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DISTILLATORI EUROPEI MINACCIANO IL RICORSO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA CONTRO LA FRANCIA, REA DI PRODURRE ACQUAVITE A PARTIRE DAI SOTTOPRODOTTI DELLA VINIFICAZIONE

L’illegittimità della produzione di una “acquavite di vino” a partire dai sottoprodotti della vinificazione in Francia è al centro della denuncia dei distillatori europei della Cedivi (e già Assodistil, Associazione dei Distillatori italiani, aveva sollevato la questione in estate, ndr), che sottolineano le violazioni delle norme comunitarie sull’informazione e la tutela del consumatore, e additano gravi distorsioni della concorrenza e del mercato.

La Confederazione Europea delle Distillerie Vinicole (Cedivi), che rappresenta il 70% dei produttori europei di alcoli di origine vinica, ha presentato una denuncia della situazione, definita “molto preoccupante” a livello comunitario, gravemente lesiva di fondamentali diritti dei consumatori europei all’informazione e alla tutela della salute e ha chiesto l’intervento dell’Olaf (Ufficio per la Lotta Anti-Frodi dell’Unione Europea) nonché del Direttore Generale della Sanco (Direzione Generale della Commissione Europea competente sulla salute e la tutela dei consumatori) della Commissione Europea, Paola Testori.

La questione è già stata oggetto di interrogazione presentata dal presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, Paolo De Castro, e il Commissario all’Agricoltura dell’Ue Dacian Ciolos ha risposto di avere chiesto “informazioni supplementari” al Governo francese. Ma la questione è urgente e, in assenza di provvedimenti immediati, i distillatori europei minacciano il ricorso alla Corte di Giustizia.

A quanto risulta alla Cedivi, la Francia avrebbe autorizzato (inizialmente sotto la copertura di un’operazione sperimentale, ma in realtà per volumi ingenti destinati ai mercati tradizionali), la produzione di sedicenti acquaviti di vino e distillati di vino a partire dai sottoprodotti della vinificazione che, a seguito di un processo di decantazione, generano un percolato (di fatto una scolatura) definito jus d’egouttage dalle vinacce, ed un vino detto di decantazione dalle fecce. Si tratta, come risulta da un documento della Fedération Nationale des Distilleries Coopératives Viticoles francesi, di 40.000 ettolitri anidri di acquavite, il che equivale a un terzo della produzione italiana di acquavite di vino prevista per quest’anno. Non è noto da quanto tempo vada avanti questa pratica illegittima francese (il documento citato dalla Cedivi risale al 2006), ma certamente quantitativi così ingenti di prodotti concorrenti immessi sul mercato a un prezzo vile devono avere pesato parecchio sulla crisi che da anni viene accusata dalle acquaviti di vino europee.

Qual è la definizione di vino secondo la normativa vigente? Il vino “è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve”. Ma i vini in questione, definiti dalla regolamentazione francese che ne autorizza la distillazione, si ottengono, invece, a partire dai sottoprodotti della vinificazione quando, entrando nella distilleria come fecce e vinacce, vengono trasformati in jus d’egouttage e vins de decantation. Allo stesso modo, la definizione di distillato e acquavite di vino di cui al Regolamento 110/2008 della Ue sulle bevande spiritose esplicita che: “Quando sia fatto riferimento alla materia prima utilizzata, il distillato deve essere ottenuto esclusivamente a partire da detta materia prima” e che l’“acquavite di vino è la bevanda spiritosa ottenuta esclusivamente dalla distillazione di vino o di vino alcolizzato, a meno di 86% Vol o dalla ridistillazione di un distillato di vino a meno di 86% Vol”.

Ma l’operazione autorizzata in Francia, evidentemente contraria a tutte le normative comunitarie in materia, autorizza le distillerie francesi a produrre acquaviti e distillati di vino a partire dai sottoprodotti. Questo meccanismo, quindi, sortisce l’effetto paradossale che le distillerie si trasformino in produttori di quel sedicente “vino” che poi distillano e, cosa ancor più grave, che dalla distillazione di tali percolati di feccia e di vinaccia si ottiene un prodotto immesso sul mercato e catalogato come acquavite di vino a prezzi notevolmente più bassi rispetto ai prodotti regolarmente ottenuti, provocando una vera e propria frode ai danni del consumatore finale, che si ritrova a comperare un prodotto non conforme alla regolamentazione comunitaria.

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