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Dentro Placido-Volpone: a WineNews la visione agricola di Michele Placido, tra sostenibilità ed imprenditorialità. “La Puglia è una terra vergine, dobbiamo valorizzare ciò che produciamo, combattendo le mafie e lo sfruttamento”

Italia

Da Ascoli Satriano a Verona: Vinitaly (come vi racconteremo su Winenews.tv) fa da sfondo al debutto ufficiale delle etichette Placido-Volpone, l’azienda pugliese nata dalla promessa che si sono scambiati gli amici d’infanzia Michele Placido e Domenico Volpone nel lontano 1974 (ne abbiamo parlato qui: https://goo.gl/sQpgHD), protagonisti, personalmente, del lancio degli otto vini, su cui spiccano il Rosone, Mimí, il Rosso e il Nero, prodotti da un vitigno autoctono, il Nero di Troia, e un rosato d’eccezione, il Faragola, ispirato e particolarmente amato da Violante Placido, che ha seguito le orme del padre anche in questa avventura. Che nasce dalla terra, e ad essa si lega, guardando alla valorizzazione del territorio attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro e di un calendario di spettacoli teatrali su testi antichi e moderni, ma senza perdere contatto con la modernità, come dimostra l’utilizzo della certificazione Blockchain, un registro distribuito e immodificabile, nato con le crittovalute, che permette di tracciare la produzione garantendo la provenienza e la qualità di ogni singola bottiglia di vino.

“Il vino ha una matrice molto antica, negli spettacoli teatrali dei grandi autori del teatro greco e romano c’era sempre l’inno al vino - racconta a WineNews Michele Placido - e questo aspetto lo vorrei far rivivere nelle nostre terre, magari con una scuola di teatro e cinema in Puglia, nell’ottica di un vero e proprio piano di investimenti culturali”. L’obiettivo, sul campo, è quello della certificazione biologia “che contiamo di ottenere tra massimo due anni - continua l’attore e vignaiolo - e che riguarderà la filiera di tanti altri prodotti, dalle olive all’olio, dai pomodori al grano, con l’ambizione di fare una mia pasta, tutto made in Puglia. Una terra ancora vergine, che offre prodotti salubri, ma che dobbiamo imparare a valorizzare, spesso le mafie hanno lucrato sui raccolti abbandonati. Sarà una battaglia, ma dobbiamo farci riconoscere la qualità ed il lavoro delle nostre produzioni”. Ed è qui che l’attore diventa vignaiolo, quando la terra conta più del volto. “La mia - spiega Placido - non è voglia di apparire, ma di aiutare un territorio spesso abbandonato a sé stesso, in cui i contadini sono stati spesso presi in giro dalla politica e dall’economia. Non si parla mai abbastanza di tutto questo: lavoriamo su un prodotto sano. Un’altra cosa importante è il lavoro: al Sud ci sono fenomeni di sfruttamento, specie dei migranti, assolutamente ingiusti, per tutti. Così non c’è alcuna dignità, per i nostri ragazzi come per chi viene da lontano, ci vuole un grande sforzo della politica - conclude Michele Placido - comunque maggiore di quello fatto fino ad oggi”.

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