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LO SCENARIO

Dazi: primo accordo tra Usa e Uk. Mentre l’Ue ragiona sui contro dazi (includendo vino e whisky)

L’annuncio del presidente americano Trump, e di quello inglese, Starmer (agricoltura e carne al centro). L’Europa tratta ma non esclude contro misure
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Dazi: primo accordo tra Usa e Uk. Mentre l’Ue ragiona sui contro dazi

Miliardi di dollari di aumento delle importazioni Uk dagli Usa, stimate in 5 miliardi, in particolare in agricoltura, carne di manzo, alcolici (la parola esatta pronunciata da Trump è “etanolo”, ndr) e altri prodotti realizzati dai “nostri grandi agricoltori”, ma anche prodotti della chimica e dell’industria, l’eliminazione da parte del Regno Unito di “barriere non tariffarie” e non solo, con i dettagli che saranno affinati e messi appunto nelle prossime settimane (ed il dazio universale al 10% che, comunque, rimarrebbe, anche sui prodotti Uk): è l’accordo commerciale annunciato in questi minuti dal presidente americano Donald Trump, come anticipato dallo stesso presidente Usa nelle scorse ora via social, dove si è augurato esplicitamente che quello con il Regno Unito, un Paese storicamente alleato e amico degli Usa, e oggi guidato da Keir Starmer, che ha ringraziato in collegamento Trump, sottolineando come sia un momento storico per i due Paesi e per l’economia mondiale, e che questo accordo sia solo il primo di una lunga serie, con gli Usa disponibili a negoziare. Un percorso, quello tra Usa e Uk (in attesa di capirne i dettagli reali, ancora da limare nelle prossime settimane, ndr), che si spera sia solo l’inizio di una distensione reale su tema dazi, che però non è scontata.
Tanto che l’Unione Europea, che oggi paga dazi del 10% su tutte le merci che esporta verso gli Usa, dopo il congelamento delle tariffe al 20% delle scorse settimane da parte di Trump, da un lato continua a negoziare con gli Stati Uniti, dall’altro annuncia ricorso alla Wto (World Trade Organization) sulle tariffe reciproche, e nello stesso tempo ha avviato una consultazione pubblica (aperta fino al 10 giugno 2025) sulle merci provenienti dagli Stati Uniti che, eventualmente, l’Ue potrebbe colpire con i dazi se le trattative non portassero risultati. Una lista amplissima, che comprende tutti i settori, compreso quello dell’agroalimentare americano, con prodotti identitari per gli States come i tanto discussi wishky, ma anche vini, oltre a carni di manzo e suino, sementi e così via. Insomma, da un lato, si tratta, e, dall’altro, ci si prepara a contromisure importanti. Attualmente, spiega una nota della Commissione Ue, “379 miliardi di euro di esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti (o il 70% delle esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti) sono soggetti a nuovi dazi (compresi i dazi sospesi) da quando la nuova amministrazione statunitense si è insediata. I dazi statunitensi stanno già aumentando i costi per le imprese, soffocando la crescita, alimentando l’inflazione e aumentando l’incertezza economica”. “I dazi stanno già avendo un impatto negativo sulle economie globali. L’Ue mantiene il suo pieno impegno a trovare risultati negoziati con gli Stati Uniti. Riteniamo che si possano fare buoni affari a vantaggio dei consumatori e delle imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico. Allo stesso tempo, continuiamo a prepararci a tutte le possibilità e la consultazione avviata oggi ci aiuterà a guidarci in questo lavoro necessario”, ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen. Ovviamente anche il mondo del vino italiano ed europeo, come sempre, guarda all’evolversi della situazione, con gli occhi aperti sulle conseguenze di ogni azione e controreazione in quegli Usa che sono il primo mercato straniero di riferimento. “Ribadiamo la nostra assoluta contrarietà e preoccupazione rispetto all’inserimento del vino - e del whiskey americano - nella lista dei contro-dazi Ue. L’export di vino europeo verso gli Usa vale quasi 5 miliardi di euro l’anno di cui 2 miliardi per l’Italia, quello proveniente da oltreoceano arriva ad appena a 318 milioni di euro: la disparità del rischio appare piuttosto eloquente. Così si rischia - ha detto Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv) - una “escalation a perdere” che mette a repentaglio un’economia che solo in Italia vale l’1,1% di Pil e una bilancia commerciale attiva per oltre 7,5 miliardi di euro. Chiediamo buonsenso, quello dimostrato dal nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani che, sin dall’inizio, aveva sposato le nostre ragioni, rappresentate in sede europea”.

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