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VINO E POLITICA

Donald Trump torna presidente Usa. Ed (anche) il mondo del vino si interroga sul futuro

Tra la paura di nuovi dazi già promessi (ma dai quali in passato il vino italiano si è salvato) alla promessa della nuova “età dell’oro per l’America”

“Sono il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Fermeremo le guerre. Sarà l’età dell’oro dell’America”. Così Donald Trump, che ha stravinto le elezioni in Usa per i Repubblicani, e che, nelle prossime settimane, tornerà alla Casa Bianca. Un’elezione che, ovviamente, avrà le sue ripercussioni in mille campi e lungo tanti assi internazionali, a cui tutto il mondo guarda. Ed a cui guarda, con la sua peculiare ottica, il vino italiano. Che tutto sommato, ha fatto bene nella prima presidenza Trump, con le bottiglie tricolore “salve” dai dazi imposti alle produzioni europee e francesi in particolare, al 25%, nella annosa disputa tra Airbus e Boeing.
Dazi, per altro, imposti su tanti altri prodotti del made in Italy agroalimentare, e mai tolti formalmente, ma soltanto “congelati” fino al 2026 nelle trattative tra l’Unione Europea a guida Von Der Lyen, e gli Usa a guida Biden. Che Donald Trump (la cui famiglia è anche produttrice di vino con la Trump Winery, in Virginia, gestita dal figlio Eric, ndr) abbia già minacciato nuovi dazi, tra il 10% ed il 20%, su molti prodotti europei e non solo, per proteggere la produzione industriale americana, è un dato di fatto. Che questa promessa si trasformi in realtà, è da vedere, ma è tutt’altro che improbabile.
E chissà che, nell’incertezza del futuro, non si assista ad una corsa degli ordini da parte degli importatori, in questi ultimi mesi dell’anno (nonostante un mercato enoico non certo brillante) per anticipare eventuali problemi con costi del vino più alti (difficilissimi, oggi, da scaricare sul mercato), come già successo in passato, in una prospettiva che, come abbiamo scritto qui, preoccupa non poco gli operatori).
Nel primo mandato di Trump, durato dal 20 gennaio 2017 al 20 gennaio 2021, le importazioni di vino italiano in Usa (dati Istat) hanno toccato i 1,4 miliardi di euro nel 2017, per poi salire a 1,46 nel 2018, a 1,53 nel 2019, scendere a 1,45 nel 2020, con il peso del Covid sulle spalle, per poi riesplodere e superare 1,7 miliardi di euro a fine 2021, primo anno di presidenza Biden, ma anche anno in cui il mondo ha iniziato ad uscire della pandemia. Poi, anche a causa dell’inflazione, i valori sono cresciuti ancora, a 1,85 miliardi di euro nel 2022, per poi riassestarsi a 1,76 nel 2023 con il vino italiano che, nel 2024, punta ad un nuovo record, con un +7% nei primi 7 mesi dell’anno.

Ma dal 2025, poi, si aprirà una nuova pagina, in uno scenario mondiale in subbuglio ed in continuo mutamento, con gli Usa di Trump che vogliono ritrovare una centralità in parte persa, soprattutto nei confronti della Cina. Uno scenario tutto da decifrare ed immaginare, ad ogni livello. Ed anche per il vino italiano, per il quale il mercato degli Stati Uniti è, semplicemente, indispensabile e vitale.

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