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Due nuovi tre stelle e uno stellato ... italiano: ecco la “Guida Michelin Francia” 2022

La rossa premia la resilienza della ristorazione francese nei due anni di pandemia. I nuovi due stelle sono 6, ben 41 le new entry stellate

41 nuovi stellati, tra cui spicca “Il Carpaccio” de Le Royal Monceau, a Parigi, guidato dalla coppia tutta italiana Alessandra Del Favero-Oliver Piras (in partnership con il Tre Stelledi casa nostra “Da Vittorio” della famiglia Cerea), sei nuovi ristoranti a due stelle e due new entry tra i tre stelle, il “Villa Madie” a Cassis, di Dimitri e Marielle Droisneau, dove la cucina delle radici di chef Droisneau incontra il Mediterraneo, e il “Plénitude” guidato dallo chef Arnaud Donckele allo Cheval Blanc di Parigi, Palazzo Art Déco diventato simbolo dell’accoglienza della capitale sulle sponde della Senna. L’attesa è stata più lunga del solito, perché la recrudescenza della pandemia ha rallentato non poco il lavoro degli ispettori, ma ieri, a Cognac (per la prima volta lontano da Parigi, ndr), si è finalmente alzato il sipario sulla “Guida Michelin Francia” 2022, che celebra, non a caso, la resilienza della ristorazione d’Oltralpe capace di superare le tante difficoltà incontrate negli ultimi due anni, ponendo l’accento sui ristoranti minimalisti e sostenibili.

Tornando alle stelle, per Cheval Blanc, Premier Grand Cru Classé di Bordeaux di proprietà del gruppo Lvmh, “Plénitude” è il terzo tre stelle, dopo il “La Vague d’Or” allo Cheval Blanc di Saint Tropez, sempre guidato da chef Arnaud Donckele, e al “1947” di Courchevel, nella Savoia, griffato Yannick Alleno. Venendo ai nuovi due stelle, sono tre i locali a Parigi: il “Palais Royal Restaurant”, nella cornice idilliaca dei giardini del Palais Royal, dove ai fornelli c’è la creatività dello chef greco Philip Chronopoulos; il “Table - Bruno Verjus”, che prende il nome dal carismatico chef da 8 anni nel 12éme arrondissement; “L’Oiseau Blanc”, che raddoppia la prima stella presa solo nel 2020 grazie alla cucina di David Bizet e all’arte dolciaria di Anne Coruble. A Monaco troviamo quindi “Le Blue Bay”, con la cucina delle Antille di Marcel Ravin; a Nîmes il “Duende” al Maison Albar Hotels - L’Imperator, con il menu di Pierre Gagnaire che ammicca al Mediterraneo, dalla Camargue alla Catalunya; a Bommes, il “Lalique” di chef Jérôme Schilling, cresciuto nelle cucine di mostri sacri come Guy Lassausaie, Joël Robuchon, Thierry Marx, porta l’alta cucina (e una carta da 2.500 referenze), a Château Lafaurie-Peyraguey, 1er grand cru classé di Sauternes.

Infine, i nuovi stellati, ben 41, di cui 12 a Parigi: “Granite”, “Auberge Nicolas Flamel”, “Ogata”, “AT”, “Contraste”, “Il Carpaccio”, “Jean Imbert au Plaza Athénée”, “FIEF”, “Bellefeuille - Saint James Paris”, “Don Juan II”, “Substance” e “Sushi Shunei”. Lontano dalla capitale troviamo invece “Le Gavrinis” (Baden), “Restaurant Hostellerie Cèdre & Spa” (Beaune), “L’Alter-Native” (Béziers), “La Rotonde - Hôtel du Palais” (Biarritz), “La Table d’Asten (Binic), “Auberge du Vert Mont” (Boeschepe), “La Bastide de Capelongue” (Bonnieux), “Maison Nouvelle” (Bordeaux), “L’Embrun” (Brest), “Château de Beaulieu - Chistophe Dufossé” (Busnes) “Le Favori - Les Sources de Cheverny” (Cheverny), “Ekaitza” (Ciboure), “Sylvestre Wahid - Les Grandes Alpes” (Courchevel), “Origine” (Dijon), “Le 1862 - Les Glycines” (Les Eyzies-de-Tayac), “Le 1825 - La Table gastronomique” (Gesté), “Le Kléber - La Maison Bonnet” (Grane), “Sources” (Lorient), “Une Table au Sud” (Marseille), “Jardin des Sens” (Montpellier), “La Dame de Pic - Le 1920” (Megève), “La Maison dans le Parc” (Nancy), “Hélène Darroze à Villa La Coste” (Le Puy-Sainte-Réparade), “Ceto” (Roquebrune-Cap-Martin), “Les Belles Perdrix de Troplong Mondot” (Saint-Émilion), “Ronan Kervarrec - Le Saison” (Saint-Grégoire), “La Chabotterie” (Montréverd), “La Tête en l’Air” (Vannes) e “Le Grand Contrôle” (Versailles).

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