Non sono passati tanti anni da quando l’Asia veniva considerata la grande speranza per il mercato del vino con prospettive decisamente interessanti in ottica futura. Le ragioni erano fondate, un continente vasto, basti pensare alla Cina con i suoi 1,4 miliardi di persone, in crescita economica e che aveva mostrato un certo interesse per il prodotto vino. Ma il “feeling”, però, non è mai del tutto sbocciato, per una serie di ragioni, economiche e culturali, e le forti aspettative non si sono di fatto concretizzate. Un trend al ribasso che ha riguardato anche il 2024, basti pensare che, nei primi 9 mesi dell’anno, le esportazioni italiane verso la Cina si sono fermate “soltanto” a 62 milioni di euro (-11%), anche se il Giappone, il principale sbocco asiatico per i vini europei, sempre nei primi 9 mesi 2024, ha importato dall’Italia per 146 milioni di euro (+4%). Uno scenario, a livello generale, comunque complicato, che abbraccia tutto il vino europeo e che nell’anno appena concluso ha registrato una frenata importante con Cina continentale, Hong Kong, Giappone e Corea del Sud che hanno, infatti, registrato cali significativi, secondo l’analisi by “Vino Joy News”, basata sui dati pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea. Unica eccezione è stata la Thailandia che si è distinta come un mercato in crescita, sostenuto dalle recenti riforme fiscali.
Da gennaio a ottobre 2024, le esportazioni di vino dell’Ue verso la Cina continentale hanno totalizzato 456 milioni di euro, -12,48% sullo stesso periodo 2023. Nonostante la Cina abbia revocato le restrizioni Covid-19 alla fine del 2022 l’impatto persistente della pandemia sul comportamento dei consumatori rimane evidente. Guardando al 2019, quando valeva 705 milioni di euro, l’export è, infatti, di poco inferiore al 65%, confermando che il mercato stenta a decollare.
Per la Francia, il più grande produttore di vino al mondo in valore, l’export verso la Cina vale 300 milioni di euro, rappresentando il 65,88% delle esportazioni totali nel Paese del Dragone, ma con un calo del 13,57% su base annua. E se Parigi non esulta, le altre potenze del vino europeo non possono dirsi soddisfatte dall’andamento del mercato: l’Italia si ferma a 72,91 milioni di euro (-8,53%), la Spagna a 43,96 milioni di euro (-15,7%), il Portogallo a 5,42 milioni di euro (-14,44%). Ma c’è un’importante eccezione, la Germania, capace di invertire la tendenza con un aumento del 15,94% delle sue esportazioni di vino verso la Cina (22 milioni di euro), una crescita che viene attribuita al crescente interesse per i vini bianchi, Riesling in primis.
Ma il calo delle esportazioni di vino europeo non si è limitato alla Cina. Anche i mercati vinicoli consolidati di Hong Kong (valore export 258 milioni di euro, -22,67%) e Taiwan (valore 106 milioni di euro, -12,78%) hanno riscontrato notevoli cali. In Corea del Sud, dopo l’impennata dei consumi di vino durante la pandemia, il mercato ha continuato a calare, sempre nel periodo di riferimento da gennaio a ottobre 2024, con le esportazioni che hanno totalizzato 198 milioni di euro, -20,3% sullo stesso periodo 2023.
Il Giappone, il più grande mercato asiatico per i vini dell’Ue (745 milioni di euro di esportazioni), ha registrato un calo dell’11,74%, anche se rimane una destinazione chiave per le esportazioni di vino europeo.
In contrasto con la flessione di altri mercati asiatici, la Thailandia, che resta un mercato di “nicchia”, ha mostrato una modesta crescita nelle esportazioni (+2,38%) per un valore di 67,71 milioni di euro. Una crescita che è stata in gran parte guidata dalle riforme fiscali del 2024 che hanno eliminato una tassa di importazione del 54% sul vino e unificato il sistema di imposta sui consumi, novità che hanno probabilmente incoraggiato gli importatori ad aumentare i loro acquisti.
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