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VERSO LA VENDEMMIA

Dopo Sicilia, Franciacorta e Trentodoc (da Ferrari), la raccolta entra nel vivo

Confagricoltura: preoccupa la carenza di manodopera, poco utilizzati gli incentivi alla distillazione, segnali positivi dalle località turistiche
CONFAGRICLTURA, FERRARI, HORECA, MANODOPERA, TRENTODOC, TURISMO, VENDEMMIA, VENDITE, Italia
Cadono i primi grappoli anche da Ferrari

Ferragosto, spartiacque dell’estate e delle vacanze italiane, è alle spalle, e la vendemmia entra nel vivo: dopo la Sicilia (a Menfi, in Settesoli) e in diverse cantine la Franciacorta, le prime regioni a staccare i grappoli, oggi è il turno del Trentodoc, con le operazioni che prendono il via dai filari della griffe Ferrari, dove la 2020 “si presenta come un’annata dalle ottime potenzialità”, come spiega Marcello Lunelli, vice presidente del gruppo Lunelli e responsabile tecnico di Cantine Ferrari. “Se l’andamento climatico del primo semestre ha anticipato la crescita vegetativa della vite, in luglio ha, invece, differenziato la maturazione dello Chardonnay a seconda dell’altitudine, facendo prevedere una vendemmia ben distribuita nel tempo”, conclude Marcello Lunelli.
In settimana, poi, la vendemmia entrerà nel vivo anche in altre zone d’Italia, con le operazioni che in alcune Regioni si preannunciano difficili, a causa della carenza di manodopera: l’emergenza sanitaria, infatti, incide sull’arrivo degli addetti dall’estero, in particolare dalla Romania. Come sottolinea Confagricoltura, i lavoratori stagionali coinvolti nel comparto vitivinicolo sono 180.000 e rappresentano il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Per la quarantena imposta a chi arriva dalla Romania e dalla Bulgaria, molte aziende vitivinicole, in prevalenza del Nord Italia, che ricorrono da tempo agli operai dell’Est Europa, si trovano in difficoltà. E raramente, per le caratteristiche dei vigneti, riescono a sopperire con la vendemmia meccanica, come avviene più spesso nel Centro e Sud Italia. A questa carenza di manodopera si aggiungono le difficoltà per la mancanza di strumenti legislativi snelli per le assunzioni brevi, più volte sollecitati dagli imprenditori agricoli.
Il settore, intanto, fa i conti con le giacenze: al 29 luglio, la cantina Italia aveva 42 milioni di ettolitri di vino, il 4,8% in più di vini Dop sul 2019 e il 5,2% in meno di vini entry level (fonte: Icqrf). Questo perché la grande distribuzione ha sempre continuato a funzionare, anche durante il lockdown, mentre il canale Horeca, dove vengono consumati più vini a denominazione, si è fermato. In assoluto, le giacenze sono in aumento dell’1,8% sul 31 luglio 2019.
“Un aumento generale limitato, ma che fa riflettere - commenta il presidente Confagricoltura Federazione Vino, Federico Castellucci - anche in merito agli incentivi alla distillazione, poco utilizzati in Italia e prevalentemente in Puglia e nelle Marche. Probabilmente la misura, benché suggerita da buoni propositi, non è stata abbastanza accattivante per i produttori italiani, che hanno preferito non utilizzarla, affidandosi alla lenta ripresa del mercato per smaltire le giacenze”.
E proprio sul fronte mercato, “i primi segnali positivi - continua Castellucci - si vedono nelle città turistiche e balneari, dove in questo periodo di vacanza i viaggiatori, soprattutto italiani, stanno ricominciando a consumare. Soffrono tuttavia le grandi città: Milano e Roma, ad esempio, non hanno avuto l’afflusso turistico degli anni scorsi, pertanto le piazze sono ferme”. Infine, ricorda Confagricoltura, il peso del canale Horeca, che assorbe il 55% del valore del comparto vino, che in Italia, nel 2019, era di 13 miliardi di euro. “Qualche incoraggiamento - conclude il presidente Confagricoltura Federazione Vino - l’abbiamo dall’e-commerce, in crescita di quasi il 150%, ma si tratta di valori ancora molto esigui”.

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