Produzione in deciso calo, a Montalcino, nel 2013: 8,1 milioni di bottiglie di Brunello, -12% sul 2012 e 4,3 di Rosso (-4%). Ma su questo, i conti, si faranno nel 2018, quando la vendemmia 2013 del Brunello di Montalcino entrerà in commercio. Intanto, i dati economici, dicono che Montalcino è un territorio apparentemente in salute, grazie soprattutto all’export, la cui quota, sul totale, è salita dal 65 al 67%, per un fatturato complessivo delle aziende, però, in leggero calo, da 167 milioni di euro nel 2012, ai 165 del 2013. A dirlo i numeri del Consorzio del Brunello di Montalcino nell’apertura di Benvenuto Brunello, dal oggi al 24 febbraio a Montalcino, con il debutto delle Brunello 2009, della Riserva 2008 e del Rosso 2012, e con l’assegnazione delle stelle all’annata 2013, domani (che stando ai rumors saranno 4 su 5).
“Un’isola felice”, quella del Brunello, commenta a WineNews il presidente del Consorzio (www.consorziobrunellodimontalcino.it), Fabrizio Bindocci, anche se come ha detto nell’incontro promosso, a Montalcino nei giorni scorsi, da Jp Morgan e altri, Emilia Nardi (produttrice e consigliera del Consorzio), “la redditività delle aziende, negli ultimi anni, dai bilanci che si possono consultare, per legge, è calata”. Da qui a parlare di crisi, ovviamente, ce ne corre, perché il Brunello rimane un “lusso accessibile”, amato in tutto il mondo. Guardando all’export, il mercato top sono sempre gli Usa, che pesano per il 28%, seguiti dai mercati asiatici (15%), e dal Centro-Sud America, (Brasile, Messico, Panama, Venezuela e così via), che rappresentano il 10% del totale esportato. Un vino “globale”, dunque, ma anche “local”, il brunello, visto che il 18% della produzione viene comprato e consumato a Monalcino, secondo i dati del consorzio, nei ristoranti, nelle enoteche, o direttamente nelle cantine.
Intanto, per cercare di riconquistare anche il resto d’Italia, Benvenuto Brunello “de localizza”: da oggi a fine mese, nei ristoranti di Eataly di tutta Italia (Firenze, Roma, Torino, Pinerolo, Bari, Genova e Bologna), le bottiglie dell’annata 2009 offerte dalle cantine che partecipano alla kermesse di Montalcino, saranno i degustazione a 5 euro al calice. Con un Brunello di Montalcino che, dopo essersi raccontato al mondo come vino di lusso e di grande invecchiamento, ora cerca di battere, seppure per un breve periodo promozionale, la strada opposta, ovvero quello di vino pronto da bere e dal costo accessibile, “per riconquistare soprattutto i giovani”, sottolinea Bindocci. Il tempo dirà se la strada è quella giusta o meno.
L’annata 2009? Per molta della critica internazionale (WineNews ha sentito le opinioni di Monica Larner di “The Wine Advocate”, di Kerin O’Keefe di “Wine Enthusiast”, e di Walter Speller di “Jancis Robinson), è un millesimo pronto da bere, non adatto, se non per poche eccezioni, al lungo invecchiamento.
“Per le sue caratteristiche - commenta Bindocci a Winenews - il 2009 è un Brunello elegante, piacevole e con tannini morbidi, adatto a rispondere alle richieste di un mercato che si rivolge sempre più alla qualità. I produttori sono stati abili nel garantire all’annata le caratteristiche che rendono il Brunello unico e riconosciuto in tutto il mondo, indipendentemente dal decorso stagionale, sicuramente non facile”.
Focus - Il mito del Brunello come vino longevo, continua grazie anche alle aziende (tra cui Il Poggione) che hanno capito quanto sia importante proporre ai consumatori internazionali una scelta di vecchie annate
La longevità è una delle doti essenziali per un grande vino. Il Brunello di Montalcino, a partire proprio dalle bottiglie del 1888 e 1891 del Greppo Biondi Santi assaggiate l’ultima volta una ventina di anni fa (settembre 1994), ha costruito una parte importante della sua immagine, grazie a questa capacità.
Per questo le vecchie annate sono un patrimonio che narra la storia di un’azienda, meglio di qualsiasi altro mezzo. Il vino è elemento vivo e vitale, in costante evoluzione, che reagisce al trascorrere del tempo, guadagnando in complessità. Vuol dire profumi e sapori, sottili e delicati, ricchi di sfumature che solo l’età riesce a donare. Proprio quelli che, nell’ultimo “Benvenuto Brunello”, Il Poggione, una delle storiche aziende di Montalcino, ha offerto ai propri ospiti italiani e stranieri attraverso la degustazione di vecchie annate, il 1985 Riserva e il 1975 Annata.
Entrambi tra le migliori, rispettivamente degli anni Ottanta e Settanta del Novecento, hanno dimostrato di essere in eccellente forma. Anzi la più vecchia, figlia di una primavera piovosa e di un estate asciutta, nonostante il maggior carico di uve in uso all’epoca e 4 lunghissimi anni di ininterrotto invecchiamento in grosse botti di rovere, come allora prevedeva il disciplinare di produzione, sembrava addirittura più fresca rispetto alla più giovane. Quanto a quest’ultima, la Riserva 1985, la pienezza della sua struttura colpisce ancora oggi: la sua storia è destinata a continuare ancora a lungo.
Un Brunello di Montalcino di trenta/quarant’anni è un regalo della natura e dell’uomo che bisogna imparare ad apprezzare: sono le emozioni che solo i grandi vini possono regalare.
Andrea Gabbrielli
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024