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DALLE LOBBY DELLE BIBITE GASSATE ALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, DAI SINDACATI ALLA POLITICA: LA TASSA SULLE BIBITE ZUCCHERATE (E SUI SUPERALCOLICI) PROPOSTA DAL MINISTRO DELLA SALUTE BALDUZZI NON PIACE PROPRIO A NESSUNO

Comunque la si pensi politicamente, non si può certo dire che Mario Monti, nelle vesti di premier non abbia coraggio: il Governo, nella figura del Ministro della Salute Renato Balduzzi, sta infatti facendo di tutto per imporre l’ormai famoso balzello sulle bibite gassate, e questo nonostante l’attuale Presidente del Consiglio sia stato, fino a pochi mesi fa, consulente della Coca - Cola, più che una semplice industria, la lobby più potente del settore, che Monti aveva già contrastato nel 1999, quando era Commissario europeo alla Concorrenza. E se da una parte ci sono le lobby delle bibite a contrastare la proposta del Ministro Balduzzi di tassare di 7,16 ogni 100 litri le bibite gassate, anche dagli altri fronti non mancano distinguo e proteste. In prima fila c’è Federalimentare, che, con le parole del suo presidente, Filippo Ferrua, ricorda come per il settore il momento non sia certo florido, visto che “il calo del -1,7% di produzione accusato dall’industria alimentare nel primo semestre dell’anno conferma la diminuzione già accusata dal settore a consuntivo 2011, rivelatasi pari al -1,8%. Il perdurare di questa tendenza dimostra l’estrema difficoltà delle famiglie italiane nello sforzo di far quadrare la spesa quotidiana. Stiamo parlando di consumi rigidi e anelastici, assolutamente “centrali” nella spesa delle famiglie più povere”. Ecco perché, continua Ferrua, “ogni aumento, anche marginale, del costo dell’alimentazione appare insostenibile in questa congiuntura. Tanto più assurdo appare poi tassare un settore come quello delle bevande e dei superalcolici, che nel primo semestre 2012 ha accusato nel suo complesso un calo della produzione ancora peggiore (-1,9%) del totale dell’industria alimentare”. Da qui, l’invito al Governo a “ben considerare le conseguenze di un’ennesima, ulteriore imposta come quella ipotizzata nel decreto salute”.

Assobibe - Associazione Italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcooliche, da parte sua, pone un altro tipo di problematica, quello dei livelli occupazionali che potrebbero subire conseguenze disastrose con l’introduzione dell’osteggiatissima tassa, almeno stando a quanto riporta uno studio dell’istituto Ref Ricerche che, a fronte di un’imposta di 5 centesimi al litro, prevede una contrazione del Pil di 238 milioni di euro, la conseguente riduzione delle entrate per lo Stato quantificabile in 95 milioni di euro, la contrazione dei consumi per 305 milioni di euro e calo dei livelli occupazionali di oltre 5.000 unità lavorative sull’intera filiera. “Questi dati non fanno altro che confermare che la tassa sulle bevande analcoliche proposta dal Ministro Balduzzi - spiega il presidente di Assobibe Aurelio Ceresoli - non solo discrimina incomprensibilmente un solo alimento che contribuisce per meno dell’1% al totale delle calorie assunte, ma avrebbe effetti economici gravissimi”. “La misura proposta - aggiunge Ettore Fortuna, presidente Mineracqua - non solo è ingiustificata dal punto di vista nutrizionale e gravemente dannosa per l’economia, ma è anche inefficace da un punto di vista fiscale. Il gettito derivante dalla tassazione, stimato dal Ministero della Salute in 250 milioni di euro, non tiene in considerazione il minor gettito Iva che si avrà dalla contrazione delle vendite”.

L’aspetto occupazionale, ovviamente, è quello che ha trovato sensibili anche i sindacati, in primis la Flai-Cgil, che “esprime la propria contrarietà alla proposta di introdurre un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche, che creerà un impatto negativo sull’occupazione di notevole dimensione, oltretutto in una fase di crisi dei consumi come quella che stiamo attraversando”. Il settore, come ricorda anche il segretario generale Flai-Cgil, Stefania Crogi, “non ha bisogno di una nuova tassa per ridurre i consumi e tutelate così la salute dei consumatori. Questa nuova accisa porterebbe alla contrazione delle attività, un abbassamento della produzione e dei livelli occupazionali. È un provvedimento che rischia di squilibrare le normative europee a danno del sistema di trasformazione industriale del settore del nostro Paese, facendo venire meno la ricerca sulla innovazione dei prodotti al fine di renderli più sicuri ed ecocompatibili. E’ necessario - conclude Crogi - che si attivi un tavolo di confronto a livello interministeriale per cercare le soluzioni e le buone pratiche che consentano lo sviluppo produttivo del settore e la salvaguardia dei prodotti nell’interesse dei consumatori”.

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