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Divulgare la conoscenza delle qualità dell’Amarone nel mondo, tra promozione e formazione, e dialogo con gli altri produttori ed il Consorzio della Valpolicella: il programma di Sabrina Tedeschi, alla testa della Famiglie dell’Amarone d’Arte

Italia
Sabrina Tedeschi, presidente delle Famiglie dell’Amarone d’Arte

Divulgare la conoscenza delle qualità dell’Amarone nel mondo, facendo non solo promozione, ma anche e soprattutto formazione e informazione, per creare un consumatore consapevole, attento e capace di apprezzare la passione che i produttori mettono in questo straordinario vino. Ecco gli obiettivi delle Famiglie dell’Amarone d’Arte che la neo presidente Sabrina Tedeschi, coadiuvata dai due vice presidenti Pierangelo Tommasi e Alberto Zenato, perseguirà con un articolato programma di eventi, degustazioni e masterclass all’estero e in Italia. L’Associazione - fondata nel 2009 e oggi a 13 aziende vitivinicole socie: Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato. www.amaronefamilies.it - viaggerà tra Nord Europa (Svezia e Norvegia in programma il prossimo ottobre), tornerà in Canada e Stati Uniti e valuterà anche una visita dei mercati Asiatici, per sostenere il made in Italy in mercati emergenti. Non mancheranno gli eventi lungo lo stivale, per creare e consolidare sinergie tra diverse realtà, unite dal medesimo interesse: la qualità del vino.

Le Famiglie dell’Amarone, infatti, rappresenteranno il territorio della Valpolicella al Progetto Vino di Collisioni, a Barolo (www.collisioni.it, 17-21 luglio) presentando i propri Amarone a una platea di selezionati critici internazionali e importatori di tutto il mondo, grazie alla collaborazione di Ian D’Agata, direttore scientifico Vinitaly International. “Sarà un’opportunità di confronto con i colleghi del Barolo - ha illustrato Sabrina Tedeschi - e di contatto con realtà come l’Associazione Accademia del Barolo, che ha obiettivi simili ai nostri: potremo valutare insieme opportunità per rappresentare l’universo Amarone e Barolo in Italia e nel mondo”.
Tutte le attività dell’Associazione punteranno a creare una rete di collaborazioni e sinergie strategiche tra produttori, dentro e fuori il territorio, istituzioni e associazioni legate al mondo del vino e tutti i potenziali partner con cui condividere i medesimi principi.
“Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi - ha spiegato la neopresidente - sulla comunicazione delle attività positive realizzate insieme per il territorio. La numerosità delle aziende che popolano la Valpolicella è un potenziale strategico: si tratta, infatti, di tantissime voci che possono viaggiare nel mondo e portare il “verbo Amarone”, investendo in questo modo per se stessi, ma di riflesso anche per tutta la comunità. Noi auspichiamo fortemente un lavoro sinergico con tutti coloro (singoli o associati) che hanno a cuore la Valpolicella e le Denominazioni che di essa sono espressione antica”. E parlando di denominazioni, territorio e collaborazioni non si può non chiedersi se l’apertura riguardi anche il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella da cui le aziende delle Famiglie sono uscite in seguito al contenzioso giudiziario che vede i due soggetti in opposizione circa l’utilizzo del termine “Amarone”.
“Non avrei voluto affrontare questo argomento - ha detto Sabrina Tedeschi. Anche all’estero si parla di questa contrapposizione e non fa gioco all’Amarone. Ci stiamo difendendo e noi, come molti altri produttori, siamo stanchi di questa situazione di litigiosità. Stimiamo il faticoso lavoro di tutti i produttori che mantengono alto il nome dell’Amarone, ben consapevoli che non siamo gli unici a fare qualità. Proprio per questo, invitiamo anche altri produttori che condividono i nostri obiettivi e le nostre preoccupazioni ad aprire un tavolo di confronto. Siamo anche disponibili al dialogo con il Consorzio, che può iniziare annullando le attuali controversie e intavolando una discussione costruttiva, nel comune interesse per il territorio. Vogliamo anche trovare sinergie con produttori di altri territori, pensiamo al Trentino, all’Oltrepo’ Pavese, uniti dalle medesime difficoltà di interazione con i consorzi per dare voce a livello ministeriale, alle difficoltà di effettiva democrazia nel consorzio”. L’auspicio di chi osserva “da fuori” è che i tempi e le condizioni siano mature per un confronto su alcuni meccanismi complessi che governano le denominazioni della Valpolicella.

Tra i punti su cui riflettere per incrementare la qualità della produzione le Famiglie dell’Amarone d’Arte pongono la differenziazione delle aree vitate “perché pianura e fondovalle non possono essere considerati pari alla collina, in termini di qualità del prodotto e di conseguenza di percentuale di uve da mettere a riposo per produrre Amarone” e l’altro punto riguarda la necessità di inserire l’imbottigliamento in zona, per evitare esportazione di vino sfuso, che comporta l’interruzione del controllo della filiera.
“Siamo preoccupati - ha sottolineato la presidente Tedeschi - per l’operato del Consorzio, che, dal 2009, interviene riducendo la quantità di uva selezionata per la produzione di Amarone dal 65 al 50%, senza distinguere le zone dove l’uva è prodotta. Il presidente Christian Marchesini ha già dichiarato che, se il 2016 sarà una buona annata, saranno necessarie ulteriori e più drastiche riduzioni. Perché mai il piccolo/medio produttore di collina, che è in grado di seguire il prodotto dalla vigna alla cantina, fino alla distribuzione sul mercato, deve rinunciare a produrre Amarone che potenzialmente può vendere interamente in favore di chi ne ha prodotto troppo indistintamente? Egli non vuole assolutamente rinunciare a questa possibilità consentita dal disciplinare e che costituisce il reddito della sua famiglia e di chi collabora con lui! Il problema è che la sua voce non esce all’esterno, perché il voto delle piccole/medie realtà familiari del territorio è schiacciato nel Consorzio dal peso quantitativo delle cantine cooperative che rispondono a logiche commerciali completamente diverse. Siamo contrari ad una commercializzazione massificante, che ha portato a una riduzione dei prezzi e conseguentemente allo svilimento dell’immagine. Siamo invece convinti che non vi può essere produzione di qualità senza innovazione nelle scelte aziendali, agronomiche ed enologiche, che richiedono costanti investimenti di lungo, se non lunghissimo, ritorno economico. Per questo crediamo che un prodotto di qualità debba anche prevedere una corretta remunerazione per il vignaiolo e per questo la guerra sul prezzo al ribasso è deleteria tanto per il singolo, quanto per la Denominazione tutta. L’Amarone è e deve rimanere un vino icona della Valpolicella, del Veneto e dell’Italia”.

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