Quella dei morti sul lavoro, in Italia, è tornata ad essere una vera e propria emergenza, con numeri particolarmente preoccupanti. Statisticamente, purtroppo, il settore agricolo detiene il triste primato del tasso di infortuni su tutti gli altri comparti, con una incidenza due volte maggiore della media. Le denunce di infortunio hanno esito mortale 4 volte di più in agricoltura, con oltre 120 decessi in media l’anno legati alla mancanza o all’usura dei più basilari sistemi di sicurezza, specie dei mezzi agricoli. Talvolta, però, a rivelarsi fatali sono sfortuna, imperizia e persino altruismo, come accaduto ieri in provincia di Treviso, a Ca’ di Rajo, dove Marco Bettollini, enologo e cantiniere dell’azienda dal 2018, nel tentativo di salvare un collega (ricoverato in ospedale a Treviso in condizioni ritenute serie) caduto dentro una cisterna, è rimasto ucciso dalle emissioni gassose sviluppate dal vino.
Ieri, nell’azienda trevigiana, era il primo giorno di vendemmia, ma in tanti altri territori la raccolta è già iniziata da settimane. Come, guardando al di là delle Alpi, in Champagne. Dove fatale si è rivelato - certo non in maniera sorprendente - il gran caldo di fine agosto e dei primi giorni di settembre, con temperature che hanno toccato i 34 gradi. Tanti, troppi per lavorare, e rivelatisi insostenibili, come riporta “Vitisphere”, per almeno due vendemmiatori, morti tra i filari. Un’altra donna, invece, è spirata nella sua casa, dopo essersi sentita male, anche lei, in vigna. C’è poi il caso di un lavoratore polacco portato all’ospedale universitario di Reims dai colleghi, su cui la polizia della zona sta ancora investigando. E, infine, un ragazzo di soli 19 anni, accasciatosi tra i filari che stava vendemmiando a Rilly-la-Montagne.
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