimi 30 anni, il 40,9% ha investito più di 5 milioni di euro, e il 50% meno di 5 milioni, l’86,4% per il miglioramento della sostenibilità aziendale, il 72,7% tra accoglienza e promozione, e il 68,2% in innovazione.
Vino Nobile che è anche sinonimo di cultura, riuscendo ad affascinare personalità di spicco della letteratura e della poesia, come si denota dall’approfondimento storico dell’architetto Riccardo Pizzinelli della Società Storica Poliziana. Perché se è noto che il medico, naturalista e biologo più alto in grado alla corte dei Medici e grandissimo letterato Francesco Redi, nel 1685, già lo definiva “d’ogni vino il re”, le origini di questo vino vanno ancora più indietro nel tempo, in un territorio già famoso per la produzione di vino fin dall’antichità etrusca. I vini del territorio poliziano erano già conosciuti almeno dalla metà del Cinquecento, quando si registrano le prime attenzioni bibliografiche come quelle di Sante Lancerio, il bottigliere di Papa Paolo III Farnese che lo definisce come “da signori”. E poi Leandro Alberti, a cui c’è chi definisce la prima creazione di una “guida” d’Italia (Descrittione di tutta Italia, 1550), cita, per la prima volta, il binomio “nobili vini”. Ma, tornando all’ambito letterario, c’è chi ha addirittura preceduto il Redi, ovvero Gabriello Chiabrera che, nelle sue celebri, “Rime”, nei primi anni del Seicento, parla di quello che è il prodotto simbolo di questo territorio: “Ma tu de’ miglior vini/ Cerca, Florin, l’insegna:/ Se chiedi oggi chi regna,/ Regna Montepulciano. Dunque, le tracce documentarie e bibliografiche, già dal Medioevo, evidenziano l’importanza che rivestì l’enologia per Montepulciano, e riferiscono che il periodo di maggior fama fu quello dal Seicento al Settecento, al termine del quale si trovano anche le tracce del binomio “vino Nobile”: il primo documento che lo attesta è del 1766 e proviene dall’Archivio dei Gesuiti di Montepulciano, oggi all’Archivio di Stato di Firenze. Il termine “Nobile” fu associato ad una tipologia di prodotto non del tutto nuova, ma rappresentò, comunque, una tappa fondamentale nel percorso enologico poliziano che vide protagonisti proprio i padri della Compagnia di Gesù del locale collegio che ne furono gli artefici, dediti alla sperimentazione ed al commercio del vino, ma anche aperti al dibattito vinicolo ed in particolare della fermentazione, non solo locale dell’epoca.
Il presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Rossi, ha fatto un bilancio dell’Anteprima 2024, impreziosita dalla partecipazione dell’imprenditore Brunello Cucinelli e del presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella: “trenta anni di storia che, quest’anno, ha messo in campo importanti novità, sia nella parte più commerciale, dedicata agli operatori, ma anche quella per i media italiani ed  internazionale, alla quale siamo tornati ad annunciare la valutazione dell’annata, da, quest’anno, però, quella in commercio (la 2021, ndr) - ha spiegato il presidente Rossi - e non l’ultima vendemmia. Ora continuiamo, per il 2024, a raccontare al mondo la storia del nostro vino, che è il valore che ci contraddistingue e che fa la differenza”.

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