Il record dell’ora in bicicletta nel 1932 e le vigne di Carmignano, denominazione tra le più storiche del vino di Toscana e d’Italia; uno dei gruppi industriali più articolati d’Italia, e produttore leader in Europa di poliuretano, e la bellezza di una villa rinascimentale immersa nella campagna Toscana, la produzione di olio e di vino e l’ospitalità di alto livello: sono gli ingredienti peculiari della storia di Tenuta di Artimino, villa medicea di assoluta bellezza, ad Artimino (in provincia di Prato, ma veramente a due passi da Firenze) contornata da 700 ettari di terreni, di cui 70 a vigneto, acquisita negli anni Ottanta del Novecento dalla famiglia Olmo, di origine ligure, che guida Olmo Group, fondato da Giuseppe Olmo, che fu celebre corridore e ciclista degli anni Trenta prima (suo il record dell’ora nel 1935, ma fu anche medaglia d’oro olimpica nel 1932, e vincitore, tra l’altro, di ben venti tappe del Giro d’Italia), e poi, dopo la Guerra, fondatore della fabbrica di biciclette Olmo, da cui poi è nato un gruppo che è tra i leader nella produzione di poliuretano, ma impegnato anche nel fronte del turismo di montagna in Valsassina, in Lombardia, oltre che, ovviamente, in Toscana, con Tenuta di Artimino. Che, da un decennio, è guidata dai nipoti di Giuseppe, Francesco Spotorno Olmo e Annabella Pascale, che hanno dato un impulso importante alla storica azienda, e ora aprono una pagina nuova, sul fronte dell’accoglienza, affidando la gestione dell’hospitality al gruppo spagnolo La Meliá Hotels International, tra i più importanti gruppi di resort di lusso al mondo, e sul fronte vinicolo, con la consulenza enologica di Riccardo Cotarella, e quella manageriale di Vincenzo Ercolino.
Con la voglia di rilanciare non solo l’azienda, ma tutta la storica denominazione del Carmignano, come spiega Annabella Pascale, a WineNews. “Come famiglia gestiamo la tenuta dagli Anni Ottanta del Novecento, dieci anni fa io e mio cugino, Francesco Spotorno Olmo siamo entrati in azienda, siamo la terza generazione, e abbiamo lavorato molto sul turismo, sulla Villa Medicea, sull’albergo diffuso, ma anche sul fronte vinicolo, perchè siamo in una denominazione piccola ma storica che merita maggiore notorietà e successo, e di questo sentiamo la responsabilità. Abbiamo lavorato sui vigneti, sulla cantina, riposizionato l’azienda e ricevuto tanti premi da tante guide, ma ora vogliamo fare un ulteriore passo avanti. Per questo abbiamo chiamato al nostro fianco professionisti come Riccardo Cotarella, che è uno degli enologi italiani più importanti che si è innamorato subito del progetto e di una denominazione in cui non aveva mai lavorato, e Vincenzo Ercolino, tra i manager più esperti nel mondo del vino. Affidando la gestione dell’aspetto turistico ad un gruppo come Melià, inoltre, possiamo meglio lavorare sul tema del vino”. “Adesso - continua ancora Annabella Pascale - è il tempo di perseguire nuovi traguardi, anche attraverso investimenti importanti sia sul piano enologico sia su quello viticolo perché la mia famiglia sente l’obbligo di crescere ancora e portare la Tenuta di Artimino al ruolo che merita in questa zona fin dal tempo di Ferdinando de’ Medici”.
Fu proprio Ferdinando de’ Medici, infatti, che vi fece costruire nel 1596 la Villa Medicea La Ferdinanda, che oggi è Patrimonio Unesco, dove non è difficile immaginare Cosimo III mentre scrive il “Bando sopra la Dichiarazione dei confini delle quattro regioni: Chianti, Pomino, Carmignano e Val D’Arno di Sopra” del 1716. Così come ci è facile pensare a Caterina De’ Medici che, divenuta regina di Francia, scopre il Cabernet e lo porta a Carmignano dove ancora oggi viene chiamato “uva francesca” e dove ne è d’obbligo da Disciplinare l’uso dal 10% al 20% nell’uvaggio. Obiettivo è un ulteriore percorso di valorizzazione che, nell’idea di Annabella Pascale e della sua famiglia “vuol far crescere con Artimino anche tutta l’area del Carmignano, piccola ma di grande qualità”. La nuova squadra della Tenuta di Artimino ha già predisposto un nuovo progetto strategico con nuovi protocolli di lavorazione delle uve e, forse, anche nuovi vini, nonché un importante lavoro di valorizzazione della grande superfice boschiva (“500 ettari, che aiutano a mantenere una grande biodiversità”, spiega la Pascale) e di oliveti (quasi 100 ettari) di cui l’azienda dispone. Una storia partita da una bicicletta, dunque, e che oggi guarda con fiducia e consapevolezza al futuro, nel segno del vino, di Carmignano e dell’eredità dei Medici.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024