La foto che ritrae il vignaiolo ucraino Mykhailo Molchanov tra i filari della Slivino, azienda del Sud dell’Ucraina, nella Regione dell’Oblast, vicino a Mykolaiv, di fianco ad un missile russo facendo con le dita la “V” di vittoria, è una delle immagini più iconiche delle prime settimane di guerra. La vigna spoglia e la terra ricoperta di brina ci riportano al marzo 2022, quando l’invasione russa era appena iniziata, e la speranza era ancora quella di una rapida risoluzione del conflitto. Dopo nove mesi di guerra, l’ottimismo ha lasciato il posto alla disperazione, ma il seme della speranza, piantato nel gelo di marzo, ha resistito, dando i suoi frutti lo scorso ottobre. Mykolaiv, dopo un periodo di occupazione russa, è stata liberata dall’esercito ucraino, ma il territorio, dal giorno dell’inizio della guerra, ha conosciuto più giorni sotto i missili (220) che senza subire attacchi (50).
Tra soldati russi e missili, sparati - 20 alla volta - dal lanciarazzi BM-21, detto “Grad”, Mykhailo e suo figlio Georgiy Molchanov hanno continuato a prendersi cura dei pochi ettari di Riesling, Pinot Nero e Moscato di Slivino, che ha iniziato a produrre vino dalle proprie uve solo nel 2018. Il risultato è una piccola produzione con un’etichetta ad hoc: “Grad Cru”, con un’ironia neanche troppo inusuale tra la resistenza ucraina, tanto che nelle note di degustazione si legge: “note di metallo e polvere da sparo” ...
L’annuncio era stato dato ad ottobre e, come racconta il magazine britannico “Decanter”, le bottiglie sono andate letteralmente a ruba, con i proventi destinati interamente a sostenere l’esercito ucraino. Nella speranza, impensabile fino a poche settimane fa, di una cacciata degli invasori russi dai territori orientali dell’Ucraina, e di un ritorno alla normalità che non è certo quella di una quotidiana pioggia di missili sulle teste dei vignaioli, né il lavoro quotidiano di sminatura dei vigneti.
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