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Dagospia

Resteremo a bocca asciutta – la vendemmia 2020 è in pericolo perché mancano gli stagionali – con la quarantena obbligatoria per gli operai che arrivano da Romania e Bulgaria, molte aziende vitivinicole sono in difficoltà – eppure in Germania hanno adottato il sistema della “quarantena attiva” - la denuncia di Cia – Agricoltori Italiani: “per colpa delle nuove procedure del fisco 4.0 e dello smart working degli uffici dell’agenzia delle entrate, servono 15 giorni per...” … Dopo la Sicilia già a fine luglio col Grillo e i vini precoci, la Franciacorta in Lombardia la scorsa settimana per Chardonnay e Pinot Bianco, ieri è stata la volta del Trentino anche per il Pinot nero (in anticipo di almeno una settimana). Giorno dopo giorno prende quindi il via la vendemmia in tutte le regioni. Dopo i bianchi che maturano prima, si passerà in settembre-ottobre ai rossi Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo, per finire ma dipende dal tempo in novembre con i più resistenti Aglianico o Nerello nelle zone alte interne e le uve in appassimento. Il punto in comune da Nord a Sud è la mancanza di manodopera specializzata, che mette a serio rischio le quantità e il necessario rispetto dei giusti tempi di maturazioni delle uve. Ieri è arrivato l’ennesimo grido d'allarme di Confagricoltura: “I lavoratori stagionali coinvolti nel comparto vitivinicolo calcola - sono 180 mila e rappresentano il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Per la quarantena imposta a chi arriva dalla Romania e dalla Bulgaria, molte aziende vitivinicole che ricorrono da tempo agli operai dell’Est Europa, si trovano in difficoltà”. E raramente, per le caratteristiche dei vigneti, riescono a sopperire con la vendemmia meccanica. “È un problema reale”, spiega Riccardo Cotarella, presidente degli enologi italiani, da pochi giorni wine maker della tenuta toscana del cantante Sting, oltre che (da anni) di Bruno Vespa e Massimo D’Alema. “Soprattutto aggiunge - in quei territori ed in quei vigneti dove non si può fare vendemmia meccanica, e dove comunque si cerca il massimo della qualità, che le operazioni manuali aiutano molto a raggiungere”. Da quando è esplosa l’epidemia Covid-19 in tutta Europa mancano i lavoratori stagionali stranieri. Prevalentemente provenienti da Marocco, India ed Europa dell’Est. Sempre gli stessi per le stesse aziende, conosciuti dagli agricoltori e specializzati in alcune lavorazioni. Ma quest’anno anche sui campi di pomodoro dove la campagna di raccolta è ormai agli sgoccioli non sono arrivati stranieri. Le regole del ministero della Salute impongono infatti due settimane di quarantena, prima di recarsi sui luoghi di lavoro. Troppi giorni per i braccianti che non riceverebbero compensi, troppe spese per gli imprenditori se dovessero pagarli. Eppure in Germania, per esempio, hanno adottato il sistema della quarantena attiva che prevede che i lavoratori possano svolgere il proprio compito senza perdere 14 giorni di attività, a condizione che siano ospitati in azienda, che lavorino separatamente dagli altri e che non lascino l’impresa per 14 giorni. Una proposta in tal senso era stata avanzata a luglio dal presidente della Copagri Franco Verrascina e di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Ma enormi difficoltà ci sono in Italia perfino per mettere in regola con contratti stagionali gli immigrati regolari. La denuncia della scorsa settimana di Cia Agricoltori Italiani è clamorosa: “Per colpa delle nuove procedure del Fisco 4.0 e dello smart working degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate, servono 15 giorni per dotare di codice fiscale i lavoratori stranieri da contrattualizzare per la vendemmia. Negli anni passati bastava un’ora per sbrigare la pratica”. Inoltre, non è consentito effettuare richieste di codici fiscali cumulativi: massimo dieci per singola e-mail. Insomma, l’Italia, in fatto di burocrazia sembra non volersi mai smentire. “Una radicale semplificazione del voucher agricolo sostiene Coldiretti avrebbe potuto creare almeno 25 mila posti di lavoro occasionali durante la vendemmia”. Sicuramente il personale non qualificato non è la soluzione definitiva, ma in Francia almeno ci provano: da ieri, giorno di inizio vendemmia, tra i filari ci sono molti disoccupati e giovani (anche under 18 in attesa della riaperture delle scuole). Nella sola Borgogna la Confédération des vignerons ha ricevuto il 40% in più dello scorso anno di domande di lavoro stagionale. “Il voucher che dal 2013 è regolamentato in maniera piuttosto rigida e burocratica afferma Alessandro Regoli, direttore di Winenews avrebbe permesso anche a cassaintegrati, studenti e pensionati italiani di tornare, almeno per qualche settimana tra i filari”. Carlo Ottaviano per “il Messaggero”

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