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Dai mercati esteri alla crisi dei consumi interna, dalla crescita di competitor come Italia e Spagna al legame con il Belpaese: a WineNews, il punto sullo stato dell’arte dello Champagne di uno dei nomi simbolo della Regione, Bruno Paillard

Gli ultimi anni, per lo Champagne, sono stati un po’ come andare sulle montagne russe, tra cali inaspettati e recuperi repentini, pagando la crisi che ha investito l’Occidente ma sapendo anche cogliere le possibilità offerte dai Paesi emergenti, come la Cina. Sempre con un occhio, ma non con la preoccupazione, a competitor via via più temibili sul mercato degli spumanti, come l’Italia e la Spagna. Nella cornice del ProWein, la fiera internazionale del vino di scena a Düsseldorf (fino al 17 marzo, www.prowein.com), a WineNews fa il punto sullo stato dell’arte della Regione uno dei nomi più importanti dello Champagne, Bruno Paillard.

“La regione dello Champagne - racconta Paillard - ha sofferto molto la recessione del 2008, poi si è ripresa tra il 2010 ed il 2011 e subito è tornata ad avere problemi nel 2012, per riprendersi negli ultimi due anni. Guardando i dati del 2014, è importante sottolineare che ben 14 dei primi 15 mercati hanno chiuso l’anno in crescita sul 2013, con performance come quella della Spagna, cresciuta del 12%, o della Gran Bretagna, cresciuta del 6%, e così via, non solo in volumi, ma anche in valore. L’unico Paese in recessione, per noi, è stata la Cina, ma di una percentuale irrisoria, sotto lo 0,1%, quindi possiamo dire che l’export è migliorato molto. Se invece prendiamo in considerazione il mercato interno - continua il produttore di Champagne - le cose cambiano, con un calo del 3% il 2014 è stato ancora una volta un brutto anno, ma gli altri mercati, come detto, hanno dato risposte positive. La vendemmia 2014, del resto, sarà quantitativamente all’altezza per rimpiazzare gli stock che usciranno dalle cantine e, da un punto di vita qualitativo, l’inizio è stato difficoltoso, con molta pioggia sia in primavera che all’inizio dell’estate, che ci ha reso molto nervosi, ma alla fine gli Chardonnay si sono rivelati superbi, ed il Pinot Nero eccellente, mentre con il Pinot Meunier siamo dovuti essere più selettivi. Sarà comunque un’annata interessante, potenzialmente darà buonissimi vini, sia intermini di qualità che di volumi prodotti, ci soddisfa molto”.
Ma qual è il rapporto dello Champagne con i propri competitor, nell’ottica di una concorrenza sempre maggiore, che spesso arriva da Paesi inaspettati, come la Cina? “Forse non tutti lo sanno, ma in termini di volumi, lo Champagne non è così grande, rappresenta appena l’1% del vino prodotto complessivamente nel mondo, e se consideriamo solo i vini spumanti, come categoria, rappresenta circa il 10% della produzione complessiva. Si producono sparkling wine in molti Paesi, ovviamente in Italia, con Franciacorta, Prosecco, Asti Spumante ed altre categorie, ma anche in Germania, dove si producono 400 milioni di bottiglie di Sekt, lo spumante più prodotto al mondo, e poi se ne trovano in Spagna (i Cava), in America, prodotti essenzialmente in California, e ancora in Australia, Sudafrica, ma persino in Russia. Anche l’Inghilterra - dice Paillard - sta iniziando a piantare i suoi primi vigneti, ma non è molto semplice, il clima è molto più umido che in Champagne, ma la produzione sta crescendo, anche se in termini di volumi si parla ancora di piccoli numeri, e di un mercato di riferimento che, essenzialmente, è solo quello interno. Certo, come in ogni Paese, anche agli Inglesi piace consumare prodotti locali, è normale, ma non posso certo dire di essere impensierito dagli sparkling inglesi”.
Chiusura, inevitabilmente, sull’Italia, anche in virtù dell’accordo chiuso insieme a Luca Cuzziol e Luciano Benetton che ha portato Paillard nel capitale di Cuzziol GrandiVini. “Per prima cosa, sull’Italia vorrei dire che è un Paese, ed un mercato, che amo e rispetto molto, a volte provo anche a parlare italiano, me non abbastanza bene. I nostri vini - continua Paillard - hanno sempre avuto un certo successo in Italia, è un mercato importante almeno quanto Inghilterra e Giappone, tra i più importanti dopo quello interno, anche se noi, come Bruno Paillard, esportiamo complessivamente l’80% della nostra produzione. L’Italia, come detto, adesso diventa per noi particolarmente importante con la collaborazione che abbiamo con Cuzziol: ho conosciuto personalmente Luca Cuzziol, 15 anni fa, un gentlemen che rispetto molto, e quando mi ha chiesto di supportarlo nel suo progetto di crescita, entrando con una piccola quota nella sua holding ho accettato di buon grado, sapendo che Luciano Benetton, una personalità decisamente rilevante, sarebbe stato della partita. Ma in fondo - conclude Paillard - abbiamo solo il 25% delle quote, è Luca Cuzziol a capo della compagnia, ed in lui abbiamo piena fiducia, come dice spesso, per cui vorrei fargli un grande in bocca al lupo per la sua avventura, felici di supportarlo.

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