Stando ai numeri, il vino italiano gode di uno stato di salute invidiabile. Merito di un 2021 che ha riservato al settore un recupero tale da superare di slancio il crollo del 2020 e tornare, ma in molti casi superare, ai fatturati del 2019, ultimo anno prima della pandemia. Ottimi soprattutto i risultati che arrivano dai mercati, dove il vino italiano ha toccato un volume di affari pari a 5,82 miliardi di euro nei primi 10 mesi 2021, con una crescita del 13% sul 2020 e dati record praticamente ovunque, dagli Stati Uniti alla Germania. Tutto bene, quindi? Sì e no. Sì, perché i numeri raramente mentono. No, perché oltre alle incognite rappresentate da una congiuntura internazionale che ha spinto il costo dell’energia e delle materie prime a prezzi mai visti prima, tra le pieghe di una crescita spettacolare si nascondono le difficoltà di tante piccole aziende.
L’allarme arriva dal direttore del Consorzio Vino Chianti Marco Alessandro Bani che, commentando i dati Intesa Sanpaolo (che abbiamo riportato qui) sulle esportazioni del distretto del vino dei Colli Fiorentini e Senesi, sottolinea come la crescita del 17% nei primi 9 mesi 2021 sul 2019, “non significa che sia tutto rose e fiori. Anzi. Nel settore del vino ci sono situazioni molto diverse tra di loro: alcune aziende stanno faticando perché non gli viene concesso credito dagli istituti bancari. Quando si parla di crescita si deve far riferimento anche ad un maggior bisogno di finanza, necessaria a pagare l’aumento di magazzino. Questa crescita è tutta sulle spalle delle imprese e poco sostenuta dal sistema bancario. Il mondo del vino è molto ampio - conclude il direttore del Consorzio Vino Chianti - e, all’interno, non ci sono solo aziende grandi, ci sono anche quelle piccole, che vanno aiutate. Ci deve essere allora un sistema generale di sostegno, a tutto tondo”.
Più che una voce fuori dal coro, è un messaggio denso di pragmatismo, che getta luce sulla complessità di un mondo fatto da decine di migliaia di aziende e centinaia di denominazioni e territori diversi, ognuno con le sue dinamiche commerciali, marginalità e capacità diversa di stare sul mercato. Del resto, uno dei punti di forza del vino italiano è proprio la sua straordinaria diversità, che vuol dire anche necessità diverse, a partire dal sostegno del sistema creditizio e della politica.
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